capitolo trentacinque.

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«Dannazione Sophie, devi contare anche questi» mi sgrida per la terza volta mio padre, mentre io esasperata mi massaggio le tempie «Sei distratta questa mattina, vai a prenderti un caffè e poi torna».

Sbuffo e mi alzo dalla sedia, lasciandola vuota dopo tre ore seduta su di essa. Esco dall'ufficio di mio padre dirigendomi verso il bar.

Mi sono svegliata con un mal di testa assurdo e con la luna storta, molto storta. Non ho fatto nemmeno colazione essendo in ritardo.

Sento il telefono vibrare e dopo averlo tirato fuori dalla tasca del pantalone, leggo il messaggio di mia madre.

"È il compleanno di Elizabeth, questa sera siamo invitati alla sua festa. Chiamala per gli auguri. Buon lavoro tesoro"

La mia mente involontariamente viaggia fino a Thomas. Ci sarà sicuramente è il compleanno della madre, non può mancare. Sento il cuore cominciare a battere all'impazzata, il sudore scaldarmi la fronte, il corridoio stringersi, la vena del collo pulsare, l'ossigeno mancare.

Cerco disperatamente l'uscita di emergenza, trovandola a pochi passi da me. Esco trovandomi sull'atrio, respirando aria. Digito il numero di Charlotte sul mio telefono e attendo con ansia che lei risponda.

«Sophie» risponde al terzo squillo. Respiro e con voce quasi tremante dico:«Stasera c'è il compleanno di Elizabeth, Thomas sarà sicuramente presente».

«Okay okay, ferma ferma» esclama lei interrompendo le mie parole «Non farti prendere dall'ansia Soph, non puoi sapere se davvero ci sarà».

«E se ci dovesse essere?» domando corrugando le sopracciglia, guardando oltre la ringhiera delle scale.

«A testa alta sempre Soph, evitalo, comportati come se non fosse successo niente, fai ciò che vuoi, ma sempre a testa alta» risponde.

Sbuffo massaggiandomi le tempie. «Lo sapevi» dice. «Cosa?».

«Che non te ne saresti mai liberata, è il
figlio del socio di tuo padre e lavora nella vostra stessa azienda. Lui farà sempre parte della tua vita» dice con voce calma e tranquilla.

«Grazie per averlo ricordato» borbotto «Ti ho chiamato per tranquillizzarmi, non per sbattermi in faccia la realtà».

«Hai ragione scusami» mi risponde mentre sento un rumore di piatti rotti «Dannazione! Aaron» urla, e allontano il telefono dall'orecchio «Ascoltami Sophie, è un compleanno, Thomas è partito per un paio di mesi giusti? C'è una minima percentuale che possa esserci» cerca di farmi ragionare «E poi santo cielo, dove è finita la mia migliore amica? Quella che non si faceva problemi di niente».

Ha ragione. Ma cosa mi prende? Mi sono persa e non riesco a ritrovarmi. Ma devo farlo.
Sorrido, mordendomi le labbra. «Hai ragione, basta piangersi addosso. Sophie è tornata» dico annuendo, guardando dritto davanti a me.

«Oh così si che mi piaci ragazza» esclama lei ridendo. Continuiamo per qualche minuto a parlare al telefono, raccontandomi delle sue giornate passate a casa per colpa dell'ansia di Aaron.
Non saprei come fare senza Charlotte, per me è come se fosse una sorella, una parte di me senza la quale non riuscirei vivere senza.

Rientro, tornando nel corridoio per poter prendere l'ascensore, il quale per fortuna, mi apre subito le porte. Arriviamo nel bar che trovo semi vuoto, e punto immediatamente il bancone.

Ordino un caffè e mi siedo ad un tavolino, prendendo il telefono in mano.

«Sophie» sento dire, mentre osservo Simone prendere posto davanti a me. Poso il telefono sul tavolo, stupita dalla sua presenza.

MR.BROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora