Capitolo 22

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"Laur, che diavolo sta succedendo?" Le chiese Normani, avvicinandosi curiosa, seguendo con lo sguardo Camila che si allontanava di spalle. Fu subito seguita dalle altre ragazze.

"Oh, vorrei saperlo anche io, credimi." Le rispose lei, pensierosa.

"Quella è stata una scenata di gelosia bella e buona. Voi due state insieme o cosa?" Chiese Ally, stringendo gli occhi ad una fessura per cercare di leggere l'espressione ancora titubante di Lauren.

"No, non stiamo insieme. Ci siamo avvicinate molto, ma lei non vuole stare con me." Confessò la corvina abbassando lo sguardo insieme al tono di voce, che mostrava tutto il dispiacere che provava in quell'istante.

"Beh, questo conferma la mia teoria!" Si inserì nel discorso Lucy, ridendo beffarda, che nel mentre si era avvicinata al gruppetto. "Quella ragazza è fuori di testa, è completamente matta." Si avvicinò a Lauren, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Io non ti rifiuterei per nulla al mondo. Se vuoi, te la faccio dimenticare volentieri..." Sorrise ammiccante, troppo vicina per i gusti della corvina, che si spostò da lei.

"Guarda che io non voglio dimenticare nessuno, né tantomeno farlo con te." Precisò Lauren, seria.

"Fila." Si intromise Dinah, minacciosa, piazzandosi tra le due, vedendo che la distanza che aveva messo Lauren stava per essere nuovamente azzerata dall'altra. "Non capisci quando è ora di smetterla?"

"Fatti gli affari tuoi, Hansen. Perché non vai a fare compagnia alla cubana matta e depressa?" Fece un gesto verso la direzione dove era appena sparita Camila.

"Non parlare di lei così, tu non sai un cazzo." Fu lei a diminuire le distanze ora, con sguardo e tono minaccioso. " Non ti permettere più nemmeno di nominarla, rinsecchita." Sottolineò il termine utilizzato da Camila qualche minuto prima.

Lucy era spiazzata per la seconda volta in pochi minuti.

"Oh, andiamo. State scherzando?" Sbottò, perplessa.

"L'unica a scherzare qui sei tu, ma lo stai facendo col fuoco." Sottolineò Normani, anche lei ostile. 

Intervenne Ally, chiarendo la situazione. "Camila è una nostra amica, tu solo una conoscente con cui scambiamo qualche chiacchiera ogni tanto. Quindi cerca di dosare le parole."

Lauren lanciò uno sguardo interrogativo a Lucy, prima di chiederle: "Hai capito come stanno le cose?" La bocca della ragazza era leggermente aperta per la sorpresa, poi la richiuse e strinse le mascelle, mostrando tutto il suo fastidio.

"Vi facevo più furbe, quella lì vi sta solo usando. Ma avete preso la vostra decisione, spero proprio che non ve ne pentiate." Detto ciò, si girò e si allontanò nella stessa direzione della cubana. Lauren mosse un passo, preoccupata di un eventuale scontro tra le due.

Dinah la fermò con una mano sulla spalla, scuotendo la testa. "Lascia stare, non è così stupida da cercare uno scontro fisico. Mi preoccuperei piuttosto del veleno che esce dalla sua bocca. Era per questo che ce la siamo tenuta buona fino ad oggi." Ricordò, accarezzando la spalla dell'amica per rilassarla.

"Piuttosto... raccontaci cos'è accaduto con Camila." Riprese Normani, maliziosa.



"Dannata puttana!" Lucy raggiunse la sua auto e prese a tirare calci e pugni a tutto quello che si trovava nelle vicinanze, attirando l'attenzione dei pochi presenti su di sé. "Dannata puttana cubana di una Cabello!"

"Lucy, calmati, per favore. Non è successo nulla, dai." Cercò di tranquillizzarla una delle sue amiche, che l'aveva raggiunta di gran fretta.

"Come fai a dire che non è successo nulla? Hai visto anche tu! Si sono schierate tutte con quella puttana." Sibilò, piena di odio. "Sono sicura che Lauren se la scopa, se no non si spiega la scenata di gelosia che le ha fatto."

"Uhm, si lo penso anche io, ma non c'è bisogno di arrabbiarsi tanto. Questo può andare a tuo favore... Pensaci! Quando Camila si stancherà di dargliela, Lauren sarà a pezzi. E tu sarai lì a consolarla. E finalmente sarà tua, come hai sperato in tutto questo tempo. La spingerà tra le tue braccia." Pianificò l'amica, come se sapesse già come sarebbe andata a finire.

"Hai ragione. Sarà un buon modo per fargliela pagare a quella cubana del cazzo."

Non si accorsero del ragazzo che aveva appena assistito a tutto, estremamente interessato. Buttò la sigaretta a terra, pestandola con fastidio, prima di risalire in auto. Lo stesso che mormorò: "Non preoccuparti. Ci penserò io a fargliela pagare. Aveva ragione suo padre, le devo insegnare a stare lontana dalle ragazze. E glielo insegnerò a modo mio."

Strinse le mani sul volante con rabbia, prima di partire alla ricerca della sua 'fidanzata'. "Lesbica di merda, dove ti sei nascosta? Appena ti trovo, me la paghi." Mormorò Austin, facendo una risata sadica che avrebbe fatto rabbrividire chiunque lo avesse sentito.

Fece un giro di perlustrazione nelle vicinanze, sperando di vederla. Dopo un po' ci rinunciò. In pochi minuti, arrivò a casa Cabello. Entrò senza nemmeno bussare, spalancando la porta d'ingresso che dava sull'ingresso. Sembrava tutto silenzioso. Finse un tono rilassato, chiamando a gran voce.

"Camila, amore mio, dove sei?" Sentì un rumore leggero in cucina, e si diresse in quella direzione, spalancando anche quella porta.

"Ciao, Austin. Spiacente, non credo che tu stia cercando me." Rise Alejandro, mandando giù un sorso di un liquido ambrato che aveva nel bicchiere.

"Dov'è tua figlia?" Gli chiese il ragazzo con voce seria, togliendosi quel sorriso falso dal viso per mostrare tutta la sua rabbia.

"A scuola, suppongo. Che succede?"

"Succede che, appena torna, avrà un brutto quarto d'ora." Tirò un pugno al tavolo per sottolineare la cosa. Alejandro sollevò un sopracciglio, sorridendo beffardo.

"Fanne ciò che vuoi, per me puoi anche ammazzarla. Non l'ho fatto io stesso solo perché mi serviva per concludere con te, e ora che siamo soci... è un tuo problema. Ma se me la togli dai piedi, mi fai solo un favore." Concluse l'omone, ridacchiando.

"Forse lo farò." Meditò il ragazzo, con le narici dilatate dalla rabbia. Allungò una mano al bicchiere sul tavolo, prendendolo e buttando giù un sorso del liquido. "Cazzo, whiskey alle nove di mattina?"

"Cosa volevi, un bicchiere di latte?" Lo prese in giro il padrone di casa, beccandosi un'occhiata furiosa da Austin.

"Farò pagare anche questo a tua figlia!" Si fissarono per un istante negli occhi, poi scoppiarono a ridere entrambi, continuando a bere, chi dal bicchiere e chi dalla bottiglia.



 "Dovete intervenire! ORA!" Urlò la donna, furiosa.

"Stia calma, stiamo cercando di capire cosa sta succedendo. Non le farebbe mai del male, è sua figlia."

"Voi non lo conoscete, è capace di tutto. E la odia, la odia profondamente. COSA DIAVOLO STATE ASPETTANDO?" 

"Sono d'accordo con lei, abbiamo abbastanza prove per mandarli entrambi in carcere. Dovremmo agire subito." Intervenne Jack Jauregui, passandosi le mani nella barba mentre rifletteva. Oltre che per Camila, era preoccupato anche per Lauren. Avrebbero potuto prendersela anche con lei. Quei due erano imprevedibili, e insieme erano una bomba pronta ad esplodere.

"Facciamo così, ne parlo con i miei superiori e vediamo cosa decidono. Non metterò a rischio questa operazione, e la mia carriera, solo per una ragazzina."

"UNA RAGAZZINA?!?" La donna lo strattonò per la giacca, spingendo l'uomo impettito contro il muro. "Se succede qualcos'altro a mia figlia, la riterrò personalmente responsabile. Ve la faccio saltare io l'operazione." Lo minacciò, prima di essere fermata da Jack.

"Sinuhe, non accadrà nulla alle ragazze." La tranquillizzò l'uomo. 

"Lo spero." Mormorò la donna, trattenendo le lacrime.

Thinkin' About You - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora