Capitolo 25

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"Finalmente li abbiamo seminati!" Rise Alejandro, dando una sonora pacca sulla spalla del ragazzo, senza notare lo sguardo infastidito che gli rivolse il giovane. "Accosta, così ci liberiamo di" fece una faccia schifata guardando Camila, svenuta sul sedile passeggero "questa schifosa troietta. Muoviti."

"Se ci fermiamo ora, rischiamo di farci beccare. Dobbiamo allontanarci. Ho degli amici che possono nasconderci per qualche giorno, e poi farci uscire dallo Stato." Spiegò con calma e fastidio il ragazzo, come se stesse parlando con un bambino di tre anni.

"Allora dovremo pulire i sedili." Alejandro prese la pistola che aveva nascosto nei pantaloni, prima di lasciare la casa, e la puntò sulla fronte della ragazza ignara, togliendo la sicura.

"Alejandro. No." Lo bloccò il ragazzo con uno sguardo a dir poco infuriato.

"Cosa? Non vorrai lasciarla viva?"

"Non ho ancora finito con lei. Ricorda, sono io a decidere chi vive e chi muore. E ti assicuro che lei morirà, ma soffrirà tanto, prima di allora."

Alejandro non vedeva l'ora di liberarsi di quella stupida ragazzina. L'aveva odiata dal momento stesso in cui aveva saputo del suo concepimento, e il suo odio era cresciuto di giorno in giorno. Non ne sopportava più nemmeno la vista. Gli aveva rovinato la vita. E lui la rovinava giorno per giorno a lei. Occhio per occhio. Ma era ora di finirla una volta per tutte.

Ponderò se lasciarla vivere ancora qualche giorno o meno, per accontentare il suo nuovo socio.

La sua risposta era no.

Schiacciò la pistola forte sulla tempia di sua figlia, deciso a fare fuoco e liberarsi una volta per tutte di quel fardello. Aveva aspettato anche troppo per i suoi gusti.

Austin frenò di botta, fermando l'auto e sfoderando fulmineamente la sua pistola contro l'uomo. I suoi occhi erano quelli di un pazzo.

"I. Miei. Ordini. Non. Si. Discutono." Scandì le parole con rabbia. "Mai." Aggiunse. Alejandro restò fermo un attimo, poi spostò la pistola puntandola verso il ragazzo, furioso anche lui.

"Chi ha detto che comandi tu, ragazzino? Zitto e riprendi a guidare." Voleva ristabilire l'ordine naturale delle cose. Era lui il capo, era sempre stato lui. Austin gli serviva solo per allargare i suoi traffici.

Il ragazzo fece una risata sarcastica, ma i suoi occhi rimasero gelidi. Schiacciò il grilletto, schizzandosi di sangue e materia cerebrale. Lo guardò disgustato. Sapeva che era diventato inutile, avrebbe voluto tenerlo per usarlo in caso di bisogno, ma un uomo che non lo rispettava, che metteva in discussione i suoi ordini, era un uomo morto. Come Alejandro Cabello, al momento. Per le donne era tutt'altro discorso. Prima poteva divertirsi con loro. Il suo sguardo si spostò su Camila, ancora incosciente. Si leccò le labbra. Aveva un corpo da urlo, e amava scoparla con violenza, mentre lei si dimenava e piangeva. Si, se la sarebbe goduta un altro po', prima di ammazzarla.

Scese veloce dall'auto, tirò fuori dall'auto il corpo senza vita di Alejandro, lasciandolo al centro della strada.

"Che il diavolo ti porti, Cabello. Stupido uomo." Gli sputò addosso, non preoccupandosi del fatto di lasciargli il suo DNA addosso. Tanto sapevano che era stato lui. Risalì in auto, sfrecciando via veloce.



"Laur..." 

La ragazza restò in silenzio, chiudendo gli occhi e respirando profondamente. Non aveva il coraggio di chiedere nulla. Dimmi che l'avete trovata. Dimmi che sta bene, che è con te. Ti prego.

"Laur..." Suo zio non sapeva come andare avanti, così cambiò discorso dopo un estenuante silenzio. La sua voce era dispiaciuta. "Dove siete? Sei con Sofi?"

"Si, siamo a casa." Gli rispose, soffocando la voglia di piangere. Sentì le dita di Sofi stringere ancora di più la sua vita. Dimenticava quanto fosse sveglia quella bambina, probabilmente aveva capito già tutto.

"Siamo quasi lì, vi raggiungiamo." Lauren non notò l'utilizzo del plurale. Lasciò uscire un sospiro, mentre il telefono le scivolava quasi dalle mani. Nessuno spiaccicò parola, finché non sentirono il rumore di un auto nel vialetto, seguito poi da due sportelli che si chiudevano, e veloci passi che raggiungevano la porta. Clara si alzò dal bracciolo del divano, dove era rimasta per dare conforto a sua figlia, e aprì la porta.

Non vedeva suo cognato da quasi un anno, non era cambiato quasi per nulla. Anche se l'ultima volta che si erano visti, c'era stato un brutto litigio, non era quello il momento di chiarire. Si spostò, lasciando entrare lui e la donna bionda che lo seguiva. La guardò con curiosità. Curiosità che aumentò quando riconobbe quei grandi occhi, marroni, tristi e malinconici. Erano gli occhi di Camila e Sofia. Restò spiazzata. Notò la lunga cicatrice che correva lungo la fronte, vicina all'attaccatura dei capelli, ed arrivava alla base dell'orecchio.

"Sofi..." La voce rotta della donna ruppe il silenzio, mentre rapidamente raggiungeva la bambina, inginocchiandosi di fronte a lei.

La bambina voltò leggermente la testa, allontanandola per la prima volta dal seno di Lauren da quando si era buttata tra le sue braccia. Era confusa. Quella era... era la voce di sua madre? Ma non era possibile. Sua madre era in coma per colpa del padre, dopo quella terribile notte, tutti dicevano che non si sarebbe mai più risvegliata. Fissò i suoi occhioni rossi e lucidi in quelli di quella donna, mentre rafforzava la presa sulla vita di Lauren. Com'era possibile? Forse stava immaginando tutto.

Gli occhi di sua madre, altrettanto rossi e lucidi, nonché preoccupati, la scrutavano da vicino, aspettando una sua reazione. Una carezza sul braccio le fece capire che non stava immaginando un bel niente. Sua madre era lì, si era svegliata. Quando lo accettò, il suo primo pensiero fu: Devo dirlo a Kaki. Kaki. La sua Kaki, la sua sorellona. Kaki non era lì. Kaki le aveva quasi certamente salvato la vita, spingendola fuori da quella macchina in corsa. Kaki ne avrebbe pagato le conseguenze, lo sapevano entrambe. Kaki le aveva detto silenziosamente addio, e non avrebbe mai saputo che la mamma era viva, ed era tornata da loro. Realizzò tutto ciò in una frazione di secondo, restandone sopraffatta.

La vista le si oscurò mentre sveniva tra le braccia di Lauren, e le voci attorno a lei si spegnevano insieme a tutta quella angoscia, insieme a tutto quel dolore.

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora