Capitolo 23

867 42 6
                                    

Camila entrò in aula, con discreto ritardo. Il professore la guardò male, poi le indicò di raggiungere il suo posto, cosa che fece subito. Non voleva tornare a casa e rischiare di restare lì di nuovo con suo padre, o peggio ancora con Austin. Doveva solo evitare le ragazze. Sentiva i loro occhi puntarle addosso, sulla sua schiena, ma li ignorò, cercando di concentrarsi sulla lezione.

Restò sfuggente per tutta la giornata. Era quello che si era ripromessa, e lo avrebbe fatto, anche se ci stava soffrendo lei per prima. Quanto le mancavano. E le mancava lei, soprattutto. Lauren. La ragazza che le aveva fatto perdere la testa con la sua dolcezza, la sua bellezza, il suo carattere, la sua forza, la sua disponibilità. Tutto di lei l'aveva fatta impazzire, e ora non riusciva a fare a meno di quelle labbra carnose, di quegli occhi verdi. Quegli occhi verde smeraldo che in quel preciso istante la stavano osservando. Non poté fare a meno di incrociarli mentre usciva da scuola. Ruppe quel legame appena ne ebbe la forza, avviandosi verso la scuola di Sofi.

La sorella si lanciò tra le sue braccia, contenta di vederla. L'abbracciò, scacciando la malinconia che aveva sentito nelle ossa fino a quel momento. La prese per mano e tornarono a casa chiacchierando.



Lauren ripescò il cellulare dal fondo della borsa, trovando decine di chiamate e di messaggi di suo zio. Non perse tempo a leggerli tutti, capì che doveva trattarsi di qualcosa di importante, e lo richiamò velocemente. 

"Lauren, che cazzo di fine avevi fatto?"

"Eh? Ero a scuola, tolgo sempre suoneria e vibrazione. Che succede?"

"Qui le cose si sono mosse rapidamente. Devi tenere le Cabello lontane da casa, inventati qualcosa."

"Zio, Camila non è con me, sarà quasi a casa ormai."

"Cazzo." Lauren sentì confusione, poi capì che lo zio stava parlando con qualcun altro. Gli diceva di muoversi, ora.

"Zio, che succede? Zio?" Si passò la mano libera tra i capelli, con il fiato corto, agitata.

"Laur, stai lontana da lì, va' a casa di qualche amica, o fuori città se vi va, ma stai lontana da quella casa. L'FBI si sta muovendo con una squadra d'assalto." Sussurrò nel microfono del cellulare.

"Zio, ma Camila e Sofi"

"Staranno bene. Stai lontana da lì. Ti aggiorno quando sarà tutto finito." E riagganciò. Lauren era imbambolata, con il cellulare ancora fermo vicino al telefono, pallida. 

"Laur, tutto bene?" La richiamò Ally, avvicinandosi preoccupata.

"S-si. Devo andare." Fece un passo per allontanarsi, ma sentì la presa dell'amica sul suo polso. Decisa. Non se l'era bevuta, logicamente.

"Lauren. Che succede?" 

Come faccio a spiegargli tutto questo casino?

"C-camila. Lei... potrebbe essere in pericolo." Non stava solo balbettando, stava anche tremando.

"Andiamo."

"No, Ally, vado solo io. Potrebbe essere pericoloso, non vi voglio mettere nei guai."

"Laur, non ti faccio andare da sola."

"No, non andate da nessuna parte senza di noi." Parlò Normani, che era alle sue spalle. Dinah non aggiunse nulla, il suo volto parlava già al suo posto.

"Guido io, tu sei troppo agitata. Muoviamoci."



Camila entrò in casa, percependo subito la tensione nell'aria. La puzza di fumo la fece tossire, ma più che altro le misero agitazione le urla che sentiva dalla cucina.

"Vai in camera tua Sof, e chiudi la porta. Non uscire per nessun motivo." Sussurrò, sospingendola delicatamente verso la camera.

"No, Kaki, devo stare con te."

"Non ora, Sof. Vai." La bambina aveva un volto preoccupato e non si muoveva di lì. "Ora, Sofia!" Le urlò, mentre la porta della cucina si apriva e gli sguardi carichi di odio si fissavano su di lei. Questa è la fine. Si disse, rassegnata. Sperava solo che sua sorella non lo vedesse. "Vai." Mormorò quasi senza voce, lanciandole uno sguardo carico di amore, ma altrettanto triste. Sperò che sua sorella non vedesse i suoi occhi lucidi. La piccola, dopo attimi di incertezza, obbedì.

Austin si avvicinò minaccioso mentre Alejandro si poggiò contro lo stipite della porta, pronto a godersi lo spettacolo.

Il telefono del ragazzo prese a squillare quando si trovava a meno di un metro da Camila. Non le tolse gli occhi di dosso mentre rispondeva.

"Spero che sia importante." A Camila arrivò la puzza di whiskey, misto a sigarette. Vide come finiva di infuriarsi, glielo leggeva nella mascella rigida, nella postura, negli occhi. Riagganciò, voltandosi verso Alejandro. "Prendi la ragazzina, dobbiamo andare via. Ora." Ordinò.

"Cosa..."

"Non aprire bocca." Le prese il braccio, spingendola verso il muro dietro di lei. "Non un'altra parola. Chiaro?" Camila annuì, terrorizzata. Il ragazzo le strinse forte il braccio destro, prima di sbatterlo più volte contro l'angolo del muro. La ragazza si accasciò, sopraffatta dal dolore e dall'orrore. Le aveva appena rotto il braccio. Si morse la lingua per non urlare, mentre sentiva tutto diventare sfocato, confuso. Austin le tirò forte i capelli, poi un forte schiaffo in pieno viso che le ridiede coscienza. "Non ti azzardare a svenire." La fece tirare su, mentre Alejandro e Sofi ritornavano lì.

"In auto." Aprì la porta d'ingresso spingendo prima Camila all'esterno, barcollante. Sentì precisamente la canna di una pistola che premeva al centro della sua schiena.

"Austin, cosa sta succedendo?" Chiese Alejandro.

"Gli sbirri stanno venendo qui, con i federali. Dobbiamo sparire subito. Hanno un sacco di prove e testimoni contro di noi."

"Non ci prenderanno mai vivi. Ammazzala, lei non ci serve." Si riferiva a Camila.

"Mi farà da scudo." Spiegò l'altro, spingendola in auto, nel sedile del passeggero. "Anche la piccola avanti. Così possiamo controllarle entrambe."

Era chiaro che ormai quello che dava gli ordini era Austin. Era lui il capo. Fece salire Sofi in braccio a Camila, che stava sudando freddo per tenere a bada il dolore e cercare di restare cosciente. La piccola si accoccolò sul suo petto. Era sotto shock. Lo erano entrambe. Col braccio sinistro la strinse a sé, per cercare di confortarla. Devo proteggerla. Fosse l'ultima cosa che faccio, lei deve uscirne viva e stare bene. Era quel pensiero a tenerla ancora vigile.

Austin mise in moto l'auto. Vide in fondo alla strada diverse auto avvicinarsi, e capì che erano i federali. Partì sgommando, facendo alzare la polvere dal vialetto. Le auto accelerarono, alcune fecero partire le sirene e i lampeggianti, lanciandosi all'inseguimento.

"Come facevi a saperlo?" Ringhiò Alejandro dal sedile posteriore.

"Pago profumatamente dei poliziotti per tenermi informato, caro Alejandro. Non sono uno sprovveduto ragazzetto, come avrai capito."

Cambiò strada senza rallentare. Camila strinse gli occhi per il dolore al braccio che ad ogni curva e ad ogni sobbalzo la torturava. Le lacrime bagnavano il volto delle due sorelle, che si stringevano l'una all'altra in cerca di conforto e coraggio.

All'ennesima curva, Camila riuscì a concepire come avrebbe potuto salvare sua sorella.

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora