capitolo trentotto.

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Lo sto facendo davvero. Sono su un aereo, diretto a Londra, sola, con il cuore in gola. Stringo tra le mani il biglietto da visita del hotel di Thomas e osservo il panorama sopra il quale sto viaggiando.

Sto raggiungendo l'amore della mia vita, senza la certezza di poter essere amata. Sono una pazza? Si, ma credo faccia parte di questo meccanismo a tratti stupendo.  Insomma quando sei innamorata cambi, a volte non ti riconosci nemmeno e la paura di perdere una persona ti porta a comportamenti a volte malati, altre volte a comportamenti autolesionistici. L'amore ha i suoi pro e i suoi contro, così come tutte le cose, bisogna solo saper imparare ad amare in modo sano.

Osservo il sole sorgere lentamente e non ce cosa più bella se non osservare il sole e il mare dall'alto: mi tranquillizzano e affascinano.

«È preoccupata signorina?» sento domandare da un signore anziano accanto a me «È da quando siamo partiti che osserva fuori».

Gli sorrido dolcemente e abbassando lo sguardo sulle mie mani, dico:«Un po, si».

«Non pensi che voglia farmi l'affaracci suoi» esclama ridendo toccandosi la pancia «Voi giovani d'oggi siete tutti immersi nel vostro mondo, è una cosa che mi affascina particolarmente».

«Forse per scappare da quello reale» rispondo alzando le spalle, puntando lo sguardo su di lui.

«Sa ai miei tempi non c'era tempo per poterlo fare, nemmeno la notte. Io all'età sua, badavo alle mie sorelle, mentre mio padre era in guerra e mia madre allettata» dice mentre guarda in alto «Siete una generazione fortunata».

«Mi piace poter pensare che sia vero» affermo girandomi meglio verso di lui «Ma non è tutto così rose e fiori».

«Oh immagino...Problemi di cuore?» domanda sorridendo dolcemente.

Problemi di cuore? Chiamarlo problema sminuirebbe il grosso rischio che sto correndo: mi sto buttando nel vuoto senza essere pronta per un eventuale dolorosa caduta.

«Direi più un ti amo detto ad una persona senza conoscere la sua risposta» rispondo «Però si, se vogliamo abbreviarla...Problemi di cuore».

«Lei sa come ho conosciuto mia moglie?» domanda, dimenticandosi forse che io sia una sconosciuta appena conosciuta su un aereo «Logicamente no. Abitavo in un piccolo paesino vicino a New York ai tempi, Cold Spring nella contea di Puntman, per l'esattezza. La guerra era finita circa da dieci anni e si respirava un aria serena. Non provenivo da una famiglia benestante, anzi, i miei genitori erano entrambi contadini che portavano a casa solo ciò coltivavano» sorride al pensiero «Beh mia moglie invece era la figlia di uno degli uomini più ricchi del quartiere. Mio suocero si sarebbe aspettato di tutto tranne che un genero figlio di due contadini. Conobbi Lisa in una sera di maggio, pensi ancora ricordo. Era bellissima, fu amore a prima vista. Lei crede nei colpi di fulmine?».

«Non proprio» rispondo, con sincerità. Credo esista solo chimica e attrazione, non si può parlare di sentimento vero e proprio.

«Lei era accompagnata da uno di quei ricconi, figlio di un amico del padre. Quella sera io le regali un semplice zucchero filato e seppur agli occhi del suo accompagnatore ero sembrato un poveraccio pieno di speranze nel poterla conquistare, fu proprio quel semplice gesto che la fece accorgere di me. Insomma chi, tra tutta quella gente che frequentava, le avrebbe mai regalato un semplice e delizioso zucchero filato? Nessuno» si tocca la fede dolcemente «Sono passati cinquant'anni e ancora la amo come il primo giorno. Questo per dirle che, non so quale sia esattamente la sua attuale situazione, ma ne vale la pena...Insomma chi avrebbe mai pensato che Lisa avrebbe accettato uno zucchero filato? Non io, le posso assicurare. Pensavo di ritrovarmelo in faccia e invece se lo mangiò» ride e la cosa mi fa sorridere.

MR.BROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora