Capitolo 29

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Erano sedute fuori da quel reparto da due ore ormai, senza che nessuno si degnasse di dare loro nessuna informazione. Lauren era sull'orlo di una crisi isterica, aveva voglia di rompere tutto, entrare in quel cavolo di reparto e iniziare ad urlare con tutti. Un uomo uscì da quelle porte, portando un sacchettino con delle provette all'interno. Mentre la porta si richiudeva, poté osservare qualche istante all'interno. Beh, non si può certo dire che stiano con le mani in mano. Questo la calmò leggermente. Si stanno prendendo cura della mia Camz. Ti prego, fa' che si riprenda.

In quel momento Jack le raggiunse, con in mano un sacchetto, e nell'altra un piccolo vassoietto con dei bicchieri di carta.

"So che è un po' presto, ma ho preso la colazione. Credo che andrà per le lunghe." O almeno lo sperava. Un'attesa breve avrebbe significato solo brutte notizie. "Basta caffè, ho preso la cioccolata calda a tutti." Fece prendere un bicchiere ad ognuna, compresa la piccola Sofi, poggiando poi il suo sulla seggiola di metallo. Fece lo stesso con i cornetti, costringendole quasi a prenderne uno a testa, e poi a mangiarli. Non era bravo a prendersi cura delle persone, ma ci provava con gesti semplici.

Attesero ancora. Dopo circa mezz'ora uscì dal reparto un uomo sulla cinquantina, brizzolato, con gli occhiali e lo stetoscopio al collo, un camice aperto sulla divisa bianca.

"Cabello?" Chiese, guardandoli.

"Si, siamo noi."  Sinuhe si alzò in piedi, prendendo la mano di Sofi. Il medico gli fece segno di seguirlo all'interno. La donna si voltò verso Lauren, incoraggiandola ad andare con loro. La corvina non se lo fece ripetere, prendendo la mano libera di Sofi e stringendola nella sua.

L'uomo li condusse in un piccolo studio, invitandole a sedersi. Sinuhe e Lauren occuparono le due sedie, con la piccola che si arrampicò in braccio alla corvina. L'uomo prese posto alla scrivania, aprendo la cartellina che aveva in mano.

"Allora, signora Cabello. Prima di iniziare, è sicura che vuole che sentano anche le ragazze?"

"Mi tormenterebbero se non lo facessi. E comunque, hanno tutto il diritto di sapere come sta Camila. Quindi, dottore... come sta? Cosa è successo?"

"Le dico la sincera verità. Fino a un'ora fa più o meno, brancolavamo nel buio. Non avevamo idea di cosa le fosse accaduto, finché non ci è venuto un sospetto." Spiegò il medico. "Mentre delle infermiere la stavano cambiando, dai suoi jeans sono cadute delle pillole."

"Che pillole? Era droga?" Sinuhe cercò con lo sguardo Lauren per capire se sua figlia fosse caduta anche in quel brutto giro, ma la ragazza era sconvolta quanto lei.

"No, lei non si droga. Non..." Era senza parole, ma ci pensò il medico a togliere tutti i dubbi.

"No, sembravano dei normali antidolorifici, quindi abbiamo chiesto alla polizia di controllare i farmaci presenti nell'abitazione in cui è stata trovata per capire quale potesse aver preso. Hanno trovato parecchie confezioni di medicinali nel bagno dov'era lei. Ma erano tutte vuote."

"Cosa sta dicendo?"

"Abbiamo fatto un tossicologico, e sua figlia ha preso una quantità industriale di medicinali. È in overdose da farmaci." Le tre rimasero in silenzio, non potendo credere alle loro orecchie. "Sembra che la porta del bagno dove si trovava fosse chiusa dall'interno..." La faccia confusa di Sinuhe lo spinse a continuare. "Signora, sua figlia ha tentato di suicidarsi." Chiarì.

"Oh, mi hija." La donna portò le mani al viso, sconvolta, singhiozzando. Le ragazze erano altrettanto scosse e interdette, ma fu Lauren a rompere il silenzio.

"Beh, ora che sapete cos'ha, potete curarla, no? Si riprenderà, vero?" Chiese quasi con urgenza.

"Beh, non è così semplice signorina. Non sappiamo quanto tempo è rimasta senza respirare, non sappiamo se le funzioni cerebrali sono ancora attive autonomamente. Le stiamo facendo dei trattamenti, somministriamo antidoti per contrastare gli effetti di quei farmaci, ma non possiamo assicurarvi nulla. Le prossime 24-48 ore saranno indicative, se non cruciali. Dovremmo trasfonderle anche del sangue, ma ha un gruppo sanguigno raro e l'ospedale ha una grande carenza, lo richiederemo ad altri ospedali. Intanto se conoscete dei donatori di sangue che siano zero negativo, sarebbe utile."

L'uomo chiuse la cartellina, alzandosi. Evidentemente non aveva altro da dire.

"Possiamo vederla?" Chiese Sofi, parlando per tutte loro.

"Si, seguitemi." Fermò nel corridoio un'infermiera che era indaffarata di suo, e le chiese di portarle dalla signorina Cabello. Lauren alzò gli occhi al cielo, avrebbe potuto accompagnarle lui, ma forse per il medico era un'irritante incombenza. Quanto li detestava.

Entrarono nella camera, illuminata dall'alba. Un raggio di sole entrava solitario dalla finestra, puntando direttamente sul viso di Camila, che però in quell'istante non poteva provare fastidio. La quantità di tubi e macchinari che erano collegati a lei era impressionante. Sofi ne ebbe timore, lo dimostrò stringendo la mano di Lauren. L'infermiera si inginocchiò per essere all'altezza della bambina.

"Va tutto bene, queste cose servono per cercare di purificare il sangue di tua sorella, e a dirci come sta." Sofi annuì, ricevendo una carezza e un sorriso dalla ragazza, che poi le lasciò da sole.

Le ragazze ebbero un po' di timore ad avvicinarsi, con la paura di tirare qualche filo o qualche flebo. Sinuhe invece si avvicinò subito, accasciandosi sul petto della figlia, in lacrime. Non avrebbe mai immaginato di riabbracciarla in quelle condizioni.

Lauren sobbalzò quando si sentì un rumore più forte, guardandosi intorno per capire da dove provenisse.

"È il tuo cellulare." Le suggerì Sofi, ridacchiando nonostante la situazione. Lauren fu felice di averle strappato quel mezzo sorriso. Prese il cellulare dal jeans, rispondendo a bassa voce.

"Ciao Dinah." Ascoltò le parole dell'amica e poi la ragguagliò. "Si, siamo con lei." Ascoltò ancora un attimo, poi la bloccò. "Dinah, lei è in coma. Dopo ti spiego tutto. Siamo al Memorial Hospital." Riagganciò, dispiaciuta di aver dovuto dare una tale notizia a una delle sue amiche. Dinah avrebbe avvisato Normani ed Ally, e l'avrebbero raggiunte a breve.



Volevano rendersi utili in qualche modo, così Lauren ricordò cosa aveva detto il medico poco prima. Nessuna di loro conosceva il proprio gruppo sanguigno, ma erano in un ospedale, no? Un infermiere le accompagnò nella stanza delle donazioni, parlarono con il medico che c'era lì, spiegando la situazione.

"Basta una provetta di sangue, per determinare il gruppo. Se volete, facciamo subito il prelievo."

Nessuna di loro si tirò indietro. Risultò che proprio Lauren e Dinah fossero zero negativo, e si prepararono a donare il proprio sangue alla cubana. Oltre al cuore, anche il sangue. Sorrise la corvina, mentre l'ago, non tanto grande quanto credeva, le pungeva il braccio. Rise quasi di Dinah, grande e grossa, che faceva di tutto tranne guardare l'ago.

Cinque minuti dopo, mentre bevevano un po' di acqua in sala d'attesa, Lauren raccontò tutto quello che sapeva.

"Non posso credere che l'abbia fatto." Commentò Ally.

"Io invece la capisco. Nelle mani di quel tizio, che chissà cosa le avrebbe fatto, sapendo che non sarebbe mai tornata dalla sua famiglia... Non so se avrei fatto lo stesso, certo, ma ha una sua logica." Concluse Dinah.

Discussero ancora un po', aspettando qualche minuto prima di andare via e dirigersi verso la camera di Camila.

Diedero il cambio a Sinuhe e Sofi, lasciandole andare a riposare un po' visto che la piccola si reggeva a stento in piedi, stringendosi con affetto intorno alla cubana.

Non l'avrebbero lasciata più sola.

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora