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Camminavo come se avessi preso le sembianze di un bradipo. E per cosa fondamentalmente?

Ovviamente per infastidire il mio 'amabile' compagno Aiden Miller che aveva deciso di portare me a vedere la famosa partita di baseball per cui aveva preso i biglietti mesi prima.

E questo solo per colpa di Alayna. Perché tutto d'un tratto le era sembrato giusto mollarlo.

Cioè... non dico che non fosse una palla al piede e che fosse un fosso tanto grande che sarebbe stato un bene averlo scansato, però lo doveva fare proprio prima della partita di baseball?

E poi per quale assurdo motivo lui aveva invitato me quando i suoi vecchi compagni di scuola, che io sapessi, non avevano fatto poi molta strada per intraprendere le loro carriere. Forse anche loro lo trovavano una palla al piede grande quanto un miraggio nel deserto.

E mi chiedevo, a quel punto, come mi fosse passato per la testa quando mi ero detta che sarebbe andato tutto bene durante quel pomeriggio.

Era ovvio che nulla, se lui mi stava vicino, sarebbe mai andato bene!

Eppure ero lì, a camminare il più lentamente possibile, dietro le sue spalle muscolose avvolte in una t-shirt verde militare che non si poteva dire che non lo rendesse almeno in parte un bel ragazzo.

Perché che fossimo in lotta da una vita sì, ma che fosse un figo della Madonna anche. E infondo, per quanto riguardava la bellezza, avevo capito come la mia migliore amica fosse riuscita a rimanergli accanto per così tanti anni. Ma in quanto a carattere...

Gli diedi una schiaffa contro il bicipite per catturare la sua attenzione quando aumentò l'andatura, iniziando a creare un enorme distacco tra i nostri corpi.

«Vammi a prendere un frullato caro.» lo sorpassai, osservando attorno a noi la calca di gente che cercava il posto a loro assegnato.

«Non sono un tuo schiavo, nemmeno mi passa nell'anticamera del cervello di ascoltarti.» sorrisi, infilando il telefono all'interno della tasca dei jeans.

«Peccato che invece sia il mio primo desiderio quando vedo quella tua faccia da schiaffi.» poi mi girai, interrompendo la mia camminata, e gli afferrai dalle mani i due biglietti per vedere in quali posti dovessimo andare.

«Senti ragazzina, non ti ho invitato per sentir la tua voce petulante insultarmi ogni quattro secondi.» scrollai le spalle e cercai le indicazioni dello stadio.

«E allora perché lo hai fatto?» chiesi, per la prima volta in sua presenza, seria. «No perché me lo sto domandando da un po' di tempo.» lo sentii sbuffare, ma non continuai a stressarlo nonostante la voglia fosse abbastanza da farlo uscire immediatamente dall'edificio e lasciarmi da sola.

Non avrei mai sopportato Aiden Miller, ma non ero così crudele da farlo andare via dato che mi aveva pagato pure il biglietto della partita dell'anno di baseball.

Quando individuai il corridoio che avrebbe portato direttamente ai nostri posti, sfortunatamente vicini, lo fermai per il gomito e lo trascinai dietro di me. «Mi andrai a prendere il frullato quando ci saremo seduti.» tirò il braccio, facendomi bloccare di colpo.

Ma invece di insultarlo, lo ignorai beatamente. Ringraziarlo perché non mi avesse fatto andare contro un signore con due bibite nelle mani sarebbe stato troppo, anche per l'arcangelo Gabriele.

Sfilai lungo la scalinata, accorgendomi degli sguardi di alcuni ragazzi che si voltarono verso di me, e mi imbarazzai così tanto che per la prima volta volli il corpo di Aiden a stretto contatto con il mio solo per coprirmi maggiormente.

Prendemmo posto, facendo alzare alcuni signori di almeno quarant'anni, e iniziammo a sistemarci.

Mi portai i capelli biondi dietro le spalle, misi a posto le spalline del top che avevo indossato e l'orlo dei pantaloncini di jeans che mi saliva ogni volta che mi muovevo su quel seggiolino per mettermi il più comoda possibile.

Per Sempre TuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora