Lo vidi da lontano, appoggiato – come era sempre suo solito fare – contro una delle pareti dell'aeroporto. Lì, proprio agli arrivi dei passeggeri.
Indossava un pantalone della tuta nero completamente neutrale, il cappuccio della felpa a tinta unita bianca copriva il cappello con la visiera nero. I suoi occhi scuri erano coperti dai suoi soliti occhiali da sole, le sue mani sprofondate dentro le tasche, ma le fossette che uscirono quando mi sorrise erano ben in vista.
«Ciao.» mi avvicinai a lui, trascinando con me la valigia che mi ero portata dietro per il mese di lavoro che avevo dovuto portare a termine, e gli circondai subito il collo con le mie esili braccia quando arrivai di fronte a lui.
«Finalmente bambolina.» sussurrò lui al mio orecchio, avvolgendomi le sue braccia forti e muscolose attorno alla vita e appoggiando il mento sulla mia testa con fare protettivo.
«Facciamo passi avanti Mancini. Hai ammesso implicitamente che ti sono mancata.» lo derisi, stringendo tra le mie mani infreddolite il tessuto della sua felpa. In particolar modo quando lo sentii allentare la presa su di me. «Anche se lo sanno tutti che non puoi stare senza di me.» presi subito a spupazzarlo di baci appena ne ebbi l'occasione.
«Attenta a cosa dici, non mi ci vuole molto a spedirti nel primo aereo a disposizione.» alzai gli occhi al cielo e purtroppo mi ritrovai ad allontanarmi il giusto che serviva per guardarlo in faccia.
Era così bello, pure sotto copertura.
«Sei un po' permalo...» non feci in tempo a finire che le sue labbra incontrarono le mie, lasciando che quel bacio rimanesse soltanto dolce e gentile. Senza altri scopi, solo la voglia di sentirsi dopo un mese di lontananza. «Mi sei mancato anche tu.» sibilai tra un bacio a stampo e l'altro, sotto lo sguardo curioso del signore accanto a noi.
«Andiamo, dai.» Noah mi sfilò prontamente di dosso lo zaino, prima che potessi accorgermene, e quando feci per riprenderlo mi zittì con l'ennesimo bacio a stampo. Poi avvolse le mie spalle con il suo braccio sinistro. «Drew non vede l'ora di rivederti, voleva venire qui con me.»
«Potevi portarlo.» lo ripresi, afferrando il manico della valigia e incamminandomi verso l'uscita dell'aeroporto insieme a Noah. «E non dirmi che l'hai lasciato a casa da solo. O peggio, con suo padre.» gli puntai l'indice contro in fare di avvertimento.
«No, è con Wil. Ma anche se fosse da solo a casa, non è più un bambino.» alzai le sopracciglia, inchinando il capo verso il basso e continuando a guardarlo negli occhi. «Okay, forse non è proprio così maturo ma è in grado di stare da solo per qualche ora.»
Gli diedi una piccola spinta contro la nuca, che lo fece scoppiare a ridere. «Non hai le forze per fare queste cose.» decisi di ignorarlo, per il bene di entrambi.
«Bounty?»
«Da tua nonna, che si è offerta di tenerlo dato che oggi c'è stata la partita.» annuii comprensiva e orgogliosa di quanto mia nonna, al contrario di mia madre, ci stesse supportando e aiutando. «Speriamo di non incontrare traffico, siamo già in ritardo per la conferenza stampa.»
«Non me l'avevi detto che era subito dopo la partita, di solito è più tardi.» borbottai, attraversando le porte scorrevoli dell'aeroporto. «Potevi andare con la squadra Noah, io avrei preso un taxi. Lo sai.»
In risposta scrollò le spalle, stringendomi le spalle talmente tanto forte da obbligarmi ad avvolgermi su me stessa. Così facendo mi schiacciai contro di lui, e ciò gli permise di lasciarmi un altro bacio a fior di labbra.
«Lo so, ma non lo avrei permesso comunque.» ci fermammo davanti alla sua auto, gli presi il volto fra le mani e schiacciai le mie labbra sulle sue, lasciandogli il potere di continuare.
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Per Sempre Tuo
ChickLitIN FASE DI SCRITTURA Diventare un automa non era mai stato il suo sogno, ma a volte non sempre le cose vanno come ce le aspettiamo e questo Noah Mancini lo sapeva bene. Lasciandola, si era perso. Era caduto di nuovo nella trappola del lupo e si era...