capitolo tredici.

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Brianna apre la porta d'ingresso, spalancandomela per farmi passare.

«Grazie Brianna» esclamo mentre tolgo il giacchetto e lei lo leva delicatamente dalle mie mani, per poterlo andare a posare «Non serve Brianna, grazie lo stesso».

Lei mi sorride e annuisce. Ormai ha capito che con me è una battaglia persa discutere.

«È pronto il pranzo signorina, stanno aspettando lei» afferma prima di andarsene. Mi dirigo in bagno a lavarmi le mani velocemente e poi raggiungo le famiglie.

«Eccomi, scusate il ritardo» dico entrando in salone, accomodandomi poi vicino a Thomas.

«Tutto bene?» chiede mia madre sorridendomi. Da quando abbiamo parlato, è come se avessimo ricominciato partendo da zero e questa cosa mi piace.

«Si mamma» rispondo ricambiando il sorriso.

«Tra due giorni potremmo tornare a casa, Elizabeth comincia a non sopportarci più» dice mia madre ridendo.

Mi giro verso Thomas, che alza la testa verso di me, poi riportarla sul suo piatto.

«Ma smettila» esclama Elizabeth scuotendo la testa «Mi fa piacere avervi qui».

Mia madre le sorride, per poi tornare a mangiare.

«Sophie, Thomas, questa sera abbiamo una cena con dei colleghi, ci sarà anche Matthew» afferma il signor Brown. Sia io che Thomas annuiamo.

Dopo aver pranzato, esco fuori in giardino a fumare, insieme a Kyle e Thomas.

«Oggi è una bella giornata, protrammo tornare a cavallo» esclama Kyle, guardando il cielo. In effetti si, oggi è proprio una bella giornata.

Persa nel guardare il cielo e a parlare con Kyle, non mi sono resa conto che Thomas fosse a pochi metri più lontano da noi a parlare al telefono.

Corrugo le sopracciglia e cerco il suo sguardo, che non tarda ad arrivare. Rimaniamo a fissarci per qualche secondo, con emozioni a coinvolgermi contrastati, finché non mi sorride e si gira di spalle.

So che nasconde qualcosa, lo capisco da come si muove, da come si guarda intorno, da come si allontana ogni tanto quando deve parlare al telefono. Ma cosa?

Dopo qualche minuto, torna da noi, con una mano dietro la schiena e l'altra a strofinarsi la faccia.

«Devo tornare a Londra» mormora sospirando. Alzo un sopracciglio, chissà come mai, ma me lo aspettavo.

Non rispondo, continuo a fumare e a guardare il cielo. «Se parto ora, riesco a tornare per questa sera» afferma «O almeno spero» aggiunge in fine.

Continuo a non rivolgerli parola. Poso gli occhi su Kyle e lo vedo intento a passare lo sguardo da me a lui e viceversa.

«Va bene fratello» esclama poi Kyle con le sopracciglia incurvate «Tutto bene? È successo qualcosa di importante?».

«Si, alla quale non posso rinunciare e che mi porterà molto spesso lontano da casa, ma ne vale la pena» risponde Thomas sistemandosi la maglietta.

«Kyle!» sentiamo urlare da dentro la casa, credo dalla signora Moore «Vieni subito qui».

Lui alza gli occhi al cielo, spenge la sigaretta per poi buttarla nel posacenere. «Vado dentro».

Rimango in silenzio anche dopo l'entrata in casa di Kyle, il quale sento esclamare un «Non sono stato io», che mi fa scoppiare a ridere immaginando cosa abbia combinato.

«Che pensi?» mi chiede Thomas, portando la sua figura davanti a me.

«Che devo pensare?» rispondo con una domanda, perché so che odia questa cosa.
Infatti come immaginavo, lui alza gli occhi al cielo.

MR.BROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora