«Sophie» sento urlare. Apro un occhio solo, per capire se sto sognando oppure se sia realtà. Quando mi sento richiamare per la seconda volta, capisco di essere nella realtà. Richiudo l'occhio sbuffando, capendo di dovermi alzare.
Mi metto seduta e mi stiracchio. Mi era mancato il mio letto. Infilo le pantofole e mi dirigo al bagno per farmi una doccia e lavarmi i denti. Balù mi segue, aspettandomi seduto all'angolo del bagno tutto il tempo.
Torno in stanza ed indosso un vestito giallo, molto aderente su i fianchi. Infilo un tacco bianco, piastro i miei capelli ed in fine mi trucco.
«Buongiorno dormigliona» esclama mia madre, seduta al tavolo della sala da pranzo, leggendo il giornale, una volta scesa di un piano «Dormito bene?».
Annuisco e mi siedo davanti a lei. Riempio un po' il piatto per fare colazione, non facendo caso all'orario. «Papà é già andato?».
Mia madre alza lo sguardo su di me, distogliendolo dal giornale. «Beh si, mezz'ora fa aveva una riunione». Strabuzzo gli occhi e per poco non mi strozzo.
«Cazzo la riunione» bofonchio con tutta la bocca piena, alzandomi di corsa «Ci vediamo
dopo». Corro fuori di casa e velocemente salgo
in macchina, per arrivare in azienda poco dopo.Cammino il più veloce possibile, per quanto i tacchi me lo permettano, per arrivare -spero- in tempo. «Al diavolo» sussurro, togliendo i tacchi. Corro verso l'entrata e senza nemmeno salutare, mi dirigo verso l'ascensore, premendo interrottamente il bottone. Finalmente le
porte dell'ascensore si aprono ed io entro senza nemmeno guardare se e chi ci sia dentro.«Scusi, non voglio essere prepotente» dico dando le spalle a qualcuno, continuando a premere il bottone del piano in cui devo andare «Ma sono davvero in ritardo, non ho sentito la sveglia e mi hanno svegliato, credo mia madre, non ho capito bene di chi fosse la voce ma...» mi blocco appena mi rendo conto di chi io abbia dietro. Spalanco la bocca e gli occhi non aspettandomelo, i tacchi mi scivolano tra le mani, finendo, sul mio povero piede.
Gli occhi mi si incrociano da soli per il dolore, mi prendo il piede, alzando una gamba, cercando di alleviare un po' di dolore. Poggio la schiena sulle porte ancora chiuse e aspetto che il dolore finisca. Ma poi le porte si aprono e senza che io me ne renda conto, cado all'indietro, facendo rumore.
...Vorrei sotterrarmi...Sospiro e chiudo gli occhi.
«Sarai stata via pure per sei mesi, ma sempre la solita imbranata rimani» esclama Thomas allungando la sua mano verso di me. Eh già, la persona che avevo alle mie spalle per tutto questo tempo in ascensore, era proprio lui.
Schivo la sua mano e mi rialzo da sola. Per quanto mi riguarda, lui per me non esiste più. Lo guardo male e gli volto le spalle. «E stronza eri e stronza sei rimasta» gli sento dire, ma non mi giro, non gliela regalo questa soddisfazione.
Dopo un infinità di tempo arrivo in studio da mio padre e senza nemmeno bussare apro la porta. Ho il battito cardiaco a mille e un piede dolente. Mi siedo - non proprio in modo composto- sul divano e chiudo gli occhi.
«Hai fatto a botte con il diavolo questa mattina?» mi chiede mio padre. Alzo una mano, inghiottisco la saliva e poi rispondo, senza fiato:«Ho fatto...Ho fatto tardi. Ho cercato di arrivare il prima possibile» mi fermo per respirare «Hai un po' di acqua?».
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MR.BROWN
Romance«(...)Osservo i suoi occhi, cascandoci letteralmente dentro. Mi rendono una bambina, non più in grado di agire e pensare con ragione.(...)» Thomas Brown è un vero e proprio play boy: consapevole del suo fascino, basta guardare negli occhi poco meno...