Una stretta di mano.
Da quanto Ermal non sentiva più quel tocco così semplice e spensierato? Neanche da mai in realtà, il suo essere innamorato e legato veniva scritto solo su fogli e scarabocchi solo con i propri occhi e cuore. Una relazione? Un ragazzo senza dimora e fortuna per il futuro non era il genere preferibile per conoscenze o amore. Lui preferiva tenere nascoste certe emozioni per una persona e cantarle nei marciapiedi e locali o tenere strette al proprio petto e pensarci di tanto in tanto ma non dichiararle od aprirle a tutti. Non era un ragazzo dal facile sentimento, se lo diceva e ripeteva spesso che non era fatto per le complicazioni di questo tipo. Non tanto per il carattere od altre ipotesi, ognuno di noi è capace di amare, donare o aprirsi all'amore, più che altro lui non voleva illudersi, affezionarsi o rimanere fino all'ultimo respiro in pena per la persona per la quale si fosse innamorato un giorno, ferendola, dicendogli che la sua vita breve ma che gli regalava la sua unica passione la musica era lì al suo fianco come áncora; ma chi avrebbe mai ascoltato queste parole? Chi avrebbe mai avuto il coraggio di apprezzarlo per quello comportava il proprio IO e la sua malattia che gli scorreva nel corpo come l'acqua di un fiume in corrente?
Ecco che il corso degli anni lo portò ad aggiungere al proprio tassello di cuore un ragazzo – un vagabondo come lui – un artista, un cantante che aveva dimostrato sin da subito una certa lealtà nei suoi confronti e quest uomo, capelli neri pece, con occhi di calamita che gli trasmettevano sicurezza e parole secche rauche e con toni sussurrate gli diede la conferma che, sì, era possibile per il proprio cuore innamorarsi.... cambiando tutto, cambiando le regole di gioco, di partita ed ogni cosa. Una sensazione che, nel buio in cui era, Ermal sentiva la luce di fronte a sé ed era Fabrizio anche se di certo quel ragazzo non avrebbe mai pensato a lui al diverso modo di amico o sconosciuto incontrato per caso, questo no. Illudersi, come dicevo, non era la riflessione dell'aver paura di rimanere solo o nel lasciarsi andare cancellando ogni cosa prima dell'ultima lancetta scattata e dell'ultimo ed unico desiderio di vita. Perché sì, il riccio fuori pretendeva di non aver paura ma dentro sé un vulcano era pronto ad esplodere ed eruttare ogni angolo di buio, timore e grido. Urlare, urlare e non essere compreso o visto da nessuno se non dal proprio e piccolo appartamento di fortuna, dolore e suoni silenziosi attorno a lui rendendosi poi conto che alla fine, anche se innamorato, l'amore lo uccideva più della propria malattia per quando si ripeteva che sì, stare soli faceva male, gli toglieva quel respiro che di solito gli permetteva di resistere e mandare giù ogni dolore nonostante tutto. Salvarsi? Non era più in tempo, non c'era possibilità per lui e tutto ciò sembrava un intero sbagliare.Ed ora con quella mano stretta alla sua, calda e salda, che riscaldava anche il più piccolo gelo del proprio corpo Ermal sentì il dovere di irrigidirsi ed esprimere il suo stupore con occhi sgranati ed intrisi di shock ricambiato da Fabrizio che ora nel notare il suo sguardo sconvolto e curioso inclinò di poco il viso nel chiedergli "Tutto bene?" non accorgendosi forse nel mentre anche l'altro deglutì nel rimanere fermo in attesa di un qualche tipo di distacco.
L'altro non si era accorto o forse era sincero di quel gesto impulsivo e non organizzato? Dovette puntare i propri occhi col respiro trattenuto alle loro mani insieme quando il moro se ne accorse e ripresosi distanziò quel contatto ora freddo sotto ai propri polpastrelli.
"Scusa." mugugnò Fabrizio nel riprendere colore dall'imbarazzo nel dare un'occhiata attorno con un leggero colpo di tosse a quel vento che ora gli solleticava le guance ed il viso.
"Non-.. fa niente." Ermal distolse lo sguardo stringendo fra le mani il proprio foglio nervoso non cercando gli occhi dell'altro e non azzardando a dire..."Non farlo, non permettere che mi distrugga per te.".
Non lo disse però.
Rimasero lì, fissi nell'osservare quel posto che ora era magnifico con tutti i propri colori autunnali e che diede un tocco in più di novità di bellezza col sole di poco visibile ed investito di nuvole.
Ermal si rese conto di quanto fosse bella quella veduta ma forse da più vicino avrebbe avuto un altro effetto.
"Forse è il caso di avvicinarci." disse il moro ad un tratto risvegliando il riccio dai suoi pensieri distaccati riprendendo i propri passi con un invito rivolto a lui come se quello appena accaduto fosse stato solo un gesto e nient'altro.
"Da qui si vede poco." aggiunse sempre Fabrizio camminando con le mani fra le tasche e teso riguardo il suo gesto non dettato nel ripensarci e si volse tenendo d'occhio se l'altro lo stesse seguendo o se per un momento gli fosse sfuggito via come un passero spaventato.
<< Smettila >> si disse, perso ai pensieri il moro.
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Dicembre || Ermal x Fabrizio
Fanfiction[autrice effettiva è @stellecadenti_ ] Ermal ama la propria musica. Scrive e compone per migliorare un futuro incerto, quando poi, riappare un ragazzo che lo aiuterà fino alla fine.