Capitolo 5

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Erano trascorsi alcuni giorni da quel pomeriggio, e la situazione sembrava essere migliorata. Lauren continuava a tenere d'occhio i comportamenti delle due sorelle, tranquillizzandosi giorno dopo giorno. Anche se probabilmente la cubana avrebbe avuto da ridire sull'interesse della corvina, l'indole di Lauren la spronava a non lasciar perdere nulla.

Quella mattina era arrivata a scuola relativamente presto, ed era ferma vicino all'auto di Normani mentre chiacchierava con le amiche. Con la coda dell'occhio si accorse di Camila che aveva appena svoltato l'angolo. Avevano provato ad offrirle un passaggio a scuola, ma lei aveva sempre rifiutato, preferendo fare una passeggiata mentre accompagnava la sorella alla scuola vicina alla loro.

È successo qualcosa.

Qualcosa nello sguardo sfuggente della cubana le diede questa certezza. La seguì con lo sguardo, guardandola entrare all'interno dell'edificio. Seguì le sue amiche nell'ingresso, cercando silenziosamente Camila che doveva essere nelle vicinanze.

"Lau, ci sei stamattina?" Normani la risvegliò dalla sua trance.

"Uhm... si. Vi raggiungo, devo andare in bagno."

Le ragazze annuirono, incamminandosi verso le aule. Lauren continuò a guardarsi intorno, decidendo di andare davvero nei bagni dell'istituto per evitare i sospetti delle amiche.

Quando entrò, trovò Camila quasi accasciata sul lavandino, che respirava affannosamente. Le mani erano strette sul lavabo, le nocche bianche dallo sforzo, la testa china. Non si era accorta della sua presenza. Si avvicinò immediatamente per aiutarla, mettendole una mano sul braccio e con l'altra togliendole i capelli dal viso.

"Ehi... ehi, calma... respira..." La mora cercò di spostarsi dalla sua presa, ma Lauren non glielo permise. "Non ti faccio nulla, tranquilla." Le rispose allo sguardo che le aveva rivolto. Sembrava quello di un cerbiatto abbagliato dai fari di un'automobile. Cercò di tranquillizzarla, accarezzandole il braccio coperto dalla felpa e puntandole lo sguardo nel suo. Che diavolo ti succede?

Il respiro di Camila andava regolarizzandosi. A Lauren venne naturale passarle una mano attorno alla vita per sorreggerla, restando di lato rispetto a lei. Non si aspettava che Camila si voltasse verso di lei, poggiando il suo peso su di lei. Sentiva il corpo esile dell'altra premuto sul suo, le mani strette in due pugni che stringevano i lembi della sua maglietta all'altezza dei fianchi. Si ritrovò ad abbracciarla, mentre la cubana si rilassava con le sue carezze rassicuranti. Trascorsero alcuni minuti così, senza dire nemmeno una parola.

"Camila..." Mormorò la corvina spezzando il silenzio.

"Non dire nulla. Ti prego." La implorò la mora senza alzare lo sguardo, la testa ancora affossata nell'incavo del collo di Lauren. "Ti prego." Mormorò a voce ancora più bassa.

Lauren non poteva non ascoltare quella richiesta, nonostante la preoccupazione verso quella ragazza stesse raggiungendo livelli altissimi. Continuò semplicemente a tenerla stretta a sé, accarezzandole la schiena. Sentiva il profumo del suo shampoo solleticarle il naso, e istintivamente poggiò le labbra sulla sommità della sua testa, dolcemente. Si immobilizzò, imbarazzata dal gesto spontaneo e allo stesso tempo preoccupata di aver esagerato.

Camila alzò finalmente la testa, rivolgendole uno sguardo dubbioso, che si incatenò al suo. I suoi occhi erano lucidi, Lauren capì che stava trattenendo le lacrime, anche se non ne conosceva il motivo. Le sorrise, accarezzandole i capelli.

"Non dico nulla." Le promise. "Ma se hai bisogno di sfogarti, di un consiglio o di aiuto, puoi contare su di me. E anche sulle ragazze, Camila. Non so cosa ti sta succedendo, ma"

La ragazza si era allontanata, spezzando il contatto tra loro due.

"Va tutto bene."  Negò decisa, interrompendola.

Lauren notò il cambiamento di atteggiamento, restando leggermente spiazzata. La ragazza che pochi istanti prima si era quasi sciolta tra le sue braccia, ora era improvvisamente fredda e distaccata.

Ma questa è bipolare. Un accesso di rabbia la colpì improvvisamente.

"Camila, come diavolo fai a dire che va tutto bene? Eri in preda ad un attacco di panico. Che diavolo sta succedendo?"

"Nulla, Lauren. Dimentica." Le ordinò col suo tono deciso e distaccato, uscendo velocemente dal bagno e lasciando la corvina smarrita.

Non ci sto capendo un cazzo.

Scosse la testa, dirigendosi verso l'aula. Quando entrò, la mora evitò il suo sguardo abbassandolo sui suoi appunti e mordicchiando la punta della penna. Le amiche la guardarono con sospetto, avendo notato il rientro delle due a breve distanza l'una dall'altra. Decise di far finta di nulla, come le aveva chiesto l'altra. Se sapessero che era tra le mie braccia, morirebbero d'invidia. Soprattutto Normani. Represse un sorriso mentre ci ripensava, prendendo posto accanto a loro.


Non poteva evitare di controllarla con lo sguardo. Nonostante Camila la evitasse, come suo solito, continuava ad essere preoccupata per lei. Finì il suo pranzo velocemente, aspettando con impazienza che anche le altre terminassero. Voleva andare nel cortile, tenere d'occhio la cubana. Aveva il timore che il tizio della volta precedente avesse a che fare con l'attacco di panico della ragazza, o che magari si ripresentasse a cercarla, trovandola sola.

"Avete finito?" Chiese impaziente, muovendo nervosamente la gamba.

"Lauren, cosa ti prende oggi? Sei strana." Le chiese Dinah, squadrandola sospettosa.

"Nulla, ho solo bisogno di un po' di aria fresca." Mentì, sperando di poter nascondere la sua agitazione. Represse un sospiro di sollievo, quando vide le altre finalmente alzarsi.

Arrivate nel cortile, si tranquillizzò vedendo la mora seduta al solito posto, sigaretta tra le labbra e cuffie nelle orecchie, con lo sguardo perso. Aveva le gambe rannicchiate sotto di sé e le braccia lungo il corpo. Tirò su la mano per prendere la sigaretta e far cadere la cenere. Compiendo quel gesto, la manica della felpa scivolò leggermente sull'avambraccio, scoprendo un grande livido violaceo.

A quella vista Lauren si strozzò con la sua stessa saliva, iniziando a tossire e attirando l'attenzione delle amiche su di sé. Le felpe. Collegò, continuando a tossire. Le indossa per nascondere i lividi. Sentì una sensazione di angoscia attanagliarle il petto, ripercorrendo i giorni precedenti. La piccola Sofia sa tutto. Mise le mani sulle ginocchia, continuando a tossire. Finalmente si tirò su e riuscì a respirare normalmente, rassicurando le amiche di stare bene, anche se quello che aveva visto e dedotto la preoccupava da morire.

Incrociò lo sguardo di Camila. Non ci credo. È preoccupazione la sua? Si stupì della cosa. Dopo qualche attimo la cubana distolse lo sguardo. Ci avrei giurato. Aveva alzato le maniche a nasconderle anche quasi le mani, rannicchiandosi ancora di più.

Camila portò alle labbra la sigaretta, per fare un ultimo tiro. Le quattro ragazze la fissarono affascinate mentre le sue labbra circondavano il filtro, ed aspirava il fumo acre. Si leccò le labbra mentre lo tratteneva, prima di soffiarlo fuori e spegnere infine la sigaretta contro il muretto. Si voltò a fissare le quattro, reprimendo un sorrisetto e alzando un sopracciglio. Non mi dite che vi siete eccitate con così poco... In effetti iniziava a sospettare che le ragazze fossero interessate a lei in modi non solo amichevoli. Si morse il labbro inferiore per impedirsi di sorridere spavalda, ma probabilmente il suo sguardo ora stava parlando per lei perché Ally e Dinah avevano preso a guardare da altre parti, Normani era imbambolata ed arrossita e Lauren...

Oh, Lauren... Cos'è quello sguardo malizioso? 



Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora