capitolo trentaquattro.

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Il sole che entra dalle finestre, disturba il mio sonno, facendomi aprire gli occhi in due fessure. La testa mi scoppia e la mia bocca è dissetata: ho sete, molta sete.

Mi metto in posizione eretta e con la mano sinistra mi massaggio le tempie, poi con entrambe le mani gli occhi. Ho ricordi spezzati della serata precedente, ma ho come l'impressione che sia successo qualcosa di...O mio dio, o mio dio.

Sbarro gli occhi e mi piego velocemente verso il mio comodino, per prendere il mio telefono in mano, sbloccarlo e aprire il registro delle chiamate.

«Merda» sussurro chiudendo gli occhi, portandomi una mano sulla fronte, cascando a peso morto sul letto. Il suo nome è in cima alla lista, ciò dimostra che i miei ricordi non erano un sogno, ma pura e semplice realtà dei fatti.

Pensare che sia stata così stupida nel mostrarmi così fragile e ritrovarmi con risposte, di una persona a cui non frega niente nemmeno che io stia male per lui. Perché continuare allora a starci male? Bisogna imparare nella vita a lasciare andare le persone e a capire che la maggior parte se se ne vanno, fanno solo del bene a noi stessi. Invece restiamo sempre nella trappola: ci illudiamo che l'amore a volte basti per due, ingannando per sino le nostre sensazioni, per paura di restare soli. Ma il mondo è bello, vario ed enorme e non puoi mai sapere cosa la vita ti riserverà, quali persone incontrerai domani e di chi ti innamorerai un giorno per la prima volta, per la seconda, per la terza, per la centesima.

Bisogna imparare ad amarsi, a rispettarsi per primi se vogliamo esigerlo degli altri.Come si può pretendere rispetto e amore, se per primi non riusciamo a farlo noi con noi stessi? Noi che ci conosciamo meglio di chiunque altro.

Non mi sono resa conto delle lacrime sul mio viso, ma l'unica cosa che voglio fare è piangere. Liberarmi.
I miei pensieri così come le mie lacrime, si interrompono bruscamente nel momento in cui qualcuno bussa alla mia porta. Asciugo rapidamente le guance e mi copro, facendo finta di dormire: se qualcuno mai entrasse mi chiederebbe il perché io stia piangendo e in questo momento non ho proprio voglia di parlarne.

Il mio stomaco brontola e la mia sete si fa sempre più potente, così potente che mi porta a scendere dal letto. Mi sciacquo il viso ed esco dalla mia stanza assomigliando ad uno zombie.

Incontro Megan per il corridoio, che balza come una cavalletta. «Sophie, mi hai spaventato!» esclama portandosi una mano sopra al petto.

«Faccio così schifo?» domando borbottando, alzando gli occhi al cielo.

«Un pochino» risponde lei sorridendomi appena «Il solito aspetto da postumi».

Alzo gli occhi al cielo e le volto le spalle, trascinandomi al piano inferiore per fare colazione.

Mia madre e Brittany sono sedute una davanti all'altra, ridendo per qualcosa.

«Buongiorno tesoro» esclama mia madre appena si accorge di me «È successo qualcosa?». Scuoto la testa e mi dirigo verso il frigorifero. Marie viene verso di me, per potermi togliere dalle mani il succo d'arancia preso.

«Tranquilla Marie» le dico sorridendo «Faccio io».

«Come preferisce signorina» risponde lei allontanandosi, tornando a cucinare.

«Tua sorella mi stava raccontando di ieri sera» commenta mia madre, mentre io chiudo il
frigorifero e mi giro nella loro direzione. Punto lo sguardo su mia sorella che invece evita il mio.

«Cosa?» domanda con voce tremante, mentre mi avvicino a loro.

«Sembra sia stata una bella serata» dice mia madre sorridendo, osservandomi prendere posto accanto a lei.

MR.BROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora