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I ALLYSON'S POV I

Presi il cappotto dall'appendiabiti e lo infilai rapidamente, cercando di scaldarmi.

Indossavo una gonna di pelle nera aderente abbastanza corta e una bralette dello stesso colore con degli stivali in camoscio neri che mi arrivavano oltre il ginocchio e mi slanciavano di qualche centimetro grazie al tacco che possedevano.

Con il cappotto addosso, l'unica cosa che si vedeva del mio outfit era lo stivale alto e una fascia di pelle abbronzata grazie alla giornata di mare che Noah mi aveva fatto fare recentemente per farmi riprendere completamente dalla tristezza che mi ero portata dietro a causa dell'influenza.

Uscii dalla mia stanza e raggiunsi il salotto, afferrando il telefono in carica e richiamando Eva quando mi accorsi del messaggio in segreteria. «Che succede?» chiesi quando si decise a rispondermi.

«Problemi, come sempre.» iniziai a controllare che avessi chiuso tutto dato che Noah era uscito a cena con Jane, che non sembrava passare un bel periodo. Eppure dal messaggio che mi aveva mandato, sembrava averla convinta a venire con tutti noi a ballare al Devil's Tail.

«Dimmi tutto.» chiusi la porta a chiave e raggiunsi la mia auto, parcheggiata lungo il vialetto deserto. Era troppo tardi per vedere anche solo qualcuno fare un giro tra i quartieri per una passeggiata serale; il mio orologio segnava la mezzanotte passata.

«Alayna.» alzai gli occhi al cielo, inserendomi in macchina e sistemando il telefono nel portaoggetti. «Abbiamo nuovamente litigato.» mi morsi un labbro, cercando di non intervenire per far parlare liberamente Eva della situazione.

Non stavamo passando un buon momento, forse eravamo sulla strada per lasciarci demolire dalle problematiche che stavamo affrontando da diverso tempo. E né io né Eva la stavamo passando bene, anzi...

«Che ti ha detto?» tentai, quando il silenzio caratterizzò i minuti in cui mi immisi in strada.

«Tante cose.» presi un respiro profondo. «Ho provato a spiegarle che forse era meglio lasciar perdere, vuoi sapere cosa mi ha detto?» ero preoccupata: Eva era una persona fragile, che temeva lo scontro con le persone a cui voleva bene. «Che dovevo smetterla di farmi i cazzi suoi, che la vita è la sua e che io non devo impicciarmi. E altre cose, per la maggior parte pessime.» mi fermai al semaforo.

«E ora come stai?» le chiesi, cambiando marcia per ripartire subito dopo.

«Non bene, ma verrò lo stesso stasera. Voglio rivedere Theo.» sorrisi, ripensando al biondino dalla lingua biforcuta. «Non penso comunque che lei verrà, è scomparsa dopo che stamattina abbiamo litigato.»

«Noah sa qualcosa della sua fuga?» quale modo peggiore per informarlo c'era se a farlo non fossi stata io? E poi Noah era uno istintivo e sapevamo tutti che Alayna sarebbe tornata, come se nulla fosse successo, dopo aver smaltito la rabbia repressa. 

«Non penso. Non ho parlato con Logan, era fuori a cena con i suoi colleghi.» annuii, cercando nel frattempo un parcheggio per la mia auto davanti al locale. «Comunque ti ho vista, sono qui davanti.» risposi a monosillabi prima di chiudere la chiamata ed effettuare un parcheggio eccellente.

Scesi, appoggiando il giacchetto contro il sedile, e chiudendo la macchina con un rapido clic. Quando raggiunsi Eva, la conversazione continuò ma non arrivammo comunque a nessuna soluzione se non quella di parlare chiaramente con Alayna una volta per tutte.

«Sì, falla passare.» sorrisi al buttafuori, ringraziandolo per il favore. Sicuramente Noah aveva deciso di informarlo della nostra serata per farci passare senza sprecare troppo tempo. «Sì, tavolo cinque. In fondo alla sala.» borbottò alla ricetrasmittente una volta averci fatto passare.

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