I ALLYSON'S POV I
Indossai il vestito bianco che Alay mi aveva fatto comprare recentemente, ma prima di uscire dalla camera mi guardai almeno una ventina di volte allo specchio.
Non avevo più messo vestitini da quando Noah se n'era andato via, non sapevo nemmeno se ci fosse una motivazione, ma avevo smesso semplicemente di fare molte cose da quando lui non era più al mio fianco.
E farlo nuovamente, anche se quello era un comodo abito da sera, mi preoccupava.
Cosa voleva dire? Che avevo superato tutto e tutti gli sbagli erano ormai cancellati? O forse era solo una stupida coincidenza, come il fatto che io avessi chiesto a lui di accompagnarmi e non a qualsiasi altra persona presente a Los Angeles?
Ravvivai la chioma bionda e poi la scostai dalle spalle per coprire la schiena nuda, piegai maggiormente le ciglia nere con l'indice e infine uscii dalla stanza.
Il vestito bianco aveva uno scollo leggero sul petto, ma lasciava completamente la schiena nuda. La gonna vaporosa si inseriva tra le gambe ogni volta che muovevo un passo e i tacchi argentati vertiginosamente alti taccheggiavano contro il pavimento e producevano un rumore abbastanza fastidioso.
Perché la casa era avvolta in un completo silenzio?
«Noah?» urlai dal salotto, agguantando la pochette e il pacco di sigarette per stemperare la tensione.
Non mi rispose, così varcai la soglia della vetrata e mi appoggiai alla ringhiera mentre aspiravo la nicotina della mia Winston.
Guardavo le macchine sotto il nostro appartamento scorrere lungo la strada principale della città e impuzzolire tutta la via con i gas di scarico, i bambini correre liberi nel parco e le mamme gridare di fare attenzione ai loro pargoletti.
Sorrisi, poi spensi la cicca contro il ferro e la gettai nel recipiente vuoto dei fiori.
«Hai iniziato a fumare?» saltai letteralmente in aria per lo spavento e mi sistemai la scollatura prima di raddrizzarmi.
«No.» spalancai la vetrata ed entrai in casa, cercando gli ultimi accessori ed evitando di guardarlo. «È una brutta abitudine che ho preso, fumo quando sono in ansia.» feci scorrere le labbra l'una sull'altra per stendere meglio il rossetto.
«E le cene di lavoro ti mettono in ansia?» no, non era quello.
Era lui, il fatto di doverlo poi presentare a tutti i miei colleghi. Come avrei dovuto farlo? Insomma, non stavo comunque commettendo un reato però come avrei dovuto definirlo? Non ci avevo davvero pensato quando glielo avevo proposto, forse speravo in un suo rifiuto.
E invece...
«A volte.» lasciò ricadere il discorso e mi fece cenno di seguirlo fuori casa per prendere posto all'interno della macchina di lusso che si era fatto portare da chissà chi qualche ora prima. «È tua?» aprii con delicatezza lo sportello e mi infilai dentro.
«Di mio padre, ma non la usa.» annuii e lo guardai entrare. La giacca copriva la camicia bianca, che fasciava meravigliosamente i suoi muscoli, e i pantaloni gli ricadevano morbidi lungo le gambe toniche.
Era uno spettacolo!
Indossò gli occhiali da sole, poi fece partire il motore e si immise nella Statale. Il viaggio fu abbastanza lungo, la destinazione era tra Malibu e Los Angeles, ma non mi aspettavo che fosse così piacevole.
Parlammo dei nuovi cantanti emergenti, di quelli che avevano colpito la nostra attenzione e poi passammo ai film. Mi consigliò un horror che, ovviamente, non avrei mai guardato ma non glielo feci sapere. Io al contrario lo obbligai a farsi la maratona di un cartone animato che adoravo.
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Per Sempre Tuo
ChickLitIN FASE DI SCRITTURA Diventare un automa non era mai stato il suo sogno, ma a volte non sempre le cose vanno come ce le aspettiamo e questo Noah Mancini lo sapeva bene. Lasciandola, si era perso. Era caduto di nuovo nella trappola del lupo e si era...