Capitolo 12

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Lauren sbruffò nel silenzio di casa sua. Erano ormai le due di notte, e non riusciva a prendere sonno, girandosi e rigirandosi nel letto, la mente lambiccata su Camila e la sua situazione. La preoccupazione la teneva sveglia, irrimediabilmente. All'ennesimo sbruffo, decise di alzarsi e andare a bere in cucina, riflettendo. Doveva fare qualcosa per aiutarla, ma non sapeva come muoversi. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno, e all'improvviso capì cosa fare. Prese il cellulare, indecisa.

Chiamò l'ultima persona che immaginava di sentire quella notte, una persona che non contattava da tempo. Il telefono squillò tre volte, prima di sentire la voce arrochita dalle sigarette di un uomo dall'altra parte della cornetta.

"Ehi, piccola." Tossì l'altro, prima di avere una voce che giudicò accettabile. "Non mi aspettavo di sentirti. Cosa succede?"

"Ho bisogno di un favore." Esordì Lauren, illuminata solo dalla luna che trapassava la finestra della cucina.

"Sai che ha un costo." Ribadì lui con tono deciso, mentre lei annuiva, nel silenzio della cucina, guardandosi intorno per assicurarsi di essere ancora sola. Sospirò, conscia di non avere altra scelta. Probabilmente in quel momento era l'unica possibilità di aiutare la mora e la sua sorellina.

"Dimmi il tuo prezzo."


"Ehi Lau." La squadrò Dinah. "Mamma che faccia, hai due occhiaie che sembrano due borse per la spesa."

Come se non me ne fossi accorta stamattina.

"Si, Dinah, ce l'ho anche io lo specchio a casa. Grazie comunque." Le rispose acidamente.

"Uuuuuuh qualcuno sta frequentando un po' troppo una certa cubana, e inizia ad assumerne i comportamenti, vedo." Alzò gli occhi al cielo. "A proposito, poi sei passata dalla nostra 'amichetta'?"

"Ah si, si scusa, ma è a letto con la febbre."

"Camila Cabello che si scusa? Questa è bella!" Rise la più alta. Lauren la fulminò con lo sguardo, facendola smettere immediatamente. "Ok, vuol dire che la febbre deve essere bella alta." 

"Mi ha chiesto di passare a prendere la piccola Sofi per farla venire da te di pomeriggio. Per voi va bene?"

"Certo, Regina ne sarà entusiasta." Terminò Dinah, mentre Normani parcheggiava davanti all'edificio scolastico. Le lezioni furono una noia, e Lauren era con la testa da tutt'altra parte per poterle seguire. Sentì la vibrazione del cellulare nella tasca dei jeans, e corse in bagno per rispondere alla chiamata in questione.

"Pronto." Rispose trafelata, sperando che dall'altra parte non avessero messo giù.

"Ciao, piccola." Di nuovo quella voce, ora meno roca, ma comunque profonda.

"Ciao." Rispose secca. "Hai le informazioni che ti ho chiesto?"

"Oh si, devo dire che le mie ricerche sono state molto proficue. Posso chiederti cosa ti ha spinto a farmi queste richieste?"

"Non puoi. È personale. Allora, cos'hai scoperto?"

"Prima il pagamento, piccola. Sai dove abito, quando vuoi sono qui." L'uomo dall'altro lato della cornetta riattaccò senza aggiungere altro. Lauren digrignò i denti, innervosita. Lo fai per Camila. Si ripeté come un mantra. È l'unico che può darle una mano, per quanto non ti piaccia.

Rientrò in aula, beccandosi le occhiate incuriosite delle sue amiche, scosse la testa facendo un sorriso che risultò alquanto finto, prima di riprendere posto. Cercò di non pensare a quando avrebbe incontrato di nuovo quell'uomo, dopo tanto tempo. Non era certa che contattarlo fosse stata la scelta giusta. Ally la scosse dai suoi pensieri. Erano tutte attorno a lei, l'aspettavano per il pranzo.

"Lauren, cosa sta succedendo? Oggi sei qui fisicamente, ma mentalmente sei stata assente per tutto il tempo."

Impiegò il resto della giornata scolastica a convincere le sue amiche che andava tutto bene. Non ci credettero, naturalmente, ma preferirono non approfondire. Ne avrebbe parlato al momento giusto. Lauren avrebbe voluto metterle al corrente della situazione, ma non voleva perdere la fiducia della cubana, e d'altra parte non voleva far preoccupare le sue amiche per Camila e per sé stessa. Quindi non aprì il discorso.

"Vado a prendere Sofi, ci vediamo da Dinah tra poco." 

"Possiamo venire con te, così vediamo come sta Camila." Propose Normani, facendole cenno di salire in auto.

"Ma..."

"Sali." Lo sguardo delle amiche non ammetteva repliche. Cazzo. Devo avvisare Camila.

Salì in auto, e senza dare nell'occhio scrisse rapidamente un messaggio alla cubana.

STIAMO venendo a prendere Sofi. Non sono riuscita a fermarle.

La vibrazione l'avvisò di aver ricevuto un messaggio. Lo aprì, convinta di trovare la risposta della ragazza, ma non era così.

Ti aspetto a casa mia. Non pensarci troppo... Ho delle informazioni succose per te. 

Stronzo. Ma aveva bisogno di quelle notizie, potevano essere importanti, quindi sapeva che sarebbe andata. Normani parcheggiò l'auto nel vialetto di casa Cabello, invitandole a scendere. Lauren sentiva una forte agitazione, ma aveva le mani legate. Sperava che Camila avesse letto il suo messaggio e trovato un escamotage per non farsi vedere in quelle condizioni.

Bussarono alla porta, che si aprì dopo pochi istanti. Sofi si buttò tra le braccia di Lauren, contenta di vederla. Indossava già il suo zainetto.

"Andiamo?" Chiese titubante, vedendo anche le altre ragazze lì.

"Si, volevamo solo salutare Mila e vedere come sta." Le spiegò Dinah, abbassandosi alla sua altezza per salutarla con un bacio sulla guancia.

"Oh, Kaki... Lei ha la febbre alta, e in questo momento è chiusa in bagno a vomitare."  La ragazzina si guardò la punta delle scarpe cercando di non far capire che si trattava di una bugia. Lauren sorrise, era davvero convincente.

Le ragazze fecero una smorfia e si convinsero a tornare in auto. Mentre salivano, Sofi chiese innocentemente a Lauren se potesse andare in casa per prenderle una maglietta che aveva lasciato sul letto di sua sorella. La corvina annuì, scusandosi con le ragazze e raggiungendo rapidamente la casa. Entrò, chiamando l'altra per avvisarla della sua presenza.

Girò l'angolo del corridoio e si ritrovò spinta contro il muro, le mani bloccate al lato del suo corpo e le labbra morbide di Camila sulle sue. Sorrise nel bacio, lasciando che l'altra lo approfondisse subito, e ricambiando. Non se lo aspettava, ma cavoli se era gradito! Gemette quando la cubana le morse il labbro inferiore, intrappolandolo tra i suoi denti prima di succhiarlo.

Il cuore sembrava volerle esplodere nel petto, l'aria si era rarefatta. Camila si staccò, leccandosi le labbra, come a voler assaporare ancora quel bacio.

"Credevo che non saresti entrata." Ammise, liberando la corvina dalla sua presa che le era costata anche un po' di dolore fisico.

"Non mi sarei mai persa l'occasione di vederti." Ammise Lauren, facendo alzare gli occhi al cielo alla cubana.

"Non esagerare, Jauregui." Rise Camila. Era bello vedere di nuovo un sorriso su quel volto tormentato. "Ora vai, prima che le ragazze inizino a sospettare qualcosa."

"Giusto. Le ragazze." Si voltò per tornare sui propri passi, prima di essere richiamata dall'altra.

"Laur..."

"Si?" Chiese, voltandosi con un sorriso. Si aspettava un altro bacio.

"La maglia di Sofi. E togliti quel sorrisetto dalla faccia, prima di uscire."

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora