Kiet era piuttosto pensieroso quella mattina, seduto in prima fila, tamburellando le dita sotto il mento e tenendo distrattamente in mano una penna, fingeva di prestare attenzione alla lezione di psicologia clinica ma, i suoi pensieri vagavano in altre direzioni.
Certo, le sue riflessioni si aggiravano sempre attorno a quella meravigliosa opera che altro non era che la mente umana e le sue mille sfaccettature ma, non ci volle molto alla professoressa che gli si trovava davanti per capire che al ragazzo degli aspetti storici e della sperimentazione in laboratorio della materia, in quel momento non interessava granché.
"Sono sicura..." lo interruppe la donna richiamando la sua attenzione ed appoggiando entrambe le mani sul suo banco "Che vorrai illuminare me e la classe sulle varie teorie di pensiero che hanno portato alla nascita della psicologia clinica per come noi l'intendiamo oggi" continuò piuttosto alterata aspettandosi una risposta buttata lì a caso.
Il ragazzo, per nulla spaventato da una tale richiesta, decise di utilizzare, come in altre situazioni la sua presenza e la sua capacità di riportare il discorso su un territorio conosciuto, per evitare di fare una pessima figura e sedare la sua curiosità.
"Professoressa" esordì con enfasi catturando l'attenzione di ogni singolo studente presente "Mi stavo giusto chiedendo... Secondo lei qual è il modo migliore per intervenire su un tarlo che ci affligge?" domandò con un sorriso a trentadue denti.
La donna rimasta sbigottita da una parlantina ed una prontezza di spirito così accentuati non ebbe l'immediatezza di ribattere rendendo il terreno di gioco del giovane studente ancora più fertile "Quale modalità di approccio pratico suggerirebbe Canestrati* per passare da un'osservazione diretta di un comportamento problema ad una diretta?" continuò il giovane stuzzicandola.
Venti paia di occhi strabuzzati passavano dall'osservare sbigottiti ed incuriositi prima lo studente in attesa e poi la donna in netta difficoltà. La professoressa, sapeva che quello era uno dei suoi studenti più brillanti, era rimasta molto compiaciuta nel venire a conoscenza della sua storia familiare e, nello scoprire che la psicologia e tutte le altre discipline che le si affiancavano, scorressero nelle vene del ragazzo grazie al suo albero genealogico.
Kiet poteva vantare una lunga tradizione di figure terapeutiche fra i suoi avi e parenti più stretti. Suo padre era un noto psicologo di successo e sua zia, sorella di quest'ultimo, un'importante terapeuta specializzata in terapia comportamentale dell'età adolescenziale e prima adultità.
Dopo alcuni minuti di sgomento la donna riuscì a riprendere un parziale controllo della conversazione.
"Lasciamo perdere. Questo non è l'argomento del giorno, cerca di prestare attenzione alla spiegazione" disse piuttosto titubante mentre, il ragazzo di fronte a lei abbassava la testa in segno di scuse mantenendo comunque lo sguardo fisso nel suo.
Kiet, in realtà, aveva molto rispetto per i professori ma, non per quelli che amavano insegnare in cattedra. Materie come psicologia, educazione, pedagogia e le loro varie subordinate meritavano, a parere del giovane, un approccio più sperimentale e meno accademico.
Una sorta di studio sul campo.
Amava alcuni professori che, abbattendo le barriere dell'insegnamento scendevano dal loro falso piedistallo per instaurare un vero e proprio dialogo con i rispettivi studenti, coinvolgendoli e ricercando con loro quel famoso scambio che era alla base delle relazioni sociali delle quali tanto si apprestavano a decantare l'importanza.
La professoressa che aveva di fronte non rispecchiava quel genere di insegnante e, per Kiet, metterla in difficoltà con la sua curiosità, altri non era che un modo come un altro per sottolinearne le mancanze.
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NON
Short StoryChad e Non non potrebbero essere più diversi e allo stesso tempo più simili. Il primo frequenta il terzo anno della facoltà di musica presso un'importante università di Bangkok ed il secondo si è appena iscritto al primo anno della facoltà di ingegn...