CAPITOLO 35

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Scesi dal piccolo aereo, seguo in silenzio il gruppo all'interno dell'enorme aeroporto. Una strana ansia sta cominciando a prendere forma dentro di me; dopo averli sentiti bisbigliare alle mie spalle, la sensazione che mi stessero nascondendo qualcosa è diventata una vera e propria certezza.
Comincio già a pentirmi della scelta che ho fatto... forse non sarei dovuta buttarmi così a capofitto in questa avventura...
Sarei dovuta rimanere ad Edimburgo, con Linda! Almeno con lei avrei potuto sempre contare sul fatto di sentirmi al sicuro e a casa; qui invece sono circondata da persone quasi del tutto estranee di cui so poco e niente. E questa sorta di muro di diffidenza e di segretezza che hanno costruito nei miei confronti non rende certo le cose più semplici!


Camminando attraverso un corridoio stretto e lungo, le massicce e alte spalle di Paul mi limitano la visuale, mentre i suoi occhi controllano vigili i ragazzi in fila indiana davanti a sè. Io sono l'ultima e al momento nessuno sembra ricordarsi che ci sono anch'io, perchè la tensione che si respira in questo momento sembra essere appena salita alle stelle ... e la rigidità della schiena del bodyguard ne è la prova.
Il silenzio che ci ha circondati fino a pochi istanti fa sta mutando in un vociare confuso e sempre più vicino di quello che sembrerebbe un gran numero di persone.
Il io cervello mi dice di stare calma e che potrebbe benissimo trattarsi di passeggeri appena scesi da un aereo come noi... ma il mio buonsenso e i brividi che comincio a sentire sulla pelle dicono tutto il contrario.

Tento di sbirciare oltre l'omone che ho davanti e noto Harry infilarsi un paio di Ray-ban dalle lenti nere mentre Louis e Zayn tirano su il cappuccio delle loro felpe per coprirsi il volto. Non siamo ancora alla fine del corridoio e già sento l'isteria della folla farsi sempre più palpabile.

Porto istintivamente le mani dietro la nuca in cerca di un cappuccio inesistente e comincio a maledirmi per non aver pensato a munirmi di un cazzo di cappello, ma non faccio in tempo a pensare a come coprirmi il volto che ci ritroviamo in un grande salone illuminato a giorno, pieno di fotografi che non perdono tempo ad immortalare i ragazzi e fans isteriche che tentano in tutti i modi di farsi largo per riuscire a toccare con mano i propri idoli.
La folla è in realtà molto più vasta di ciò che mi aspettavo e ciascuna di queste sanguisuga sembra porre venti domande al minuto! Domande che nella confusione non riesco a decifrare.
Senza pensarci due volte allungo la mano in avanti e stringo forte la giacca di Paul, aggrappandomici come fosse l'unico salvagente in mezzo ad un mare di squali, mentre con l'altro braccio tento di ripararmi il più possibile il volto.

Cerco in tutti i modi di non rimanere indietro e di non mollare la presa, ma tutta questa gente che mi spintona e mi tocca e mi tira per la giacca rende l'impresa più ardua del previsto! Mi manca l'aria. La confusione è totale e non riesco più a capire dove cazzo mi trovi. Ho paura di alzare lo sguardo. Ho paura di non riuscire a mantenere la presa e di restare qui in mezzo a soffocare.

Stringo gli occhi nel tentativo impossibile di estraniarmi da tutto questo casino e di lasciarmi condurre dall'omone buono Paul verso l'uscita, il quale purtroppo è troppo impegnato a proteggere la boyband per rendersi conto che ci sono anch'io.

<< Get back! Please! Get back!>> continua a ripetere inutilmente agli avvoltoi muniti di flash e alla miriade di ragazze che si accalcano su di noi.

<< Paul!!>>.

Anche nella confusione e nel delirio più totale riconosco la sua voce... lontana, confusa, ma allo stesso tempo inconfondibile.

<< Paul! Don't let her behind!>>, grida Liam e subito la guardia del corpo si blocca causando uno scontro diretto tra la mia faccia e la sua schiena. Apro gli occhi e osservo lo sguardo sorpreso e poi subito preoccupato dell'uomo che mi avvolge un braccio intorno alle spalle guidandomi verso l'ingresso di ciò che sembrerebbe un grande ascensore.

I dare YouWhere stories live. Discover now