Capitolo 35

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"LAUR!" Urlò Camila "Lauren!"

La scosse, incrociando lo sguardo con quello della ragazza. "Stai bene?" Controllò con lo sguardo il corpo della ragazza davanti a lei, assicurandosene. A parte il piccolo taglio sul collo, non vedeva altre ferite.

"S-si- Si." Disse poi più convinta. Era 'solo' sotto shock, credeva che quel Mahone le avesse sparato, l'aveva visto prendere la mira verso il suo torace e aveva chiuso gli occhi, credendo che fosse la fine. Si voltò di scatto, realizzando quello che era accaduto.

"ZIO JACK!" Lasciò la mano di Camila, che non si era resa nemmeno conto di stringere, e si inginocchiò accanto all'uomo, che la guardava con un sorriso, nonostante il viso facesse trasparire il dolore che provava in quel momento. Si teneva la spalla destra con la mano sinistra, sporca di sangue.

"Sto bene, piccola, il giubbotto antiproiettile mi ha salvato dal colpo al torace, vedi? Questo..." indicò la ferita alla spalla con la testa "è solo un graffietto." Alzò la voce per farsi sentire al di sopra delle sirene che ormai riempivano l'aria.

Intanto Clara e Sinuhe avevano raggiunto le rispettive figlie, abbracciandole e rassicurandosi che stessero bene.

"Mami..." Mormorò Camila, come se avesse visto un fantasma. "Tu... Tu eri... Tu sei tornata!" Scoppiò a piangere, stringendosi di più nell'abbraccio della madre. Ora ricordava tutto, lo shock di risentire la voce di Austin le aveva sbloccato l'accesso alla memoria. Le lacrime stavano inzuppando la camicia di sua madre, ma non le importava. Lei era lì. Era viva, sveglia, e la stava stringendo.

"Piccola mia, stai bene? Tu... Tu ricordi?"

"Si, ora ricordo tutto." Mormorò con voce rotta. "Ma ora è tutto finito, vero?"

"Si, mi hija." La strinse ancora a sé, piangendo con lei. Trascorse qualche minuto così, non voleva lasciarla andare.

"Signora, dobbiamo controllare che le ragazze stiano bene." Si scusò un infermiere, facendole separare.

"Vado a rassicurare Sofi e gli altri, gli avevamo detto di non uscire. Saranno preoccupati." Le lasciò una carezza sul viso prima di allontanarsi. Camila si girò, vedendo anche Clara tornare in casa. Cercò con lo sguardo Lauren, e la trovò accanto alla barella sulla quale c'era lo zio. Un infermiere la stava rassicurando sulle condizioni più che stabili dell'uomo. Finalmente riuscirono a caricarlo in ambulanza, e lei si avvicinò alla corvina, ignorando l'infermiere che voleva visitarla, o il lenzuolo steso sul corpo di quel viscido verme che le aveva fatto passare l'inferno. Al diavolo.

"Laur." La richiamò, facendola girare verso di lei. Puntò dritta alle sue labbra, raggiungendole con le sue. Portò le mani sulla vita della ragazza che aveva capito di amare, stringendola di più a sé mentre la sua lingua incrociava quella dell'altra. La testa le girava per la quantità di emozioni che le scoppiavano dentro, o forse era solo mancanza di ossigeno. Si staccò dal bacio, tenendo la fronte contro quella di Lauren. "Ti amo. Non metterti mai più davanti ad una fottuta pistola per me, porco cazzo."

"Ti amo anche io." Le rispose la corvina, ridendo. "Non sapevo come dirtelo, ma l'avevo capito da un po'." Lauren diminuì la distanza tra le loro labbra, baciandola di nuovo. 

"Hm-hm." Si schiarì la voce l'infermiere. "Dovrei visitarvi e" puntò col dito la ferita sul collo di Lauren "medicarvi."



Un mese dopo...

"Camz, ci sei?"

Camila si era premurata di mandare sua madre e sua sorella a casa di Dinah, e su suo specifico ordine, non sarebbero rientrate prima della mezzanotte. Si guardò intorno per controllare tutti i dettagli. Voleva essere sicura che fosse tutto perfetto. Le rose, la tavola imbandita con eleganza e precisione, il vino (che sua madre le aveva concesso di stappare solo per quell'occasione) era stato versato nei calici. Si sistemò il vestito, assicurandosi di stare bene. Il trucco lo aveva appena messo. Accese le candele, e corse sui tacchi a spegnere le luci, sperando di non cadere.

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora