Capitolo 20

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Il giorno dopo.
Erano le 9 del mattino e io ero pronta con il mio vestitino colore rosa chiaro.
Tra poco sarebbe venuto il comandante a prendermi per fare la sorpresa a Edoardo.
"Guaglioncé, sì pront?"
Sentii dalla soglia della cella
"Si comandà" gli risposi
<Ma stai benissimo> mi accennò un sorriso
<Grazie>risposi io arrossendo.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio e ci dirigemmo verso l'uscita del dormitorio e infine quella del carcere.
Arrivai lì e dovetti aspettare una mezz'ora prima di vederlo.
Bello come il sole. Con quell'abito bianco stava benissimo.
Lo vidi da lontano e Appena mi vide fece un sorriso a 360 denti e io ricambiai.
Vidi sua madre seduta in una delle prime file e poi un'altra ragazza incinta, a cui lui dette un bacio in fronte, forse era la sorella.
Lui lesse la sua poesia, con quel sorriso rivolto a me.
Finì la premiazione ma lui non vinse..
C'ero rimasta male.
Così, una volta finita la premiazione, il direttore disse che potevamo spostarci nella Sala centrale.
Stavo per andare quando mi prese la mano
<Ma allor sì venut> mi disse sorridendo
<Eh sì, ma come vedi non ti ho portato fortuna> gli dissi dispiaciuta
<Ma và scem. Non avrei mai vinto io.>
<E pcchè? La tua poesia è la più bella.>
Mi prese la mano e mi portò fuori l'edificio
<Edo dove stiamo andando?>
<Ti facc vrè nà cos pccrè> mi disse, fermandosi davanti una vista meravigliosa.
Mi baciò il collo e continuava senza fermarsi
<Edo ma pensi sempre a quello?> Gli chiesi anche un po'scocciata
<C'agg pensà?> mi disse lui fermandosi e guardandomi.
<Me lo dai sto bacio o no?> Mi chiese.
Lo ignorai.
<Vabbuò. Ora ti dò due alternative: o mi dai un bacio, o io mi butto> mi disse con fare spavaldo.
<Jà non fare lo sbruffone, guarda quanto è alto> gli risposi.
<Vabbuò> mi disse, voltandomi le spalle e iniziandosi a togliere la giacca
Si stava mettendo a petto nudo, ma sapevo che non si sarebbe buttato
Si mise sopra il muretto
Si voltò a guardarmi
<Edoardo, fermo> gli dissi. Mi stava veramente spaventando.
<Bastava solo un bacio> mi disse lui. Gettandosi.
Buttai un grido. Si era buttato
Andai verso il muretto urlando il suo nome e lui non c'era.
Stavo piano piano sentendo gli occhi lucidi.

<Ma allora ci tieni a me> mi disse, rivelandosi e alzandosi dal sotto il muretto.
Prese e mi baciò.
Non mi lasciò via di fuga
Ma ero contenta di stare lì. Con lui.
E soprattutto ero contenta di averlo baciato.
Si staccò dalle mie labbra
<Tu sei tutto pazzo.> Gli dissi
<Però ti piac> disse lui tornando dalla mia parte del muretto e prendendomi la mano.
E aveva ragione.
Mi piace. Mi piace sempre. Mi piace quando fa il dolce, quando mi sorprende, quando fa l'antipatico, quando ha i suoi momenti no ed è insopportabile, quando si rende conto di aver sbagliato e si viene a scusare come un pentito, mi piace quando mi mette al centro dei suoi pensieri e odio quando neanche gli passo per l'anticamera del cervello. Mi piace quando mi disturba, quando mi consola, quando cerca di fare di tutto per vedermi contenta, mi piace quando mi guarda con quegli occhi e mi dà l'impressione che per me si prenderebbe un proiettile in petto. Mi piace quando lo vedo rilassato solo se sta con me e mi piace ancora di più sapere che la causa del suo rilassamento sono io . Mi piace abbracciarlo e sentirmi piccola tra le sue braccia.
Mi piace e basta. Senza un motivo, senza un perché. È entrato nella mia vita dal nulla e non voglio perderlo.

Mentre pensavo a tutto questo tornammo dentro l'edificio e c'era il comandante che mi stava cercando.
Prima di lasciarmi andare mi baciò dinuovo. E fu un bacio passionale.
Mi staccai e tornai dal comandante. L'avrei rivisto la sera a Posillipo.
Mi sarebbe mancato.

Ci Sta Il Mare Fuori. (Mare Fuori.)🌊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora