La prima sensazione che percepì, fu una carezza sulla sua mano sinistra, che divenne una presa salda, ma allo stesso tempo delicata. Cercò di concentrarsi su quello, per uscire da quel buio che la circondava, ma era troppo faticoso. La stretta era cambiata, ora sentiva una mano intrecciata alla sua. Era confortevole, dolce. Provò una sensazione di panico quando l'altra persona cercò di sciogliere la presa, e d'istinto strinse le mani per trattenere quella persona. Una fitta di dolore le salì dal braccio destro. Sentì delle voci, ma era tutto confuso nella sua mente.
Dove sono? Perché ho questo dolore al braccio?
Quella voce calda e roca continuava a parlare. Ma quel dolore... Perché non ricordo? Oddio, non ricordo nulla. Proprio nulla. Iniziò ad andare nel panico, nella sua mente non c'erano più informazioni. Il vuoto totale. Il suo respiro accelerò, insieme al battere del suo cuore, che da normale diventò veloce, troppo veloce. Degli allarmi iniziarono a suonare, così con molto sforzo spalancò gli occhi per cercare almeno di capire cosa stesse accadendo, stringendo la mano in quella presa che l'aveva rassicurata prima. Si ritrovò catapultata in uno sguardo verde, degli occhi familiari che stavano iniziando a diventare lucidi.
La ragazza che le stringeva la mano si alzò, per avvicinarsi. Ebbe timore. Il panico cresceva sempre di più, il cuore sembrava andare a mille. La conosco? Chi è? Mormorava delle parole rassicuranti, la sua voce era calda, cercava di trasmetterle tranquillità. Con la coda dell'occhio vide un'altra ragazza entrare e chiamarla. Camila è il mio nome? Vero? Dietro quella ragazza, anche lei dall'aspetto familiare, quella che doveva essere un'infermiera. Perché sono in ospedale? Cos'è successo?
L'infermiera chiese alle due di uscire. NO! No, no, no, no, no. Ti prego non andare. La ragazza doveva aver capito, perché non le lasciò la mano, e tenne lo sguardo nel suo senza mollarla nemmeno un attimo. Quando riuscì a sentirsi più tranquilla, lasciò la mano della ragazza, e fece una delle diecimila domande che aveva nella mente.
"Ch-chi siete?" Fu uno sforzo immane articolare quelle due parole. Le due ragazze si fissarono sconvolte. La corvina restò senza parole, a risponderle fu la mora.
"Mila, sono Normani, lei è Lauren. Non ti ricordi?"
Negò con la testa. Non ricordava nulla. La sua memoria sembrava essere stata resettata.
"Sei in ospedale, hai dormito per due giorni. Ricordi cosa ti è accaduto?" Continuò l'altra, con voce dolce.
"N-no." Provava un gran fastidio a parlare, la gola le faceva malissimo. "Nul-la." Continuò. Il fastidio non le permetteva di parlare a lungo, sperò avessero capito.
"Nulla? Nulla di nulla? Mila, solo di noi, o niente di niente?" Le chiese Normani per chiarire.
"B-Buio." Rispose la cubana, sperando di rendere l'idea. La porta si aprì, dei medici entrarono in camera. Avrebbe voluto riprendere la mano di quella ragazza, Lauren giusto? Non sapeva perché, ma la voleva accanto. Cercò i suoi occhi con lo sguardo.
"Possiamo restare?" Chiese la corvina ai medici. Aveva capito ancora una volta. Purtroppo la risposta dei medici fu negativa. "Ehi, ti visitano soltanto, noi saremo qui fuori tutto il tempo. Ok?" Le carezzò la mano, trasmettendole tranquillità. Camila non staccava lo sguardo da lei, e nemmeno Lauren ci riusciva. Si avvicinò piano, stringendola in un delicato abbraccio. "Va tutto bene, Camz. Sono contenta che ti sei svegliata." Le sussurrò nell'orecchio, facendo in modo che la sentisse solo lei. Le diede un leggero bacio sulla guancia, sentendo la solita scossa. Si accorse che la cubana aveva chiuso gli occhi, non sapeva se per paura o altro. Le lasciò una carezza sul viso prima di uscire dalla stanza, sotto lo sguardo attento della cubana.
I medici le fecero quelle che sembravano milioni di domande, rendendo solo più chiaro a tutti che la sua memoria era andata. Le spiegarono che il fastidio che provava alla gola sarebbe scomparso rapidamente, era dovuto all'intubazione, era stata in coma per due giorni a causa di una overdose da farmaci. Come ci sono finita in overdose da farmaci? Mah, non sapeva se voleva scoprirlo. Il braccio era stato rimesso in asse, e sarebbe guarito in una quarantina di giorni. La perdita di memoria era l'unica cosa causata da un ematoma, e non potevano dire se era provvisorio o meno.
Alla fine della visita, Camila si sentiva stremata, confusa. Ma voleva rivedere quelle ragazze, soprattutto occhi verdi. Sentiva di avere un legame con lei, anche se non ricordava quale. I medici uscirono, e lei socchiuse gli occhi. Voleva riposare. Qualche minuto dopo, la porta si aprì, attirando il suo sguardo. Davanti a lei, oltre alle due ragazze di prima, c'erano una donna con una bambina che probabilmente era sua figlia, e altre due ragazze. La fissavano, ma il suo sguardo era attirato da quei profondi occhi verdi, che le trasmettevano serenità, placavano l'ansia che aveva dentro.
"Kaki!" La bambina si lanciò tra le sue braccia, stringendosi a lei. Avrebbe dovuto stringerla? Lei non lo sapeva. Notò solo alla fine che anche la donna si era avvicinata, gli occhi pieni di lacrime. Si unì all'abbraccio della bambina, iniziando a piangere silenziosamente. Qualcosa nel suo stomaco si smosse. Il suo corpo cercava di comunicarle qualcosa, ma lei non sapeva interpretarlo. Alzò la mano sinistra, sfiorando la testa della bambina, sistemandole i capelli dietro l'orecchio. Probabilmente aveva fatto quel gesto migliaia di volta, era come se il suo corpo avesse ricordato, come se avesse parlato senza il permesso della sua mente.
La ragazzina alzò lo sguardo nel suo, sorridendole.
"Quindi non ti ricordi di noi?" Camila scosse la testa, triste. "Io sono Sofia, la tua sorellina. Lei è Sinuhe, la nostra mamma." Camila guardò la donna, ma ebbe una sensazione strana. Non si fermò ad analizzarla, seguendo le presentazioni fatte da quella che aveva scoperto essere sua sorella. Le presentò le sue amiche, Dinah, Ally e Normani. "E lei è Lauren, la tua ragazza." La mia che? Camila spalancò gli occhi, come il resto delle persone nella stanza. Il battito aumentò mentre guardava la ragazza, indubbiamente favolosa. "Ok, non proprio, ma è questione di tempo." Rise la piccola, facendo ridere anche le presenti, mentre Lauren era arrossita.
Fece una piccola risata anche lei, sembrò più uno squittio, ma meglio di nulla.
"Non riesci a parlare?" Le chiese ancora la sorellina, incrociando il suo sguardo.
"P-poco. La gola. F-fa male." Fece una smorfia per il fastidio. Si aprì la porta, era un'infermiera che le pregava di salutare, si era fatto tardi e la paziente doveva riposare. In effetti Camila si sentiva uno straccio. Si avvicinarono nuovamente tutte per darle un bacio sulla guancia e un abbraccio, promettendole di tornare l'indomani mattina. Fissò Lauren e Normani che erano rimaste affianco a lei.
"Noi restiamo per la notte. Abbiamo promesso di non lasciarti più sola, e non lo faremo." Lauren rispose alla sua silenziosa domanda. Annuì, contenta di averle lì nonostante nella sua mente fossero due estranee.
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Thinkin' About You - Camren
FanfictionCamila si è appena trasferita a Miami e conosce Lauren, Dinah, Ally e Normani. Le ragazze proveranno, in diversi modi, a farla integrare nel loro gruppo, mentre lei cercherà di tenere le distanze. C'è una ragione dietro il suo comportamento?