Capitolo 30

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Erano trascorsi due giorni, e Camila era ancora in quel letto di ospedale. C'erano stati cambiamenti positivi, ma i medici continuavano a ripetere loro di non farsi troppe speranze.

"Anche se respira autonomamente, non vuol dire che si sveglierà." Quel medico spocchioso, che le aveva ricevute appena Camila arrivò in ospedale, glielo aveva ripetuto per l'ennesima volta. Non aveva alzato nemmeno gli occhi dalla cartelletta. Nella sua voce c'era indifferenza. Il medico aveva spiegato che aveva un ematoma che premeva sul cervello, e non sapevano quali problemi potesse portare.

Ma io so che ce la farai, Camz. Me lo sento, che stai lottando per tornare indietro da me, da noi... Pensò Lauren, stringendo la mano sinistra della mora. Non l'avevano lasciata sola nemmeno un minuto, c'era sempre stata una di loro, o Sofi con sua madre. Volevano esserci quando si fosse svegliata. Perché ti sveglierai, vero piccola?

Vedere di nuovo il suo viso, senza quei tubi che le uscivano dalla bocca, era un sollievo. Un cerotto le copriva la ferita sulla fronte, il viso aveva perso la pallidezza iniziale. Le aveva messo il burrocacao per le labbra screpolate, e ogni tanto le bagnava con una garzina imbevuta d'acqua per evitare che si rovinassero. Sembrava semplicemente riposare. E tolto il gesso al braccio, non aveva altro esteriormente.

Intrecciò le dita con le sue. Un gesto che avrebbe voluto fare tante volte in precedenza, ma era sempre stata bloccata da qualcosa. Ora che aveva accettato i suoi sentimenti, e che li aveva esternati anche alle sue amiche, non si sarebbe più fatta condizionare da nulla. Fissò la mano rilassata tra la sua, ma anche così sentiva che il gesto era perfetto, intimo, pieno di amore.

"Ti vado a prendere un caffè, Laur..." Normani la distrasse dai suoi pensieri. L'amica aveva scelto di restare con lei la notte, probabilmente la vedeva troppo abbattuta. Le accarezzò la schiena, comprensiva, prima di abbracciarla. Tentò di ricambiare l'abbraccio, ma qualcosa glielo impedì. Voltò lo sguardo alla mano che teneva intrecciata con quella di Camila, e si rese conto che non era più rilassata, ma stringeva la sua mano leggermente, come stava facendo lei poco prima.

"Camz..." Mormorò. Ora anche l'attenzione di Normani si era spostata sulla cubana. Aveva ancora gli occhi chiusi, ma la respirazione era più veloce, sul viso una smorfia di dolore. Alcuni allarmi presero a suonare, facendo spaventare le due.

"Mani, chiama qualcuno." Mormorò con un filo di voce Lauren. Che sta succedendo?  Aveva paura, ma la mano... quella stretta, c'era ancora. Normani uscì nel corridoio silenzioso, agitata quanto lei.

"Camz, piccola, che succede? Stai tornando da me? Dimmi che stai tornando da me..." La pregò con la voce strozzata. Il torace della cubana si alzava e abbassava troppo velocemente, e questa cosa la spaventò. "Va tutto bene, è tutto finito. Te lo giuro, nn ti accadrà più nulla. Torna da me." Strinse più forte la presa sulla mano dell'altra.

Tolse lo sguardo dal torace, alzandolo sul viso della ragazza. Boccheggiò quando incrociò lo sguardo con quello spaventato di Camila. Quegli occhi marroni che tanto amava, erano finalmente aperti, e la fissavano sconvolti. I suoi, invece, si riempirono di lacrime di felicità, e trattenne i singhiozzi, cercando di rassicurarla mentre si alzava per avvicinarsi di più. Sentì la porta alle sue spalle aprirsi.

"Va tutto bene." Le ripeteva, mentre la voce stupita di Normani chiamava il suo nome, felice. Lauren le accarezzò i capelli, mentre la stretta delle loro mani intrecciate si faceva più salda. L'infermiera che aveva seguito Normani silenziò i vari allarmi, spostando la sua attenzione sulla paziente.

"Ragazze, potreste uscire un attimo? Arriverà il medico a visitarla." Si scusò. Gli occhi di Camila  erano terrorizzati, ma non aveva detto ancora nulla. Lauren sostenne il suo sguardo, senza distoglierlo nemmeno un solo istante.

"Ci dia ancora qualche attimo, è spaventata." L'infermiera annuì, uscendo.

"Camz, ehi, tranquilla... Sei in ospedale. Ci siamo noi con te."

Sentì la ragazza allentare la presa sulla sua mano, e capì che cercava di sciogliere la stretta. La lasciò fare. Camila socchiuse leggermente le labbra, e dopo qualche istante, con un filo di voce, riuscì a pronunciare poche, sconvolgenti parole.

"Ch-chi siete?" Chiese fissando spaventata Lauren e Normani, che si scambiarono uno sguardo allibito.



Mentre i medici la visitavano, Lauren e Normani avvisarono Sinuhe e Sofi, e Dinah ed Ally. Le quattro si erano precipitate in ospedale e ora si stavano avvicinando a loro.

"I medici la stanno visitando." Lauren spiegò la loro presenza nel corridoio. Era contentissima che Camila si fosse svegliata, ma la preoccupazione per le parole della cubana non le facevano godere a pieno questo sentimento. Dopo qualche attimo, passato a scrutare Lauren e Normani, Dinah fece la domanda cruciale.

"Perché non vi vedo entusiaste? Cosa è successo?"

Lauren si voltò a fissare la porta della stanza, non riuscendo a parlare per via del groppo che aveva nella gola. Sentì Normani prendere un respiro profondo, prima di spiegare l'accaduto alle altre. Questo smorzò anche il loro buonumore, ma fu Sofia a spezzare il silenzio.

"Non fa nulla, anzi... forse è un bene che non ricordi nulla. L'importante è che sia sveglia." Attirò tutti gli sguardi su di sé, compreso quello amorevole di sua madre.

"Mi hija, quando sei cresciuta così tanto?" Chiese, stringendola in un abbraccio.

Dei medici lasciarono la stanza della cubana. Uno di loro bloccò Sinuhe e le altre prima che entrassero, comunicando loro della perdita di memoria, non sapendo se si trattasse di una situazione momentanea o definitiva. Le donne annuirono, prima di entrare in camera. Camila era sdraiata a letto, con lo schienale tirato su, e si guardava intorno spaesata e impaurita. Era molto più calma rispetto al risveglio. Fissò il gruppo con i suoi occhioni marroni, soffermandosi un attimo di più nello sguardo di Lauren. 

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora