Harry Potter, ancora fumante di rabbia, si infilò insieme a Ron ed Hermione all'interno della locanda, lasciando che le sue mani, ancora formicolanti, corressero veloci verso la sciarpa che aveva ben stretta al collo, liberandosene in maniera veloce e decisamente raffazzonata.
"Harry!" lo richiamò Hermione, affiancandolo "Non ne vale assolutamente la pena!" l'amica gli posò con fare materno una mano sulla spalla con la speranza di addolcirlo.
"Quell'umo è un verme, sarà già tornato con la coda fra le gambe a Londra!" convenne Ron, guardandosi meticolosamente intorno alla ricerca di un tavolo libero.
"Non avrebbe dovuto." Ribatté con tono furente e deciso l'amico, spogliandosi anche del cappotto. Improvvisamente, il freddo che gli aveva penetrato le ossa sparì, lasciando che la rabbia trasformasse il suo sangue in della lava bollente.
"Hai perfettamente ragione..." provò a tranquillizzarlo Hermione.
"Non ne aveva il diritto!" Puntualizzò Harry, con il fuoco negli occhi.
"Venite, da questa parte!" esclamò Ron, indicando un tavolo libero in fondo, nei pressi del camino "Così ci riscalderemo un po'!"
"Io sono già abbastanza riscaldato." Convenne a voce un po' troppo alta il moro, seguendo meccanicamente il percorso che Ron stava tracciando, schivando numerosi maghi e streghe prima di giungere alla meta tanto desiderata ed agognata. Dopo la delusione della chiusura del negozio del vecchio Zonko, il giovane Weasley desiderava quantomeno sorseggiare una buona burrobirra.
"Shh!" Hermione lo zittì istintivamente, mentre diventava paonazza in volto. Alcune persone avevano già cominciato ad osservarli con interesse e curiosità, tutto ciò che volevano era un po' di calma, non chiacchiericci indesiderati. La ragazza spinse letteralmente l'amico fino al tavolo al quale Ron si era già accomodato, e quando furono tutti e tre seduti, Hermione si sentì in dovere di spendere qualche parola a favore di Harry, per rincuorarlo ulteriormente.
"Anche io mi sarei infervorata al tuo posto, insomma dopo tutto... è roba tua, ecco..."
"Già! Roba mia!" puntualizzò il moro, stringendo i pugni, alzando ancora una volta la voce.
"Harry, miseriaccia, abbassa la voce!"
Il ragazzo sembrò assestarsi subito dopo, chiuse gli occhi e prese fiato, Ron ed Hermione sapevano quanto soffrisse ancora per la scomparsa di Sirius, ma urlare o strangolarlo in pubblico non avrebbe portato assolutamente a nulla.
"Lo dirò a Silente, comunque." Esalò infine, portando una mano fra i capelli.
"Ben detto, amico. Ti va se prendiamo da bere?" propose subito il rosso, speranzoso di riaccendere un'atmosfera differente. Il giovane Ron lanciò un'occhiata al bancone, dove Madama Rosmerta stava animatamente chiacchierando con tre uomini seduti su degli sgabelli.
"Immagino preferisca andare tu ad ordinare le nostre burrobirre, no?" lo incalzò improvvisamente Hermione, mettendolo estremamente in imbarazzo. La realtà era che il giovane Weasley era sempre stato parecchio affascinato dall'avvenente barista, ma l'aveva sempre negato in presenza di Hermione o della sorella, non amava essere preso di mira da loro e così si limitò a confessarlo solamente ad Harry.
"Oh, sisi. Vado." Si affrettò il ragazzo, paonazzo in volto, scattando su dalla sedia.
Quando Ron fu abbastanza lontano da loro, Harry si avvicinò ad Hermione.
"Smettila di fare così, sai quanto lo imbarazzi la cosa!"
"Si, lo so!" commentò lei stizzita, alzando gli occhi al cielo "L'ho fatto solo perché è la verità, insomma è ovvio che voglia andare lui perciò, perché non incoraggiarlo?"
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"Verumtamen ad infernum detractus es, in profundum laci." || Dramione.
Fanfiction« Draco Malfoy era bello come un angelo, un angelo caduto, un angelo sbagliato e pieno di difetti. Così colmo d'angoscia e oscurità dentro. Ostile con la maggior parte delle persone che tutti i giorni gli ruotano attorno, eppure non si poteva certo...