34.

126 1 1
                                    

Sentivo il vento urtarmi contro, i capelli biondi – inizialmente legati in un'orrenda crocchia senza elastici – completamente all'aria, la maglietta che mi ero ritrovata in valigia e che non sapevo nemmeno di chi fosse appiccicata al mio petto come una seconda pelle.

Stavo da Dio!

Strinsi la presa sulle redini e ignorai il ragazzo al mio fianco che evitava di guardarsi attorno per la paura.

«Hai fatto incontri di boxe, surf, football e ora hai paura di un innocente cavallo?» urlai per sovrastare il rumore del vento che ci rinfrescava e l'acqua che si infrangeva contro le zampe dei cavalli che cavalcavamo.

«E allora?» strabuzzò gli occhi, stringendo maggiormente la presa sulle redini e facendo così rallentare la velocità del cavallo.

«Sei fenomenale.» feci una carezza veloce al dolce animale che mi stava facendo provare il sapore della libertà. «Se ti rilassassi, capiresti che puoi divertirti anche te.» consigliai, scrollando le spalle e facendo correre Avery – il cavallo che mi avevano dato – lungo la riva del mare.

«Non sono abituato a fidarmi, in tutte le cose che faccio sono io che ho le redini del gioco.» alzai gli occhi al cielo.

«E le hai anche qui Mancini, lui va dove vuoi te.» mi voltai, siccome era rimasto indietro. «Non credo possa succederti nulla, siamo in una distesa desolata. Non c'è nulla che potrebbe andare storto.» frenai il cavallo e mi spostai per aspettarlo.

«Sai... di solito quando una persona dice questa frase, va tutto a rotoli.» sghignazzai, abbassandomi e circondando con le braccia abbronzate la testa di Avery.

Mi sfrecciò davanti. «Come diavolo si ferma questo coso?» sospirai e ritornai a correre, sopra il cavallo.

«Tira leggermente le redini.» venne balzato in avanti, scavalcando la testa del cavallo, e ricadde dove il fondale marino era piuttosto basso.

Preoccupata, avanzai rapidamente verso di lui. Poi mi fermai e scesi, accarezzando di sfuggita il cavallo di Noah e abbassandomi su di lui. Steso, con gli occhi chiusi e le onde del mare che lo avvolgevano. 

Era una visione piuttosto inquietante, tralasciando il fatto che fosse bello anche in quel momento così disastroso.

«Noah...» gli alzai la testa, sorreggendolo con il mio braccio. «Noah, svegliati.» lentamente le sue palpebre si alzarono, un'espressione corrucciata gli incorniciò il volto e la cosa si fece preoccupante.

Mi strinsi al petto il suo corpo, appoggiando la mia mano sulla sua guancia bagnata dall'acqua salata, poi lo spinsi contro la sabbia quando il suo petto si mosse ripetutamente in una risata sguaiata. «Vaffanculo Mancini.» ritornai dal mio cavallo e tornai seduta sulla sella.

Prima che potesse dire qualcosa, virai a destra e partii davanti a lui schizzandolo con l'acqua che Avery sollevò nel ripartire.

Qualche minuto più tardi il cavallo di Noah – e Noah completamente zuppo seduto sopra – ci affiancò in quella distesa di sabbia e acqua. E quel sorrisino mi fece imbestialire ancora di più.

«Andiamo, non te la sarai presa per così poco.» alzai gli occhi al cielo, rifilandogli il dito medio e un broncio. Ricevetti in risposta solamente una risata fastidiosa, che altro non fece che farmi reprimere un sorrisino che nascosi.

Continuammo l'escursione a cavallo per qualche minuto in silenzio, poi mi girai verso di lui.

«Che si fa stasera?» domandai.

«I ragazzi restano in hotel, c'è la serata karaoke e Theo e Wil vogliono fare del loro meglio.» annuii. «Ma io e te dobbiamo andare da una parte.» scossi la testa.

Per Sempre TuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora