"Verità scomoda"

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"Non posso credere che una parola gentile,

 un tacito prendermi per mano, 

uno sguardo buono non avrebbero potuto ottenere da me tutto quel che si voleva."

(Lettera al Padre - Franz Kafka 1952)



Non e Chad, seduti nella camera di quest'ultimo, immersi ognuno nei propri pensieri, si erano concessi un piacevole pasto, tranquillo e sostanzioso.

Alla fine, il Nong, seppur non sentisse i morsi della fame, aveva divorato quasi tutto quello che il P' gli aveva offerto, ringraziandolo con un sorriso sincero alla vista della sua bevanda preferita.

Per quanto i due avessero cercato di non pensarci era stato infine inevitabile dover affrontare l'argomento del rientro a casa del piccolo. Chad, ripensando alle parole di Kiet cercò di essere il più delicato possibile, senza imporsi nelle decisioni del giovane, desideroso solo di far sentire la sua presenza.

"Cosa pensi di fare adesso? Con tuo padre intendo. Pensi di dirglielo?" domandò pacatamente il più grande a Non sedendoglisi a fianco e prendendogli involontariamente la mano.

Il Nong, a quelle parole, si irrigidì immediatamente ritraendosi da quella carezza, spaventato all'idea di dover affrontare il genitore.

"No! No! Non voglio. Non voglio dirgli nulla. Lui, lui si arrabbierebbe troppo" esclamò tremando e, spingendo Chad a prenderlo fra le braccia per abbracciarlo, cercando di essere il più rassicurante possibile.

"Ehi, tranquillo. Per quanto tuo padre possa arrabbiarsi devi anche pensare a come si debba sentire in questo momento. Non sa nulla. Né dove tu sia, né cosa ti sia accaduto. Sarà molto preoccupato, sicuramente questo prevarrà sulla sua collera. Vedrai" cercò di tranquillizzarlo Chad accarezzandogli dolcemente la schiena.

Non sorrise amaramente, rannicchiandosi ancora di più fra le braccia del P' "Tu P' Chad non conosci mio padre. A lui non interessa nulla di me. L'unica cosa che vuole è che il buon nome della nostra famiglia non venga coinvolto in qualche scomodo fatto. E' cattivo, è severo. Tu... tu non sai che cosa sia in grado di fare... lui... lui... mi...." Non si azzittì abbassando lo sguardo incapace di continuare la frase.

"Non, tuo padre ti picchia?" domandò il ragazzo più grande irrigidendosi a sua volta.

Chad non conosceva minimamente la situazione familiare del Nong, aveva incontrato suo padre solo una volta e, al primo sguardo, gli era sembrata una persona molto severa e diligente. Sicuramente un uomo desideroso di farsi rispettare ad ogni costo. Il P' aveva nutrito qualche sospetto sulla possibilità che Non potesse aver subito delle punizioni corporali in passato ma, non vivendo dentro a quella famiglia, non poteva sapere in quale misura quel metodo educativo venisse utilizzato.

Per quanto lo riguardava, era stato piuttosto fortunato oltre che sotto altri aspetti, anche su quel fronte. I suoi genitori non lo avevano mai punito. Certo, qualche rimprovero e qualche sgridata nella sua giovane e turbolenta vita se le era prese pure lui ma, sia sua madre che suo padre erano entrambi di indole piuttosto pacata. Dediti ad incentrare l'educazione dei figli sul confronto e sul dialogo, piuttosto che sul rispetto guadagnato tramite la paura e le percosse. Nemmeno dopo essere ritornato, i suoi genitori si erano arrabbiati con lui, troppo felici di poter riabbracciare il loro amato figlio, si erano lasciati alle spalle tutta quella parte incentrata sul rimprovero e l'angoscia provata, regalando al giovane solo gioia a comprensione, a suo parere anche troppa, in confronto al comportamento meschino che aveva adottato nei loro confronti.

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