"Kami e Ricordi felici"

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Chad era in macchina da più di venti minuti. Non avendo un mezzo proprio su cui fare affidamento si era trovato costretto a chiedere a Kiet di prestargli l'auto, senza tuttavia dare molte informazioni sul perché di quell'insolita richiesta. Si era ben guardato dal menzionare il moccioso, liquidando l'intera faccenda con l'incombenza di un semplice imprevisto.

L'amico, nonostante la sorpresa iniziale, aveva accettato di buon grado porgendogli senza fare ulteriori domande le chiavi del veicolo.

Così, il ragazzo si era immerso nel traffico della sera consapevole che, per raggiungere quel luogo a lui così familiare gli ci sarebbe voluta almeno un'ora, se non di più.

Che diavolo ci facesse Non in una parte così sperduta della città, al confine con la provincia, da solo e senza un mezzo, per lui era un'incognita. Takehiko era stato molto enigmatico nel richiedere il suo intervento, si era limitato solo a dire che, la questione era sotto controllo ma, che la sua presenza era necessaria.

Mentre si lasciava alle spalle le zone abitate del centro per inoltrarsi nella periferia, dubbi, domande e, inevitabilmente i ricordi, iniziarono a riemergere nella sua mente.

Erano diversi anni oramai che non sentiva più Takehiko, quando il suo nome era lampeggiato sul display del suo cellulare, Chad, aveva subito pensato ad un errore di chiamata. Non che il parlargli o avere contatti con il ragazzo lo turbasse o infastidisse ma, seppellire la sua esistenza e tutto quello che avevano vissuto assieme, gli aveva regalato, negli anni, la mera illusione di essersi lasciato finalmente quel passato che, tanto andava scacciano e che, in quel momento dal nulla, riaffiorava senza preavviso immergendolo nei ricordi.

"Koshin" Chad pensò a quell'appellativo così enigmatico alle sue orecchie di Thailandese e, al volto del ragazzo che glielo aveva assegnato dopo il loro primo incontro.

In quella sera, quando la sua vita era stata salvata, Chad si aggirava come un piccolo gatto selvatico per quelle vie a lui sconosciute, reduce da una bella scazzottata con alcuni ragazzi più grandi della zona.

Il motivo?

Così stupido da averlo scordato.

Si leccava le ferite alla ricerca di un riparo per la notte quando, il rimbombo di una moto di grossa cilindrata l'aveva aggredito alle spalle costringendolo a spostarsi contro alla parete a lato della strada.

Con tutta la rabbia che ancora gli circolava in corpo aveva sbraitato insulti a casaccio al malcapitato guidatore che, silenzioso e con una calma disarmante, accostato il veicolo, era sceso da esso per dirigersi verso quella strana figura che, poco prima lo aveva riempito di parole irripetibili.

Ai suoi occhi, toltosi il casco nero, era apparso un ragazzino tutto sporco, con le vesti strappate, scalzo, ed alcune ferite in volto che ne indicavano la recente partecipazione ad una rissa, uno zaino nero e logoro a completarne la figura.

"Piccolo Koshin" si era detto Takehiko avvicinandosi al giovane che, diffidente, lo osservava pronto a tirar fuori unghie e denti per difendersi da un possibile attacco.

Quanto tempo era passato da quella notte?

Quattro anni più o meno.

Un tempo lunghissimo eppure, quando Chad si guardava allo specchio, da solo nella sua stanza, non poteva far altro che scorgere nei suoi lineamenti di giovane uomo, quel ragazzino sperduto che, arrabbiato e sconvolto si aggirava senza una meta fra le strade di quella stessa periferia che ora si accingeva a riattraversare.

Più si avvicinava alla destinazione più immagini vivide gli apparivano davanti suscitando in lui mille emozioni differenti.

Inoltre, il giovane si interrogava su come diavolo avesse fatto il ragazzino a spingersi così lontano? In quella parte della periferia non passavano molti mezzi e, quei pochi che c'erano avevano orari irregolari. Nessun tassista con un briciolo di coscienza si sarebbe spinto tanto lontano nemmeno per una consistente quantità di baht.

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