capitolo sei.

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Sono passati due giorni da quando Thomas mi ha chiesto di conoscerci. Ho fatto di tutto per evitarlo: non ho risposto alle sue chiamate e ai suoi messaggi, mi sono assentata per due giorni al lavoro. E fino ad oggi era andato tutto secondo i piani, peccato che però quei piani, me li abbiano rovinati i miei genitori che hanno deciso di iniziare i lavori in casa, costringendo tutta la famiglia a dover restare per una settimana a casa dei Brown.

«Che fantastica notizia» borbotto al telefono con Charlotte.

«Oh avanti Sophie, non è una tragedia» risponde lei, masticando un altra patatina «Alla fine passerai una settimana con dei strafighi in casa». Sento un rumore strano, Aaron rimproverarla e Charlotte ridere. Sorrido immaginando la scena.

Aaron è gelosissimo di lei. Ricordo ancora quel pomeriggio in cui picchiò un ragazzo, solo per averle fatto un complimento. Eravamo in una caffetteria, davanti ad una bella cioccolata calda, stracolma di panna.

Le mie papille gustative si risvegliano ripensando alla goduria provata nel mangiarla.

«A parte gli scherzi» continua poi «Perché non ci esci?». Solo al pensiero mi sale l'angoscia. La verità è che io, a differenza degli altri membri della famiglia Brown, non lo conosco. L'idea che mi sono fatta di lui, fin dall'inizio, non mi aiuta. Ho paura. Non voglio soffrire, non lo voglio proprio. E sopratutto non mi fido.

«Non lo so...Non mi piace» mento; strizzando gli occhi e mordicchiandomi le labbra, sperando che lei ci caschi.

«Sophie Moore» tuona «Quando smetterei di provarci?».

«A fare cosa?» chiedo corrugando le sopracciglia.

«A mentirmi. Sono la tua migliore amica da tanti anni e so riconoscere una bugia anche attraverso un telefono» urla, mentre io allontano l'aggeggio dal mio orecchio «Senti facciamo una cosa, pensaci un altro po, calcolando che però tra meno di due ore sarai dentro casa sua per una settimana. Ma buttati Sophie, lo hai sempre fatto perché ora pensarci?».

Perché ora prova una sensazione che non ho mai provato. Ora ho paura.

«Grazie Charlotte.Salutami Aaron» concludo la chiamata.

Nelle due ore successive, pranziamo e poi faccio le valigie. Vesto Balú, mettendo tutte le sue cosine in una valigia comprata apposta per lui.

Saluto Marie che non vedrò per una settimana e raggiugniamo Francisco, che invece continuerà a lavorare, e in meno di quindici minuti siamo davanti al cancello dei Brown.

L'agitazione cresce in me mentre percorriamo con la macchina il viale che divide il cancello dalla villa. Il mio battito cardiaco aumenta ancor di più, quando scorgo Elizabeth e Thomas aspettarci all'entrata insieme a Brianna.

«Ben arrivati, avete trovato traffico?» ci chiede Elizabeth una volta usciti dall'autovettura. Non distolgo lo sguardo dalla donna nemmeno per un istante, combattendo contro il mio cuore e i miei ormoni, che hanno voglia sicuramente di vedere qualcuno di fantastico. Qualcuno come Thomas.

«No, ci abbiamo messo davvero poco» risponde mia madre, mentre io mi scanso facendo spazio a Francisco che apre il portabagaglio. «Grazie ancora Elizabeth. Mi hai salvato, avrei dovuto affittare una casa momentanea». Balù, in braccio a me, abbaia alla vista di un uccello leggermente più distante da noi, distraendo le due donne nel loro colloquio.

«Non c'è di che. Casa è grande, quindi avrete tutti una stanza e lo giusto spazio per potervi sentire a casa» risponde la signora Brown sorridendoci.

Dando ragione al mio cuore e ai miei ormoni, punto lo sguardo su Thomas, che becco a fissarmi. Sento qualcosa colpirmi lo stomaco, è una sensazione strana, ma piacevole, come se ci fossero farfalle a perlustrare tutto il mio organo.

MR.BROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora