Capitolo 3

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Riuscirono a studiare un po', e in rare occasioni Camila, anche se col solito comportamento scocciato, era anche intervenuta con degli argomenti interessanti, stupendole. Poi però si richiudeva a riccio in sé stessa, probabilmente maledicendosi di essersi lasciata convincere a restare e di aver aperto bocca.

Lauren notò che in un paio di occasioni la mora aveva lanciato degli sguardi quasi preoccupati all'orologio e al piano superiore, dove era sparita la sorella. Dopodiché si era persa per qualche attimo nei suoi pensieri, rabbuiata. Come lo era in quell'istante. Approfittò di una domanda di Ally per risvegliarla.

"Tu cosa ne pensi, Camila?" La mora si scosse, e le rivolse uno sguardo quasi sorpreso, o almeno questo fu ciò che Lauren pensò.

"Penso che sia ora che io vada." Disse tirandosi su. "Ti dispiacerebbe andare a recuperare mia sorella?" Chiese a Dinah stupendola. Camila Cabello che si rivolge in modo gentile? Questa me la segno sul calendario. Dinah si alzò annuendo, reprimendo un sorrisino, salendo poi su per le scale per cercare la piccola Sofia, mentre Camila si voltò avvicinandosi all'uscio. Solo in quel momento notarono la cicatrice dietro al suo braccio, lunga una decina di centimetri.

"Figa la cicatrice. Come te la sei fatta?" Chiese Normani senza riuscire a trattenersi; quando si accorse che la mora la fissava con sguardo assassino e la mascella contratta, era ormai troppo tardi. Per alcuni istanti trattennero il respiro, dopo la reazione di Camila.

La tensione si smorzò  solo quando la sorellina scese velocemente le scale, raggiungendola e chiedendole sottovoce se andasse tutto bene. Fece scivolare la sua mano in quella della più grande, che iniziò a rilassarsi e le annuì.

"Allora noi andiamo. Grazie dell'ospitalità, è stato un piacere conoscervi. Ciao." Fece la più piccola, parlando velocemente, aprendo la porta e trascinando la sorella maggiore fuori dall'abitazione degli Hansen.

"Che diavolo è successo? Mi sono allontanata trenta secondi e sembrava volesse aggredirvi." Chiese esterrefatta la padrona di casa. Le ragazze negarono con la testa, non avendoci capito nulla nemmeno loro.

"Beh di certo la piccola conosce il temperamento di Camila, avete visto come se l'è tirata via? Simpatica però. Aveva ragione tua madre, Dinah, sembra proprio adorabile." Rise Ally, sdrammatizzando, prima di incitare le altre a riprendere a studiare.


"Camilaaaa. Ehi, Camilaaaa." Urlò per i corridoi Ally prima di raggiungere la mora che le aveva evitate per tutta la mattinata, parandosi poi davanti a lei per fermarla.

"Cosa?" Sbuffò lei, incrociando le braccia al petto dopo aver tolto gli auricolari che purtroppo non riuscivano a tenere lontane le scocciatrici.

"Oggi studiamo di nuovo da Dinah, visto che tua sorella sarà di nuovo a giocare da Regina. Abbiamo pensato che così andasse bene anche per te." La mora alzò gli occhi al cielo.

"Come vi pare." Disse prima di tentare di allontanarsi.

"Aspetta." Ally le prese il polso per evitare che si allontanasse. Vide la reazione della mora, fortemente infastidita dal tocco, e lasciò la presa, seppur leggera. "Scusa." Mormorò. Quindi l'impressione che abbiamo avuto ieri, è giusta. Non le piace essere toccata. "Vuoi pranzare con noi?"

"No." Si voltò, allontanandosi. Ally sapeva che si sarebbe rifugiata sul solito muretto, a scrivere e fumare, mentre si isolava dal resto del mondo. Lo faceva sempre. La guardò andare via, soffermandosi con lo sguardo sul suo sedere, fasciato in un paio di jeans aderenti che ne esaltavano la forma.

"Ti ha rifilato l'ennesimo rifiuto, eh?" La prese in giro Normani, seguendo la traiettoria dello sguardo della biondina, e fermandosi anche lei a rimirare quel capolavoro.

"Già." Sbuffò. "Come se a voi andasse meglio! Comunque credo che oggi pomeriggio verrà. Ottima idea quella di stare da Dinah, così la incastriamo con la scusa della sorella."

"Ho sempre le idee migliori, baby." Normani le scoccò un bacio a stampo sulle labbra prima di incamminarsi con lei verso la mensa.


Camila sbuffò, innervosita dall'ennesima interruzione. Chi diavolo è ora? Si tolse una delle due cuffiette per cercare di capire cosa voleva quello scocciatore.

"Mi hanno detto che eri bella, ma non credevo tanto." Lei rimase immobile a guardare quel tipo che cercava di fare colpo su di lei. Era discretamente carino, avrebbe potuto rimorchiare qualsiasi ragazza, perché scocciare proprio lei? Lo analizzò meglio. Doveva avere almeno cinque o sei anni più di lei, cosa ci faceva lì? "Sei di poche parole, eh?" Le si sedette accanto, portandole una mano sulla guancia per lasciarle una carezza, ma nemmeno a dirlo lei si ritrasse, portando un po' di distanza tra i loro corpi. "Mi avevano detto anche questo, Camilita."

Lei si irrigidì, il suo sguardo si oscurò.

Le quattro ragazze che stavano entrando nel cortile si bloccarono ad osservare la scena, da una certa distanza. Non potevano sentire quello che si stavano dicendo, ma percepirono subito la tensione. Si scambiarono uno sguardo agitato. Quella situazione non piaceva a nessuna di loro.

"Sono Austin, probabilmente ti hanno già parlato di me.  Dovresti sapere chi sono, giusto?" Un sorriso malvagio coprì il suo volto mentre lo diceva.

La ragazza rabbrividì visibilmente, continuando a rimanere in silenzio. Cazzo, cazzo, cazzo. Lui si avvicinò nuovamente alla ragazza, portandole una mano tra i capelli per girarle violentemente il viso verso di lui. Austin ora la fissava minaccioso. "Non ti hanno insegnato le buone maniere, Camilita?" I suoi occhi erano neri di rabbia, e incutevano timore. La mora si morse la lingua per non emettere un fiato, nonostante il dolore che sentiva a causa della sua presa.

Toglile le mani di dosso, lurido viscido di merda. "Camila, eccoti qui. Ti stavamo proprio cercando." Improvvisò Lauren, trattenendo la rabbia e dirigendosi verso i due, subito seguita a ruota dalle amiche. Tirò mentalmente un sospiro di sollievo quando il ragazzo lasciò andare la mora e prese un po' di distanza. Lo sentirono rivolgersi ancora alla ragazza.

"Ci vediamo, Camilita." Sembrava molto più una minaccia, che una promessa. E il suo viso lo confermava. Poi si allontanò velocemente, senza degnare le nuove arrivate nemmeno di un sguardo.

"Ehi, tutto bene?" Chiese Dinah, avvicinandosi alla mora che era ancora sul muretto. Stava per metterle un braccio sulle sue spalle, ma lei si era già scostata.

"Tutto ok." Sminuì Camila, ma la voce le tremava, così come le sue mani. Le nascose nelle tasche del jeans per nascondere il tremore. Devo riprendere il controllo. Devo andare va. Devo allontanarmi. Subito. La sua mente continuava a lanciarle segnali d'allarme.

"Non mi sembra proprio che sia tutto ok. Chi era quel tipo, Camila? Cosa vuole da te?" La riprese rabbiosamente Lauren, alzando leggermente la voce. In un istante la mora fu faccia a faccia con lei, a pochi millimetri di distanza, mozzandole il fiato. Poteva sentire il calore e il profumo della sua pelle. Potrei baciarla. Pensò, anche se la situazione non era esattamente delle migliori, ma averla così vicina le smuoveva qualcosa nello stomaco.

"Stanne fuori. Non sono cose che ti riguardano." Le ordinò Camila, minacciosa. Anche se Lauren era più alta di qualche centimetro, fu intimidita dalla più piccola, che si scostò poi subito da lei, allontanandosi nervosamente dal gruppo. Ancora una volta erano tutte interdette.

"Alle 16 da Dinah." Le urlò dietro Ally, l'unica ad essere riuscita a riprendersi subito, mentre Lauren ancora non ricordava come si faceva a respirare.

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora