Capitolo 24

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"Accelera, Mani, ti prego." Lauren, seduta sul sedile del passeggero, stentava a parlare. Nella mente si ripetevano le immagini di Camila, i baci che si erano scambiate, dai più passionali ai più dolci. Ripercorse con la mente la notte che aveva passato a coccolarla, quando era stata male, e quando l'altra l'aveva fatta sua nella doccia la mattina dopo. Le lacrime le rigavano il viso, non provava nemmeno a fermarle. Un senso di oppressione le toglieva l'aria dai polmoni.

Normani sfrecciava per la strada, diretta a casa Cabello, mentre dai sedili posteriori Ally e Dinah, preoccupate, cercavano di capirci qualcosa di più. Ma Lauren non faceva altro che pregare Normani di andare più veloce, alternando a quella preghiera il nome di Camila smorzato dai singhiozzi.

Si fermarono ad un incrocio. Normani inchiodò vedendo un auto a tutta velocità che avrebbe potuto travolgerle, seguita da volanti della polizia e auto borghesi che erano lanciate al massimo.

"Sono loro. Seguile!" La voce angosciata di Dinah risvegliò le due che erano nei sedili anteriori. Lauren aveva creduto di esserselo immaginato, ma le parole di Dinah le confermarono che aveva davvero intravisto Camila accasciata sul sedile anteriore, con Sofi in braccio, pallida e sudata. Normani partì a tutto gas, seguendo la colonna di diverse auto. Il cellulare di Lauren prese a squillare incessante, facendola sussultare. Non si era accorta di averlo ancora tra le mani. Vedendo che si trattava di suo zio, rispose.

"Laur, che ti dice il cervello? Ti avevo detto di stare lontana." Il tono era nervoso. Evidentemente le aveva viste.

"Non posso, zio. Non ce la faccio. Scusami."



"Sof" sussurrò. Quasi non sentiva nemmeno lei la sua stessa voce, ma aveva troppa paura che Austin la sentisse. "Sof, quando sarà il momento, fai quello che ti dico e fidati di me. Hai capito?"

La bambina mosse la testa sul suo seno, e Camila tirò un respiro di sollievo. "Ricordati sempre che ti voglio bene." Trattenne dei singhiozzi, mentre sentiva la sua maglietta inzupparsi di lacrime, oltre al suo sudore. Pregò di restare lucida abbastanza da salvare sua sorella, e di averne l'opportunità. Sentiva la piccola stringerla forte, come se avesse capito anche lei che quello era un addio.

Altra curva, altro dolore. Chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo per scacciare le macchie nere che aveva nel campo visivo. Nel buio della sua mente, un paio di profondi occhi verdi le diedero la forza di reagire. Quanto avrebbe voluto dire addio anche a lei, darle un ultimo bacio, sentire di nuovo le sue braccia stringerla forte contro il suo corpo morbido ed accogliente. Altre lacrime si aggiunsero a quelle che avevano già rigato il suo volto. Sentiva il rimpianto di aver sfanculato tutto quella mattina, di averla allontanata, delusa.

Le sirene dietro di loro continuavano a riempire l'aria, mentre Alejandro imprecava e si agitava dai sedili posteriori. Austin invece era gelido, concentrato sulla guida.

Stavano arrivando ad un bivio che conosceva bene, lì Austin avrebbe dovuto rallentare, o si sarebbero ribaltati. Cercò di scacciare la confusione. Sentiva le forze venirle meno, ma doveva riuscirci. Se lo era promesso, se l'era giurato. Avrebbe salvato Sofi.

"Sof, stai pronta a saltare. E tieniti la testa. Andrà tutto bene. Ti voglio bene, piccola. Ti amo." Le lasciò un bacio sulla sommità del capo, trattenendosi per imprimere quegli ultimi istanti nella sua mente.

Sentì l'auto decelerare. Aspettò il momento giusto, mentre il cuore le batteva furioso contro le costole ancora doloranti. Ancora pochi istanti e probabilmente sarebbe finito tutto per lei, i pestaggi, il dolore, la vergogna, gli abusi sessuali, il disgusto. Aveva pensato più volte di farla finita, ma almeno così avrebbe salvato la sua piccola Sofia, quella che l'aveva tenuta a galla nell'ultimo anno, la sua gioia.

Ora!

Con il braccio destro aprì fulmineamente lo sportello, ignorando il dolore atroce. Gli diede una spinta col piede mentre spingeva la piccola fuori da tutta quella merda.

"Corri!" Le urlò mentre veniva strattonata all'indietro da una mano nei capelli.  Addio, Sof. Non ebbe il tempo di fare altro, la sua testa fu sbattuta con violenza contro il cruscotto mentre sentiva gli insulti di Austin e suo padre. 

"Fanculo." Mormorò prima di abbandonarsi alle tenebre e al dolore, perdendo conoscenza.



"Laur, devi recuperare la piccola Sofi, ok? La lascio a te."

"Ok." Accettò, anche se le provocava una stretta al cuore non continuare a seguirli. "Mani, ferma." Lauren scese al volo mentre la ragazza fermava l'auto, raggiungendo con pochi passi la bambina che, distesa a terra, piangeva singhiozzando. "Sofi, ti sei fatta male?"

"Kaki... Kaki..." Ripeteva la piccola. Lauren unì le lacrime alle sue, stringendola al petto.

"Ce la farà. Tranquilla, ce la farà." La prese in braccio, accarezzandole la schiena mentre Ally e Dinah l'aiutavano a risalire in auto.

"Non... non ci credeva ne-nemmeno lei." Scosse la testa la piccola.

"Che si fa?" Chiese Normani. Ormai li avevano persi. Lauren poggiò la guancia sulla testa di Sofi, dopo averle lasciato un bacio. Non capì perché, ma il suo cuore perse un battito. Non sapeva che le labbra di Camila pochi secondi primi si erano soffermate sullo stesso posto, con la stessa intensità.

"Andiamo a casa mia." Recuperò il cellulare dal cruscotto. Suo zio era ancora in linea. "Zio?"

"Laur, come sta la piccola?" Sentiva in sottofondo una donna piangere.

"È sconvolta. Sembra stare bene fisicamente, ha le mani sbucciate e le verrà qualche livido, ma credo che stia bene. Voi dove siete?"

"Ai limiti della città, stiamo cercando di stargli dietro."

"Non li perdete, vi prego."

"Ci stiamo provando. Quel bastardo ci sta seminando. Ti richiamo Laur. Porta la bambina al  sicuro."

"La porto a casa mia." Mormorò con un filo di voce. Non potevano perderla così. Lei non poteva perderla così. Non era pronta a dirle addio. Trattenne le lacrime. Doveva essere forte per Sofi. Camila l'avrebbe voluto. A questo pensiero il suo cuore affondò un po' più nel petto, facendole male. In auto l'unico rumore era il singhiozzare della bambina, ma tutte loro stavano piangendo silenziosamente, con il morale a terra.

Arrivarono davanti casa di Lauren, ma nessuna di loro ebbe il coraggio di scendere dall'auto. Dopo pochi minuti, Clara aprì la porta d'ingresso. Doveva aver sentito il rumore dell'auto nel vialetto. Si avvicinò all'auto, titubante. Le guardò, fissando poi gli occhi sulla piccola. E capì che doveva essere successo qualcosa a Camila. Aprì lo sportello, cercando di prendere Sofi, che si strinse più forte a Lauren, non volendola lasciare. La corvina scosse la testa, scendendo con la bambina in braccio ed entrando in casa. Qualche minuto dopo entrarono silenziosamente anche le altre, sedendosi accanto a Lauren sul divano, che confortava Sofia accarezzandola.

Clara si appoggiò al bracciolo del divano, passando una mano sulla schiena di Lauren e l'altra su quella di Sofi, che non accennava a lasciare la presa dalla corvina, o a spostare il viso dal suo petto.

Il cellulare di Lauren ruppe il silenzio, facendo sobbalzare tutte. Rispose con la voce rotta.

"Zio?"

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora