capitolo venticinque.

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Sorrido, osservando la macchina di Thomas, aspettarmi davanti al cancello di casa. Avvicinandomi a lui, i fari della sua auto, mi provocano fastidio agli occhi e lui capendolo, li spenge.

Salgo in macchina e ho una voglia matta di baciarlo, ma devo attendere ancora qualche istante. «Ciao pulce» mi saluta prendendomi la mano, per poi inserire la retromarcia.

Non ricambio il saluto, o almeno non a parole. Appena qualche isolato dopo casa mia, butto le braccia sul suo collo e gli lascio un lungo ed inteso bacio sulle labbra. Così si che mi piace andare a lavorare.

Osserva il mio collo con attenzione ed io capendo cosa stia cercando, alzando gli occhi al cielo. «No, non ho la collana Brown» esclamo scuotendo la testa.

Lui mi lancia un occhiataccia di sbieco, per poi continuare a guidare.

«Ho sentito Aaron» dice ed io mi giro verso di lui, attendendo che continui a parlare «Ha proposto di farci un weekend tra coppie».

«Sa di noi?» domando stupita, ma ripensandoci, oltre al fatto che sia il suo migliore amico, Aaron al baby shower ha chiesto a me di Thomas. Avrebbe potuto chiedere ai suoi fratelli o ai suoi genitori, ma invece ha scelto me.

«Perché Charlotte non lo sa?» domanda ironicamente, come se la risposta già la conoscesse.

«Certo che si» rispondo «Ma non me l'aspettavo». Lo osservo sorridere e poi lanciarmi un occhiata. «Sei la mia ragazza Sophie» dice e sento il mio cuore rallentare i battiti «Presto lo sapranno tutti».

Sorrido mordendomi le labbra, cercando di mascherare la felicità sul mio volto.
«Davvero vuoi dirlo a tutti?» domando, mentre il mio telefono comincia a squillare.

«Si» risponde immediatamente lui corrugando le sopracciglia «Perché tu no?».

«Si, ma non mi aspettavo tutto questo» dico prendendo in mano il telefono «Sei stato una scoperta e mi sembra tutto così surreale».

Osservo il display, leggendo il nome di mio padre, e mentre Thomas resta in silenzio, rispondo alla chiamata.

Dopo aver rassicurato mio padre, assicurandogli che sarei arrivata in cinque minuti, torno a guardare Tommy.

«Aveva un tono strano» dico pensierosa «Che sarà per via della tua scenata al bar?».

«Nah» risponde lui «Ma adesso lo scopriremo». Parcheggiamo al solito posto e una volta entrati, notiamo tutti gli occhi puntati su di noi. Non mi sono mai sentita a disagio per gli sguardi delle persone, anche se spesso indiscreti, ma ora, provo un senso di fastidio.

Andiamo spediti in ascensore e una volta dentro, sussurro:«Qualsiasi cosa nega».

«Perché?» domanda «Potrebbe essere un occasione per parlargli».

«No» rispondo, mentre le porte dell'ascensore si spalancano «È ancora troppo presto».

Cammino spedita verso lo studio di mio padre e Thomas mi segue. Arrivati davanti alla porta, prima che la spalanchi senza bussare, come sono solita fare, Tommy mi prende per i fianchi plagiandomi sul suo corpo.

«Non vedo l'ora di toglierti questa gonna» sussurra mordendomi poi il lobo dell'orecchio.
Sorrido e girandomi verso di lui, gli lascio un bacio sulle labbra, per poi toglierli le mani da i miei fianchi e aprire la porta.

MR.BROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora