21.

131 2 1
                                    

I ALLYSON'S POV  I

Seduta sulla scrivania del mio ufficio con una marea di fogli da compilare, documenti da stampare e dettagli da sistemare l'unica cosa a cui pensavo era il bacio sotto il quasi temporale con Noah.

E la cosa non andava bene.

Puntai il mio sguardo sul bicchiere di cappuccino vuoto sul bordo della mia scrivania - più propenso a cadere a terra che a restare dov'era - poi lo spostai sul plico di fogli accanto a me e alla fine sospirai in modo affranto. Dovevo lavorare e dimenticarmi di Noah, almeno per qualche ora.

Per questo motivo mi misi giù e cercai di concentrarmi il più a lungo possibile, e fu difficile ma almeno ci riuscii.

Quando Miguel bussò alla mia porta e comparì sulla soglia con un sorrisone e il tesserino, solitamente appeso al collo, in mano capii cosa volesse fare. «Ci stai per un pranzo con i colleghi?» mi leccai le labbra, abbandonandomi contro lo schienale della mia poltrona.

«Ora?» odiai il fatto che mi avesse interrotto proprio nel momento in cui ero riuscita a staccare la testa dai problemi personali, ma odiai ancora di più il fatto che non avevo voglia di andare a mangiare con i colleghi.

Volevo vederlo. E la sensazione era devastante.

«Pensavamo di andare dal cinese qui vicino, ci stai?» guardai l'ora sul display del computer davanti a me. Probabilmente era con la sua squadra, non potevo di certo infastidirlo.

«Arrivo, dammi cinque minuti per finire di compilare un documento.» mandai in stampa il foglio, poi finii di compilarlo con i vari dati e aggiunsi un post it  per ricordarmi di telefonare il wedding planner.

Quando raggiunsi i miei colleghi fuori dal grande palazzo, mi sorpresi di trovare anche la ragazza dell'ufficio cinque. Chi l'aveva mai vista ai pranzi tra colleghi!

Decidemmo di andare a piedi data la poca lontananza dal posto di lavoro, ma me ne pentii subito quando questa iniziò a fare complimenti eccessivi verso qualcuno che io conoscevo fin troppo bene. 

E tutto era partito dalla foto in copertina di un giornale, vista nell'edicola lungo la strada.

«È così sexy quell'uomo.» lei era sicuramente più grande di me e forse anche di lui, non lo sapevo con esattezza.

«Non credi che sia troppo piccolo per te?» Miguel mi lanciò uno sguardo di avviso. Non dovevo fare casini, capito.

«Sì beh, ha solo cinque anni in meno.» mandai giù il groppo di saliva bloccato nella gola. «Miguel, tu che segui il football...» il mio segretario si schiarì la voce, preoccupato per quello che gli avrebbe chiesto. «Non è che mi potresti trovare un biglietto in prima fila per la sua prossima partita?»

«Non penso che possa notarti comunque.» la tirocinante del mio ufficio mi lanciò uno sguardo di sorpresa, sottigliando gli occhi e scuotendo la testa con poca enfasi.

«Che intendi dire?» la trentenne a qualche passo da me si voltò con un sopracciglio arcuato dalla confusione e io scrollai le spalle. Dire che ci avevo limonato proprio il giorno prima non era l'opzione migliore, ma potevo comunque inventare una scusa.

«Che, giocando, non penso possa dare peso alle persone nel pubblico. Che siano in prima fila o meno.» Mig tirò un sospiro di sollievo al mio fianco, ma fu anche soddisfatto dalla mia risposta.

«Probabile, sì.» finalmente avevo iniziato a vedere l'insegna del locale cinese. «Anche se lui non mi darà peso, io invece potrei guardarlo ad una distanza ravvicinata. Non sarebbe male comunque.» sentivo un pizzicore all'altezza dello stomaco.

Per Sempre TuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora