"Camila!" Esclamò senza fiato Lauren. La mora sussultò, scossa dalla sua presenza, fissando gli occhi nei suoi.
"Che" La mora provò a parlare, ma era senza fiato. "Che ci fai qui?" Riuscì a dire infine, lanciando un'occhiataccia a Sofi.
"Non dare la colpa a lei, non voleva farmi entrare." La discolpò la corvina. "Che ti è successo?" Chiese osservando la ragazza di fronte a lei, che sospirò.
"Sofi, vai a giocare in camera tua?"
"Non sei arrabbiata con me, Kaki?"
Camila sospirò. "No, stai tranquilla. Ora vai." La convinse ad uscire, poggiandosi allo stipite della porta con sofferenza. Dava le spalle alla corvina, cercando un modo per spiegare tutto quello, senza però dover dire la verità.
"Camz..." Le si avvicinò l'altra ragazza, sfiorandole la spalla con la mano, facendola sussultare. Non era abituata alle carezze.
"Lauren, che ci fai qui?" Le chiese senza voltarsi, con un tono distaccato. Provava vergogna a mostrarsi così, e quello era il suo unico scudo.
"Eravamo preoccupate, sia tu che Sofi siete sparite dalla circolazione." Si interruppe per un attimo. "Chi ti ha ridotta così?"
"Stanne fuori, Laur." Si portò una mano al fianco, tenendolo per il dolore con la mano destra. Teneva il braccio sinistro fermo lungo il corpo, avvolto in una fasciatura improvvisata.
"Siediti però. Fammi vedere." La fece voltare piano, poi la guidò, apprensiva, verso il letto. Come si può fare così tanto del male ad una creatura così bella? "Ci hai messo del ghiaccio?" Chiese sfiorandole l'occhio, gonfio e livido, guardandola annuire. Con un dito scese al labbro, spaccato. La mora sussultò, chiudendo gli occhi che fino a quel momento aveva tenuto fissi sull'altra. Li riaprì pochi istanti dopo, stupita dal contatto delle sue labbra con quelle di Lauren. Fu un tocco delicato, lieve. Dolce. Gli occhi le si velarono di lacrime, e si rifugiò tra le sue braccia, nascondendo il viso alla sua vista.
Lauren continuò a tenerla stretta a sé, tranquillizzandola. Ma il peso che toglieva dalle spalle dell'altra, si fermava sul suo stesso petto. Sentì il suo respiro tornare normale, così provò a chiedere.
"Chi ti ha fatto questo?" Ancora nessuna risposta, ora i suoi occhi vagavano in giro per la stanza. "È stato quel ragazzo? Quel tipo che era a scuola?" Camila capì subito a chi si riferisse. Scosse la testa. Non poteva parlare.
"E Sofia? Non pensi a lei? E se avessero fatto del male anche a lei?"
"Non le farà del male, lui la adora." Smentì subito lei, scuotendo la testa.
"Lui chi?" Fissò gli occhi smeraldo in quelli nocciola dell'altra. "Camz, indirettamente glielo sta già facendo." Insistette la corvina. "Non la vedi come è preoccupata per te? In questo momento è distrutta."
La voce spezzata di Sofia ruppe il silenzio.
"È stato nostro padre. Lui le fa sempre del male. Come lo faceva anche alla mamma."
"Sofi..." La mora si girò a guardarla, tratteneva a stento le lacrime, che invece scorrevano libere sul volto della più piccola.
"No, Kaki, non gli permetterò di farti quello che ha fatto a lei. Non voglio perdere anche te." Si buttò tra le braccia della sorella, che trattenne dei gemiti, nascondendole il dolore che provava.
Lauren le osservò, assimilando le notizie appena carpite. Un cipiglio rabbioso si stampò sul suo volto. Suo padre. SUO. PADRE. Le ha fatto questo. I suoi occhi erano infuocati, avrebbe voluto incenerirlo. Ma poteva fare solo una cosa.
"Prendete le cose essenziali, voi due venite da me."
"Cosa? No, Lauren, non capisci. Non possiamo." Negava con la testa la più grande delle sorelle, per accompagnare le sue parole.
"Si che potete. Anzi, dovete. La mia famiglia ti proteggerà."
"Ci troverebbe in poche ore e... No, Lauren. Non voglio fare la..." Si ricordò di sua sorella tra le sue braccia e mimò soltanto le parole. La fine di mia madre. L'altra recepì il messaggio, ma non riusciva a lasciar perdere. "Ora lui... lui si è..." non trovava la parola giusta "sfogato, se così si può dire, e per un po' non dovrebbe fare più nulla." Cercò di tranquillizzarla.
"Non dovrebbe." Puntualizzò l'altra. "E quando non sarà più calmo? Se un giorno non riuscisse a fermarsi? Camila, dovete andare via."
"Non la lascerò più sola." Intervenne Sofi, abbassando la testa. "Quando ci sono io, riesco a fermarlo." Disse colpevole la piccola, conscia di quell'ascendente sul padre. E conscia che se due giorni prima non fosse andata a casa di Lauren, probabilmente la sorella ora non sarebbe stata in quelle condizioni.
Quella certezza colpì anche Lauren, che fu schiacciata dal senso di colpa. È colpa mia. Se non avessi insistito per far venire Sofi da me... Camila le prese la mano con difficoltà, muovendo a stento la sua, per bloccare i suoi pensieri sul nascere. Con il braccio destro teneva Sofi stretta a sé, ora leggermente più tranquilla, ma con gli occhi ancora arrossati dal pianto.
"Non è colpa vostra. È solo colpa sua. O al massimo mia. Voi due non ne avete responsabilità."
"Perché dici che è colpa tua? Qualsiasi cosa tu abbia fatto, non è una giustificazione per farti questo. Un padre dovrebbe proteggerti, non ferirti."
"Non quando sei gay, e lui è un omofobo. Non quando hai la lingua lunga e non accetti le sue decisioni da padre padrone. Non quando tenti di fuggire via di casa, come fece nostra madre. Credimi Lauren, andarsene è come disegnarsi un bersaglio addosso, dandogli un'arma carica in mano."
"Camz..." Il peso di quelle rivelazioni era immenso. Non riusciva ad elaborare tutto.
"Lauren, devi andare, prima che lui torni. Non voglio che ti trovi qui nel caso dovesse tornare." Rifletté ad alta voce. Poi aggiunse. "Io non posso farmi vedere in giro così, mi dispiace darvi buca di nuovo. Ma quando domani andrai da Dinah, vieni a prendere Sofi. Alle altre direte che ho la febbre."
"No." Protestarono le altre due. "Non ti lasceremo da sola qui." Continuò Lauren.
"Mi terrò alla larga da lui, ma probabilmente non sarà nemmeno in casa. Ha i suoi... affari a cui pensare. Ora vai."
"Ma..." Camila non la lasciò protestare ulteriormente, confondendola con un bacio a fior di labbra, incurante della sorella che le fissava.
"Vai, non si discute." Impose, alzandosi dal letto lei stessa per far capire che la decisione era presa.
"Starai bene? Starete bene?" Le due annuirono in risposta, avviandosi verso la porta d'ingresso. Le seguì. Da dietro poteva notare che le bende sul braccio sinistro erano leggermente insanguinate. Gli occhi le si riempirono di lacrime di dolore, frustrazione, impotenza.
Prima di uscire abbracciò le due, senza sapere cosa dire, con la testa piena di pensieri. Diede un ultimo bacio sulle labbra a Camila, e andò via con la mente in subbuglio.
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Thinkin' About You - Camren
FanfictionCamila si è appena trasferita a Miami e conosce Lauren, Dinah, Ally e Normani. Le ragazze proveranno, in diversi modi, a farla integrare nel loro gruppo, mentre lei cercherà di tenere le distanze. C'è una ragione dietro il suo comportamento?