Capitolo 32

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Camila crollò poco dopo, addormentandosi mentre ascoltava le due chiacchierare del più e del meno, tranquille e spensierate, davanti alla tv accesa nella sua camera. I bip regolari dei monitor avevano avuto su di lei un effetto soporifero.

Si svegliò in piena notte, nuovamente agitata, i palmi e la fronte sudati, in tachicardia. Cercò con lo sguardo occhi verdi, trovandola subito nella semioscurità. Era rivolta col viso verso la finestra, illuminata dalle luci dei lampioni, osservava qualcosa al di là del vetro e non si era accorta di lei. La osservò, o meglio, ammirò il suo profilo, ritrovando leggermente la calma. Lanciò un'occhiata alla stanza. L'altra ragazza, (Normani?) dormiva profondamente su una sdraio, mezza coperta da un lenzuolo. Ritornò con lo sguardo a Lauren, ancora assorta nei suoi pensieri profondi, e si meravigliò di sentire la propria voce richiamarla, un po' meno rauca rispetto al pomeriggio.

"L-Lau." La corvina si girò spaventata, poi le sorrise vedendola sveglia. Un sorriso dolce.

"Camz... non riesci a dormire?" Lauren si avvicinò per sedersi sul bordo del letto, ma Camila l'anticipò, scostando le lenzuola e facendole spazio accanto a lei. Si rese conto solo dopo del suo gesto, arrossendo sotto lo sguardo profondo di Lauren.

"Sc-scusa." Distolse lo sguardo, pensando di averla messa a disagio, ma subito dopo sentì il materasso abbassarsi sotto il peso della corvina. Camila non sapeva come comportarsi, non sapeva che tipo di rapporto loro due avessero. Sapeva solo che la voleva lì in quel momento, e non avendo precedenti nella sua testa, decise di assecondare il suo corpo. Lauren si sdraiò vicino a lei, cingendole le spalle con il braccio, e lei si accoccolò sul suo petto, per quanto quel gesso al braccio glielo permettesse.

"Non è la prima volta che ci accoccoliamo così, forse è per questo che ti è venuto così spontaneo." Le sorrise Lauren, iniziando ad accarezzarle i capelli. Camila la osservava senza parlare, come aspettando. I medici avevano detto a tutte loro di non dare troppi dettagli del suo passato alla paziente, per evitare di sovraccaricarla o confonderla. Intrecciò l'indice in una ciocca di capelli, voleva essere d'aiuto e non complicare la situazione.

"Q-quindi... mia s-sorella..." parlava ancora piano, per colpa del fastidio alla gola. "aveva ragione?" Sorrise, mentre Lauren la stringeva di più a sé, ma senza farle male.

"Beh, diciamo che ha intuito qualcosina..." L'altra non si sbilanciò più di tanto, trattenendo un sorrisino. Si voltò per osservare meglio Camila, che la sorprese baciandole dolcemente le labbra. Chiusero entrambe gli occhi a quel contatto, sentendolo così giusto, e rassicurante. Si strinsero di più l'una all'altra, baciandosi nuovamente. Tanti piccoli baci si trasformarono in uno pieno di passione, che lasciò entrambe a corto di fiato.

"Anche q-questo." Vide lo sguardo confuso di Lauren, e Camila fece uno sforzo per continuare. "Mi è venuto sp-spontaneo." Sorrise, lasciandole un altro bacio a stampo. Si sentiva al sicuro tra quelle braccia. Rapidamente, la stanchezza riprese possesso del suo corpo, e si addormentò con la testa sul torace di Lauren, che continuò ad osservarla, e ad accarezzarle i capelli fino a quando non si addormentò anche lei.



Erano trascorsi tre giorni. Nonostante la memoria di Camila non avesse avuto miglioramenti, quel mattino sarebbe tornata a casa. Si sentiva bene fisicamente, a parte qualche fitta al braccio ingessato. Aveva solo timore perché non sapeva cosa aspettarsi fuori di lì. Quei tre giorni erano stati routinari, e addormentarsi e svegliarsi tra le braccia di Lauren era la parte migliore della giornata.

Sua madre e sua sorella entrarono in camera mentre le due erano ancora accoccolate a letto insieme. Arrossirono entrambe sotto lo sguardo stupito di Sinuhe e divertito di Sofia.

"Ti abbiamo portato qualcosa da mettere per tornare a casa. Noi andiamo a prendervi la colazione." La piccola lasciò uno zaino e tirò fuori dalla stanza la madre.

"Tua sorella mi uccide."

"Si, devo dire che sembra proprio forte." Ridacchiò l'altra.

"Lo è in tutti i sensi... e lo ha imparato da te." Disse Lauren alzandosi dal letto. Recuperò lo zaino con i vestiti, avvicinandolo alla cubana. "Sono qui fuori, chiamami quando hai fatto." Le lasciò un bacio sulle labbra e uscì. Non voleva affrettare le cose, anche se la desiderava da morire, ma sentiva che stavolta era diverso, potevano costruire qualcosa di bello senza avere paura di nulla, e voleva farlo per bene. Sentiva che Camila, insieme ai suoi ricordi, aveva perso anche una parte di tristezza, si lasciava avvicinare dalle persone ed era più spontanea. Non le aveva ancora detto cosa provava per lei, non ne aveva avuto ancora il coraggio.

"Cazzo." Sentì dopo un po'. Era la voce di Camila che proveniva dall'interno.

"Camz... Ehi, tutto bene?" Chiese preoccupata. La voce della cubana le arrivò ovattata e agitata, mentre un rumore sordo rimbombò nella stanza.

"Lau... Potresti entrare?" Non se lo fece chiedere due volte, pensava già al peggio. Una risatina lasciò le sue labbra quando si rese conto della situazione.

"Cosa diavolo ridi? Dammi una mano, sono incastrata." La voce irritata di Camila la fece ridere ancora di più. Era di spalle, con la schiena nuda, le mani e la testa infilate in una felpa, ma evidentemente era troppo piccola per il gesso, così era rimasta a metà strada.

"Smettila di smanacciare, ti aiuto, ti aiuto." Ridacchiò Lauren, raggiungendola. Chiuse gli occhi per un istante, avvertendo il calore della schiena nuda dell'altra. Cercò poi di concentrarsi. "Togli prima il braccio senza gesso." La aiutò a sfilarlo. "Ora la testa." Si, quella felpa era decisamente piccola. Camila era quasi libera, ormai, mancava il braccio ingessato che non ne voleva sapere di uscirne dal capo. "Aspetta, io tiro la felpa e tu sfili il braccio. Ma come accidenti hai fatto ad incastrarti così?"

Camila si voltò per potersi muovere meglio, e Lauren non riuscì a non fissare il suo seno nudo, sentendo l'eccitazione pulsarle nel basso ventre. Camila ridacchiò seguendo il suo sguardo, mentre sentiva i capezzoli inturgidirsi. Non sapeva fino a che punto era arrivata con Lauren, sperava di non spaventarla. Ma quello che le leggeva negli occhi era puro desiderio, di questo era sicura. I respiri di entrambe erano più affannosi, si avvicinarono facendo sfiorare le loro labbra.

La voce di Sofi interruppe il momento, facendole sospirare. Da una parte c'era il sollievo che non fossero entrate in quel momento, e avessero invece chiesto il permesso; dall'altra parte c'era il dispiacere di interrompere quel momento tra loro.

"Un attimo." Riuscirono finalmente a togliere la felpa. Camila fissò stupita Lauren che si sfilava la propria, rimanendo con una maglietta a mezze maniche. "Ci sono mia madre e mia sorella proprio dietro la porta." Sussurrò Camila, leccandosi inconsciamente le labbra. Lauren rise ancora una volta, scuotendo la testa e iniziando ad infilare la sua felpa sul braccio ingessato. "Oh." La corvina alzò gli occhi al cielo quando la mora capì. L'aiutò ad indossarla, con delicatezza, lasciando poi scivolare le mani sui fianchi dell'altra.

"Grazie per lo spettacolo." La prese in giro prima di lasciarle un bacio, e ricevere un colpo sulla spalla.

"Potete entrare." Le due le raggiunsero, portando la colazione per tutte. Sofia fissò la felpa che indossava Camila, poi Lauren, e di nuovo la sorella. "Non iniziare, quella che mi avete portato non mi entrava con il gesso, e Lauren mi ha prestato la sua felpa." Perché si giustificava con la sua sorellina? Sarebbe stato più naturale farlo con sua madre. Ma c'era qualcosa di strano nel rapporto con sua madre, anche se non riusciva a capire cosa. Forse non andavano d'accordo prima dell''incidente'? E suo padre? Non c'era? Nessuno lo aveva mai neppure nominato, mai un cenno sulla sua esistenza. Cosa si era persa, insieme ai suoi ricordi? Com'era finita in ospedale? Come si spiegava il braccio rotto, e i lividi che aveva visto nei giorni precedenti? E quella cicatrice sul braccio?

Si rese conto di essersi persa ancora una volta nella propria mente, nei propri pensieri. Aveva bisogno di risposte, chi avrebbe potuto fornirgliele?

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora