capitolo 3

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L'operazione di Itachi è andata divinamente.

Avevi dubbi? Assolutamente no.

Lui è fuori pericolo...adesso iniziano i miei.

Ho sbagliato, la pagherò cara per questo, ne sono più che consapevole, ma ho dovuto farlo, lui non è un uomo qualunque, è suo fratello. Non potevo condannarlo a morte, non potevo aspettare per quei polmoni, di tempo non ce n'era.

Itachi aveva scoperto troppo tardi quella malattia nonostante i sintomi fossero evidenti.

Izumi non faceva altro che preoccuparsi per quella brutta tosse e quel respiro affannato.

Itachi non è stupido, lo sapeva che c'era qualcosa che non andava, ma non aveva il coraggio di scoprire la verità e per questo se non avesse ottenuto quei polmoni entro un mese, sarebbe morto.

Adesso però c'è chi in un altro letto aspetta dei polmoni che non arriveranno.

Ho fatto in modo che li ottenesse Itachi.

Non potevo non cogliere quell'opportunità, insomma, erano compatibili, era tutto perfetto, sembrava che quei polmoni fossero i suoi... la loro forma, il gruppo sanguineo, tutto.

Di questo nessuno ne è a conoscenza. Nemmeno Naruto. In questi giorni non ha fatto altro che ronzarmi intorno per cercare di scoprire qualcosa, ma non ha ottenuto le risposte che voleva e nemmeno da Itachi a quanto pare, visto che ogni volta che andavo a visitarlo c'era Naruto ad aspettarmi. A quanto pare non gli stava bene la riservatezza del paziente e il segreto professionale che vigeva.

Perfino Ino non faceva altro che chiedermi come fosse possibile che in così poco tempo, avessi trovato un donatore perfetto per Itachi e io le ricordavo che a volte Dio mette a disposizione gli strumenti necessari per poter salvare delle vite e permette anche a noi esseri umani di compiere miracoli.

in questo caso gli strumenti però, erano nelle mani del diavolo.

Non c'è bisogno di precisare che non sono riuscita a chiudere occhio tra il lavoro, le ricerche necessarie per evitare che quei polmoni potessero poi essere rigettati, sensi di colpa e occhi neri che mi tormentavano quando cercavo miseramente di addormentarmi.

La sera prima dell'operazione è capitato il peggio.

Avevo finito presto di lavorare e decisi di andare subito a casa per rilassarmi e prepararmi al meglio per l'intervento più importante della mia vita.

Quell'intervento che però, avrebbe interrotto la mia carriera.

Mentre ero in cucina intenta a prepararmi una tisana, la mia attenzione fu attirata dalla televisione accesa in soggiorno.

Una giornalista stava intervistando un medico emergente che aveva salvato innumerevoli soldati ritornato da un paio di giorni dall'Africa.

I miei occhi furono come rapiti da quell'immagine.

Lui, seduto su una poltrona, con un completo nero ed una camicia bianca, era intento a spiegare la vita di un medico in un campo di battaglia.

Senza accorgermene iniziai a tremare mentre i miei occhi furono inondati da lacrime.

Era qui. Era tornato. Era a Konoha.

-  Perché non sei qui da me?- chiesi alla televisione, come se potesse rispondermi.

- Perché te ne stai seduto lì mentre tuo fratello lotta con la morte?-

Presi d'istinto il telecomando.

-  Perché non sei qui con me come avevi promesso? perché sei così tranquillo se fra poche ore potrò dire addio alla mia carriera?-

Non mi accorsi che la mia voce si stava alzando in un crescendo.

una promessa è una promessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora