Capitolo 20

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"Ehi, ce l'avete fatta." Clara studiò le due ragazze. Ok, poteva ignorare il fatto che avessero entrambe i capelli ancora umidi, segno che probabilmente avevano diviso la doccia. Aveva già capito che tra quelle due c'era qualcosa, e vederle a letto insieme quella mattina le aveva solo dato una conferma. Ma non poteva ignorare quegli occhi arrossati. 

"Kaki, ci sono i pancakes." La voce di quell'adorabile bimba la bloccò dal fare domande. Ma ci avrebbe pensato in seguito.

Camila sorrise tristemente. L'ultima volta che ne aveva mangiato uno, era stata una domenica, più di un anno prima. Li aveva preparati sua madre, un giorno che erano solo loro tre in casa. Prima di prometterle che tutto sarebbe cambiato. Un'altra promessa non mantenuta. O forse era stata mantenuta, perché in effetti le cose erano cambiate. In peggio.

Lauren la riportò al presente, porgendogliene uno farcito con lo sciroppo d'acero.

"La mamma ci metteva i pezzettini di banane sopra. Kaki li amava." La richiesta non tanto sottile di Sofia strappò un sorriso a Clara e Lauren, che si premurarono di aggiungere il frutto ai pancakes delle sorelle Cabello.

Terminata la colazione, le ragazze si prepararono per andare via. Camila tentennò prima di lasciare la cucina, poi decise di restare.

"Signora Jauregui..." La richiamò, facendola girare.

"Camila, quante volte ti devo dire di chiamarmi Clara?" Il suo rimprovero era pieno di dolcezza, così come i suoi occhi. Quelli della cubana si riempirono di lacrime. "Va tutto bene?"

"S-si. Io... Io la volevo ringraziare per quello che ha fatto per me e Sofi. È da quando nostra madre non c'è più che non... non stavamo così bene. Ci ha fatte sentire parte della famiglia, amate e... mi ha ricordato tanto mia madre." Le lacrime le rigarono il viso, e si precipitò ad asciugarle. "Non sono brava con le parole. Le volevo solo dire grazie."

Clara trattenne la commozione, ma si avvicinò per abbracciarla come avrebbe fatto con sua figlia.

"Non mi devi ringraziare. Siete sempre le benvenute, di qualsiasi cosa abbiate bisogno, la porta di casa Jauregui sarà sempre aperta per voi. Va bene?"

Camila annuì, non riuscendo a parlare per via del groppo che aveva in gola. Si staccò dall'abbraccio e si voltò, trovando Lauren che le guardava, anche lei commossa. La raggiunse, cercando di superare l'imbarazzo mentre si mordeva il labbro.

"Andiamo?" Chiese, avendo ritrovato un po' di voce.


Lauren prese nervosamente il cellulare, e fece partire la chiamata. Camila, Sofi e Tay erano un po' più avanti rispetto a lei, e chiacchieravano allegramente.

"Lauren, finalmente!"

"Ciao zio, dimmi."

"Ci sei riuscita?"

"Non ancora, spero di farcela tra poco."

"Laur, non dovrei dirti nulla, ma abbiamo buone possibilità. Non siamo soli."

"Bene. Ti aggiorno appena possibile." Riagganciò, raggiungendo le tre che non si erano accorte della sua assenza. Erano quasi arrivate a casa Cabello.

"Ok, ora Lauren vi porterà a scuola. Ci vediamo dopo, ok?"

"Ehm... Camz... T-ti posso chiedere un bicchiere d'acqua?"

"Oh, certo. Sai dov'è la cucina, vai pure. Noi ti aspettiamo qui." Le disse aprendole la porta. 

Perfetto. Devo solo lasciare le microspie in un posto sicuro, come mi ha detto zio Jack. Tolse la prima dalla tasca del jeans, squadrando il salotto mentre lo attraversava. Lì, in alto nella libreria. Rapidamente si alzò in punta di piedi e lasciò la minuscola attrezzatura in un angolo nascosto. Il cuore le balzò in gola quando le sembrò di sentire un rumore. Si avviò velocemente in cucina, aveva il fiato corto, il cuore batteva velocemente e sentiva l'ansia salire. Devo stare calma. Lo sto facendo per lei. Se mi scopre, quello mi ammazza.

Prese la seconda microspia, guardandosi intorno. Alla fine optò per nasconderla sopra il frigorifero, voleva solo liberarsene. Sentì un rumore di passi in avvicinamento. Prese un bicchiere e lo riempì con dell'acqua del lavandino, portandolo poi alla bocca. In quel preciso istante sentì una voce che le gelò il sangue nelle vene.

"E tu chi diavolo sei?"

Cercò di evitare di strozzarsi, e si impose di stare calma. Simulò un sorriso e si voltò ad affrontare l'uomo.

"Salve, lei deve essere il signor Cabello, il padre di Camila e Sofi. Sono la vicina che le ha ospitate stanotte." Lo osservò, era alto, robusto, con le spalle larghe. Puzzava di whiskey e di sigarette vecchie. Sul viso aveva una barba incolta e una cicatrice sotto l'occhio che le metteva un senso di angoscia. In confronto a quell'omone, lei e Camila sembravano due bambine. Era facile per lui picchiare a sangue la propria figlia. Cercò di trattenere la rabbia e l'odio verso quell'uomo. Doveva sembrare innocua. "Grazie dell'acqua." Prese un ultimo sorso, poggiando poi il bicchiere nel lavandino, accingendosi ad uscire da quella cucina.

Alejandro le sbarrò la strada, minaccioso, avvicinandosi. Sentì il cuore rimbombarle nelle orecchie.

"Stai lontana dalle mie figlie, è chiaro, bocconcino?" Quel termine le fece rivoltare lo stomaco, ma non quanto la mano che le sfiorò la guancia. Era grande quasi quanto la sua faccia.

Lauren era paralizzata dalla paura, gli occhi dell'uomo erano tanto minacciosi quanto la sua voce. Non si accorse di aver trattenuto il fiato fin quando Alejandro non si girò, tornandosene da dove era venuto.

"E ora, fuori da casa mia." Terminò prima di uscire.

Con piacere, lurido pezzo di merda. Non posso lasciare Camila da sola con questo tizio.

Raggiunse le ragazze all'esterno, lo sguardo di Camila cambiò quando vide il volto di Lauren, capì che doveva aver avuto un incontro con suo padre. Cazzo, non credevo fosse in casa. Si avvicinò apprensiva alla corvina.

"Tutto bene, Laur?"

"Si." Rispose lei con un filo di voce. "Se non vuoi venire a scuola, vai a casa mia. Ti prego, Camz." Continuò angosciata.

"Laur, non posso. Lo eviterò, te lo prometto. Ma se non torno, verrà a cercarmi." Allungò la mano per toccarla, ma si fermò guardandosi intorno nervosamente. Le lanciò uno sguardo di scuse.

"Promettimi che starai attenta."

"Lo faccio sempre."

"Non è abbastanza. Promettimelo."

"Te lo prometto, Laur. Ora andate."

Salutò velocemente le tre ragazze ed entrò in casa.

Lauren prese il cellulare e inviò un messaggio. Aveva una brutta sensazione.

Le ho messe. Falle entrare in funzione subito, lui è lì. E non è solo. Ti prego, zio, se le fa del male intervieni.

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora