Erano circa le tre di notte quando il cellulare di Jack Jauregui squillò nel silenzio della casa. Ma né lui, né tantomeno Sinuhe o Lauren, avevano nemmeno provato a poggiare la testa su un cuscino. Erano ancora nel salotto, stanchi e abbattuti, ma vigili. I cerchi neri intorno ai loro occhi indicavano la stanchezza, non solo quella del fisico. Sobbalzarono comunque.
Jack rispose velocemente, allontanandosi dalle donne come al solito, e sentirono borbottare poche parole prima che tornasse verso loro, riagganciando.
"Allora?" Chiesero le donne all'unisono. L'ansia e la disperazione trapelavano dalle loro voci.
"Hanno rilevato il segnale del cellulare di Camila, sono fermi. Sono ad Atlanta, come avevamo sospettato, davanti la casa di un criminale abbastanza noto in quelle zone."
"Cosa aspettiamo? Andiamo!" Lauren si alzò dal divano, dirigendosi verso la porta d'ingresso, senza capire perché suo zio non fosse già fuori casa.
"Laur, sono dieci ore di auto, non ci aspetteranno." Cercò di spiegarle con calma. La ragazza continuava ad essere confusa alle parole di suo zio.
"E quindi? Restiamo qui ad aspettare?" Evitò di urlare solo per non svegliare la sua famiglia e Sofi, che dormivano pacificamente al piano superiore, ma avrebbe voluto farlo per sfogare la propria frustrazione.
"Proprio così, Laur. Mi dispiace. Se ne occuperanno degli agenti che sono già sul posto. In questo momento stanno raggiungendo la casa dalla quale proviene il segnale."
Lauren si passò una mano tra i capelli, rimettendosi a sedere. La testa le pulsava, la preoccupazione era a livelli critici. Jack si allontanò per andare a bere un po' di caffè in cucina.
"Devi volerle davvero bene." La voce calma di Sinuhe ruppe il silenzio che si era creato negli ultimi minuti. Lauren annuì, incapace di parlare, non sapendo cosa poteva dire. "Sono contenta che la mia piccola Mila abbia avuto l'opportunità di farsi delle amiche."
"Non è stato facile. All'inizio era così distante... fredda... Si teneva alla larga da tutti." Le confessò la corvina, ripensando a quei giorni che le sembravano già così lontani.
"È sempre stata restia ad avvicinarsi alle persone, per via della nostra situazione familiare. Sono contenta che questa cosa sia cambiata, finalmente." Mormorò la donna, facendo un sospiro affranto.
"Credo di essermi innamorata di lei." Confessò Lauren di punto in bianco, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Portò la testa in avanti, tra le mani, mentre sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Era un gesto semplice, ma pieno di comprensione, che la consolava mentre i singhiozzi la scuotevano. In quel momento riusciva a vederlo chiaramente. Era innamorata di Camila. Il sentimento era salito sempre più di intensità e non sarebbe riuscita più a negarlo, né a se stessa, né ad altri.
"Lo avevo intuito... In realtà non era molto difficile da capire!" Rise leggermente la donna. "E sono felice che abbia avuto un po' di amore nella sua vita." All'improvviso la sua risata si trasformò in lacrime amare. Non riusciva a non sentire un peso sul cuore, e aveva una brutta, bruttissima sensazione. Non poteva perdere sua figlia ora, quando erano ad un passo dalla normalità, magari della felicità. No. Non poteva.
Mentre le due donne piangevano, si sentì la suoneria del cellulare di Jack. Si immobilizzarono. Erano come congelate. Attesero in trepidante silenzio il ritorno dell'uomo nel salone. I loro occhi rossi e gonfi erano puntati su di lui. Lauren sentì il cuore prendere una rincorsa, come se volesse uscirle dal petto, e sentiva pulsare la testa alla stessa velocità. Prese dei respiri profondi per calmarsi, e quando lo fu abbastanza, rivolse lo sguardo a suo zio. Doveva cercare di restare lucida.
Jack si passò la mano tra la barba, come d'abitudine, fissandole. Ruppe il silenzio dopo qualche istante.
"Sono di nuovo in movimento. O meglio, lo è il cellulare di Camila. Deve averlo perso in auto."
Il respiro delle due donne diventò affannoso. Il suo cellulare? E lei dov'è? Lauren non trovò la forza di pronunciare quelle poche parole. Tremavano entrambe, nell'attesa.
"Hanno perlustrato la casa dalla quale proveniva il segnale. Hanno trovato Camila in uno dei bagni."
"Come" La voce di Sinuhe si sentì a stento. "Come sta?"
"È critica. Quando sono arrivati i soccorsi non respirava più. L'hanno rianimata e intubata, ma non sanno cosa sia successo." Fece un respiro profondo prima di continuare. "Non sanno se si sveglierà."
Le due donne si abbandonarono ai singhiozzi, abbracciandosi nella disperazione, inconsolabili.
"Abbiamo predisposto un elicottero per farla trasportare nell'ospedale più vicino, nel caso..." Faceva male anche a lui pronunciare quelle parole. "si, nel caso in cui... vogliate dirle addio."
"Non può. Non può andarsene così! L'ho appena ritrovata." Ripeteva Sinuhe tra le lacrime.
"Non lo farà, non se ne andrà. Me lo sento. Sinuhe, lei è forte, ce la farà. Me lo sento. Ce la farà." Ripeteva Lauren, anche lei tra le lacrime.
"Andiamo in ospedale? Vi accompagno io." Anche Jack era abbattuto, nonostante non conoscesse personalmente la ragazza, vedeva quanto ci tenesse la sua piccola Laur. Avrebbe potuto fare di più. Avrebbe voluto fare di più.
"Si." Cercò di ricomporsi la madre, prendendosi qualche minuto mentre decideva il da farsi. "Vado a svegliare Sofi." Concluse. Anche se era solo una bambina, aveva dimostrato una grande maturità e aveva il diritto di vedere sua sorella, anche se solo per un'ultima volta.
Arrivarono pochi minuti prima dell'elicottero, raggiungendo il personale che stava attendendo l'elicottero sul tetto, nel fresco della notte.
Sembra tutto così surreale. Evidentemente Sofi stava pensando lo stesso, perché la cercò con gli occhi in cerca di una conferma. Lauren le allungò la mano, che la piccola prese subito nella sua, avvicinandosi poi al suo fianco. Sentirono l'elicottero prima ancora di vederlo. Atterrò leggero a poche decine di metri da loro, mentre Lauren fece voltare Sofi di schiena per evitarle la polvere negli occhi, stringendola in abbraccio.
"Lo avrebbe fatto anche Kaki." Mormorò la piccola con voce triste, sulla sua spalla. Lauren la rimise giù, non avendo quasi più la forza di stare in piedi, nel vedere quello che aveva avanti.
Il corpo della sua Camz fu spostato con accortezza su una barella, mentre era ancora collegato a flebo, un monitor, e quello che sembrava un piccolo respiratore. Era pallida, tanto. Il viso spento, inespressivo. Aveva una ferita sulla fronte. Quando la barella scivolò veloce accanto a loro, spinta da due uomini grandi e grossi, Lauren non poté trattenersi dal chiedere a sé stessa se la cubana fosse stata sempre così minuta. Notò la maglietta tagliata sul torace, probabilmente a causa della rianimazione, il braccio destro fermo in una specie di tutore.
Si sentì stringere la mano, e sperò che Sofi non avesse notato le condizioni della sorella. Ma uno sguardo le fece intendere che non era affatto così. Senza dire nulla, seguirono la barella all'interno dell'ospedale, almeno fino a quando fu concesso loro.
STAI LEGGENDO
Thinkin' About You - Camren
FanfictionCamila si è appena trasferita a Miami e conosce Lauren, Dinah, Ally e Normani. Le ragazze proveranno, in diversi modi, a farla integrare nel loro gruppo, mentre lei cercherà di tenere le distanze. C'è una ragione dietro il suo comportamento?