La porta d'ingresso si aprì di colpo, facendomi alzare di scatto dal divano senza ricordarmi delle stampelle.
Bounty corse all'ingresso come se già conoscesse questa casa alla perfezione, ma si fermò per ringhiare contro il povero disgraziato.
«Bounty.» urlò Noah dalla cucina, adirato per il rumore.
«Vieni qui dai.» abbassò le orecchie e trotterellò, quasi infastidito dal mio richiamo, verso il divano con fare superiore lasciando entrare l'ospite inaspettato.
Un ragazzino in piena adolescenza entrò nel salotto, buttando a terra lo zainetto nero e sistemandosi i capelli ricciolini che gli ricadevano sulla fronte.
Indossava un jeans nero con le due bretelle che gli ricadevano sulle cosce, la maglietta bianca invece era di due taglie più grandi e gli occhiali da vista coprivano il taglio dell'occhio, identico a quello del fratello.
«Carina la casa, se non fosse per quella palla di pulci.» lo guardai male, in risposta Bounty alzò il muso verso la sua direzione e lo fissò per cinque minuti buoni. «Dov'è mio fratello?» alzai gli occhi al cielo.
«Sì piacere, io sono Allyson Wilson.» gli occhi del ragazzino si affossarono, squadrandomi con fare annoiato.
«Andrew.»
«Perché sei venuto qui?» Noah uscì dalla cucina con uno strofinaccio sulle spalle e le braccia incrociate al petto, fissando suo fratello e quella sua faccia da schiaffi.
«Non sapevo servisse un invito speciale per entrare.» guardai Noah, che in risposta sbuffò contrariato. «Allora, dov'è la mia camera?» corrugai la fronte, aprendo la bocca come un riflesso involontario.
«Che?» urlai dallo sconcerto.
«Perché fai quella faccia? Non mi hai preparato una stanza?» il ragazzino prese lo zaino e iniziò ad esplorare casa mia mentre io e Noah ci guardavamo allibiti.
«Andrew.» persino i vicini probabilmente avevano sentito l'urlo del mio coinquilino, tanto che Bounty si andò a nascondere dietro il muro dell'ingresso per la forza del suo acuto.
«Perché urli? Sono giovane e ci sento ancora bene.» mandai un'occhiataccia al ragazzo che uscì dalla mia camera. «Chi dorme nel divano se ci sono solo due camere?»
«Nessuno dorme nel divano.» risposi infervorita prima di notare il pezzo di stoffa con cui stava giocando Andrew con un sorrisetto furbo in volto. «Metti giù il mio reggiseno ragazzino.» feci qualche passo verso di lui, ma le stampelle non facevano altro che rallentarmi.
Il giovane corse dall'altra parte del mio letto, poi – nel momento in cui lo fulminai – aprì il cassetto del mio armadio e lanciò il mio reggiseno al suo interno come se nulla fosse.
«Dormi tu nel divano per qualche giorno?» Noah venne in mio soccorso e prese per la maglietta il fratello, trascinandolo nuovamente nel salotto con tutta la forza che aveva.
«Ora tu ritorni a casa tua e smetti di farmi tribolare pure le pene dell'inferno.» Andrew si chiuse l'orecchio con il palmo della mano e si spostò malamente dalla presa di Noah, che lo spinse nell'ingresso dove Bounty seguiva la scena con lo sguardo.
«Mi sembra di aver detto per telefono alla tua cara coinquilina che non voglio stare in quella casa.»
«Non m'interessa.» ribadì duro Noah, aprendo il portone d'ingresso e spingendo fuori il fratello minore con il suo zaino tra le mani.
«Oh quindi tu puoi andare via di casa quando vuoi e io invece devo sorbirmi papà per il resto della vita?» richiamai Bounty quando per poco non afferrò il bordo della maglietta di Andrew. «Sai, siamo fratelli. Le cose dovrebbero essere eque per entrambi, non che tu te ne sciacqui le mani e io devo fare il lavoro pesante.»
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Per Sempre Tuo
ChickLitIN FASE DI SCRITTURA Diventare un automa non era mai stato il suo sogno, ma a volte non sempre le cose vanno come ce le aspettiamo e questo Noah Mancini lo sapeva bene. Lasciandola, si era perso. Era caduto di nuovo nella trappola del lupo e si era...