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«E io che credevo di non poter mai avere il piacere di incontrarla.»

Mi voltai e ciò che mi trovai di fronte fu un semplice ragazzo, della mia età probabilmente, che si portava un bicchiere di champagne alla bocca e sorrideva soddisfatto.

«Stai parlando con me?» mi guardai attorno, poi puntai il mio sguardo sui lineamenti delicati del giovane. «Scusa, non ti ho sentito. Puoi ripetere?» domandai allora quando mi rispose in modo affermativo.

«Dicevo che è un onore incontrarla.» corrugai la fronte. «Sono mesi che sento dei suoi lavori, dei tanti matrimoni in quella rocca e dei festival.» sorrisi riconoscente. «Ho amato davvero ogni cosa che sia uscita dalla sua testa in merito al lavoro, dico sul serio.»

Nessuno mi aveva mai detto qualcosa di simile, il mio ego si stava gonfiando.

«Beh, ti ringrazio davvero tanto.» mi passò un calice di champagne, poi avvicinò il suo al mio per far tintinnare i due bicchieri. «Ma dammi del tu, mi farai sentire vecchia altrimenti.» sghignazzò, poi si incantò con l'attenzione rivolta alle mie labbra.

Per lui ero io la persona interessante all'interno di quello yacht, incredibile!

«Posso sapere quanti anni?» chiesi per smorzare l'imbarazzo.

«Ventisette, ventotto a fine anno.» curvai un sopracciglio. «Sì, lo so. Sembro più piccolo, colpa della poca altezza.» annuii con un sorrisino in volto. «Ma sai, i miei genitori non godono di chissà quanti piedi di altezza.»

«E cosa fai per essere qua?» il mio tono non era così scontroso come si poteva immaginare, infondo lui non mi aveva fatto nulla di male.

«Mah, il furbo probabilmente.» non stavo capendo. «Mi sono infiltrato, non conoscevo nessuno fino a qualche minuto fa.» rimasi di stucco.

«Quindi... erano delle cazzate tutti quei complimenti?» presto scosse la testa, accorciando le distanze per farsi sentire meglio nonostante la musica in sottofondo.

«In realtà ti conosco davvero, solo che non sono un organizzatore di eventi.» continuavo a non seguirlo. «Mia sorella si è spostata alla rocca un anno fa, la ragazza che ha avuto un attacco di panico prima di scendere nella sala di ricevimento.» mi tornò subito alla mente.

«Sì, ora ricordo. Era davvero molto bella, sono stata io ad aiutarla se non erro.» lui annuì, soddisfatto. «E come mai sei qua se non sei del mestiere?»

«Per te.» abbozzai un sorriso tirato, poi indietreggiai. «Ti ho vista il giorno del matrimonio, quando sono arrivato da mia sorella tu te ne sei andata e non mi hai degnato nemmeno di uno sguardo.» scrollai le spalle in segno di scuse. «Ho provato ad inserirmi in qualsiasi evento tu abbia organizzato, ma non ho mai avuto la possibilità di fermarti.»

«Sì beh, non ho mai un momento libero nemmeno agli eventi.» confessai. «Hai sul serio partecipato a tutti i miei eventi?» lui annuì e un briciolo di ansia mi travolse, facendomi rabbrividire.

Lanciai uno sguardo a Miguel, appoggiato al bancone del piccolo angolo bar, ma non mi stava guardando. Le mie colleghe erano troppo impegnate a setacciare la stanza alla ricerca del mio coinquilino, che tra l'altro era sparito da un paio di minuti, e la tirocinante era impegnata in un ballo raffinato con un vecchietto raggrinzito.

«Oh, ho visto una persona.» mentii. «Ti dispiace se ti lascio qui?» rimase imbambolato per l'ennesima volta a studiarmi, così feci un passo indietro e mi voltai verso l'altra parte della stanza pronta a defilarmi da quella scomoda situazione.

Il mio braccio venne braccato, pensai immediatamente a Noah ma il profumo negava la mia chiara supposizione. Mi stavo sbagliando.

«Non mi sembra qualcuno ti stia aspettando, perché non rimani qui con me?» mi morsi il labbro inferiore, dimenticandomi del rossetto che avevo messo ad inizio serata. «Non sai nemmeno come mi chiamo.» provai a staccarmi dalla sua presa, ma si strinse ancora di più attorno al mio braccio e mi spaventai.

Per Sempre TuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora