"A un cuore che tenti di avvicinarsi, il cuore dell'altro sembra lontano"
(Colori Proibiti - Yukio Mishima)
Non era furente, sapeva benissimo di aver sbagliato, o meglio di essere stato troppo insolente, utilizzando parole alle quali non credeva nemmeno. L'incontro, l'esperienza e le mani di Chad, quel legame che aveva sentito nascere e crearsi fra lui ed il gruppo fra lui ed il P', erano state tutte sensazioni meravigliose e travolgenti ma, mai e poi mai, si sarebbe sentito di parlarne apertamente con qualcuno, tantomeno esternarle davanti a Chad, con il rischio che il più grande vi leggesse fra le righe, quella verità inconfessabile che il piccolo si portava dentro da una vita.
Non era obbligato a parlare, lo sapeva, uno degli aspetti più rassicuranti che Sunan, raccontandogli lo svolgersi degli incontri aveva sempre sottolineato, era l'assoluta libertà dei partecipanti di concedere sé stessi, tutti o in parte a seconda del proprio volere. Invece per colpa di quello stronzo di Book, Non si era sentito ancora una volta fuori posto, sbagliato e giudicato, quando poi il suo P' era intervenuto difendendo quello stoccafisso invece che lui, la sua rabbia era esplosa prendendo il sopravvento.
Voleva andarsene, trovare un modo per tornare a casa e lasciarsi alle spalle tutto. Chad, Book, il teatro, quelle mani...
"Waa" gridò forte prendendo a pugni la parete di quella stanza deserta. Il dolore lancinante alla mano arrivò in un lampo e con le lacrime agli occhi, si strinse il polso maledicendosi ulteriormente per la sua stupidità.
"Sei davvero patetico" la voce soddisfatta di Book gli arrivò alle spalle.
Non si voltò di scatto, massaggiandosi la mano ferita desideroso solo di spaccare la faccia alla persona che aveva davanti.
"Cosa pensavi di fare con quella scena di prima? Sei stato ridicolo e tutti hanno potuto godersi lo spettacolo. Impacciato ed imbarazzante, ti ho visto rigido come una scopa mentre fingevi di svolgere quel maledetto esercizio approfittandone, invece, per mettere le tue luride manacce addosso al mio ragazzo" sibilò il più grande avvicinandosi.
"Prova a ripeterlo" ruggì il più piccolo pieno di rabbia.
"Avanti colpiscimi, così potrò andare da P' Chad e farmi medicare, sottolineando ancora una volta quanto la tua presenza qui, sia fuori luogo ed inutile" continuò sogghignando il P'.
Non prese un respiro profondo, se voleva uscire da quella situazione illeso e senza avere ulteriori problemi doveva giocare d'astuzia ed evitare di cadere nuovamente vittima delle provocazioni di Book.
"Non so che idea tu ti sia fatto ma a me di P' Chad non interessa nulla. È lui che è venuto da me per fare quel dannato esercizio, è lui che mi ha messo le mani addosso per primo quindi, se vuoi prendertela con qualcuno dovrebbe essere con lui" continuò.
"Sei solo un piccolo insolente" ruggì rabbioso Book avvicinandosi.
Il ragazzo capì subito che la situazione non si sarebbe presentata certo a suo favore, approfittando di un momento distrazione del più grande, voltatosi dopo aver sentito delle voci poco distanti, il Nong lo superò correndo il più veloce possibile verso l'uscita.
Il P' non fece in tempo a fermarlo e con una terribile rabbia negli occhi si lanciò al suo inseguimento fuori dalla porta.
Non corse a perdifiato, scendendo le scale che, dal primo piano presso il quale si trovava, l'avrebbero riportato al piano terra dove vi erano la sala grande e gli spazi più affollati. Guardandosi alle spalle per verificare che il P' non lo stesse per raggiungere mise male un piede scivolando sugli ultimi due gradini e cadendo a terra con un tonfo. Fortunatamente riuscì a limitare i danni della caduta utilizzando le mani come appiglio ma, quel gesto non fece altro che accentuare il suo dolore al polso e procurargli diverse escoriazioni.
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NON
Short StoryChad e Non non potrebbero essere più diversi e allo stesso tempo più simili. Il primo frequenta il terzo anno della facoltà di musica presso un'importante università di Bangkok ed il secondo si è appena iscritto al primo anno della facoltà di ingegn...