Capitolo 30

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Il Ministro della Magia gli rivolse un'ultima occhiata severa, e con estrema riluttanza si smaterializzò. Lo spostamento d'aria scompigliò leggermente i capelli di Harry, ma non la sua anima o le sue convinzioni. Ron lo raggiunse all'istante, aveva visto l'uomo smaterializzarsi dalla finestra.

"Cosa voleva? Harry, che cosa ti ha detto?" ansimò, con il volto chiaramente teso e lo sguardo severo.

"Voleva che fossi dalla loro parte." Spiegò piatto Harry, voltandosi nella sua direzione.

"E tu che hai risposto?"

"Che non sarò mai il loro pupillo, non dopo l'anno scorso. Ma a prescindere da questo, l'unico di cui mi fido è Silente." asserì, irrigidendo i muscoli del collo. La situazione era più che chiara, il Ministero della Magia stava cercando il suo appoggio, qualcosa non stava andando affatto per il verso giusto. Tutta l'atmosfera familiare, le risate, le chiacchiere spensierate con i giovani Weasley e l'aria delle vacanze Natalizie si erano spente in un soffio per il ragazzo, che si sentì improvvisamente profondamente frustrato.

Ron annuì vigorosamente, e con un gesto del braccio lo invitò a rientrare in casa, dove la situazione, dopo la breve visita di Percy, si era fatta particolarmente tesa. Era come se una grossa nuvola scura e pesante di smog, si fosse impadronita della casa, rendendo tutti i presenti spossati e sconvolti.

"Se n'è andato anche lui?" chiese, rivolgendosi ad Arthur. L'uomo gli fece cenno con la testa, ed Harry capì che anche lui aveva lasciato l'abitazione.

"Almeno ha avuto la decenza di presentarsi dopo Natale." Esordì schiettamente Ginny, incrociando le braccia al petto con aria infastidita.

"Non è stata per niente una visita di cortesia." Constatò Arthur, mentre stringeva Molly al petto, ancora scossa dall'accaduto.

"Direi di no, papà." Bill affiancava affettuosamente Fleur, che aveva avvolto un braccio intorno alla vita del compagno. Anche la sua espressione era turbata, e si trattenne dal dire qualcosa. Parlare avrebbe solo peggiorato le cose per Molly, dato che fra le due donne non scorreva buon sangue.

"Quando hai detto che arriva Hermione?" chiese Fred, rivolgendosi ad Harry.

"Domani sera."

"Forse è meglio andare a prenderla." Propose il Signor Weasley, mentre la moglie lo lasciava andare, asciugandosi le ultime lacrime con il lembo della manica del maglione. "Non vogliamo altre brutte sorprese."

Harry e Ron annuirono all'unisono.

"Faremmo meglio ad avvisarla allora."

Harry chiamò Edwige, che fece capolino dall'unica finestra aperta della cucina, posandosi dolcemente sulla sua spalla.

"Le scrivo subito un biglietto. Datemi solo un orario."

"Facciamo per le nove?" propose Arthur, accomodandosi sul divano e stringendo un cuscino sul grembo.

"Perfetto."

{...}

Erano passati due giorni dal venticinque Dicembre, e Draco Malfoy era come un fantasma che si aggirava per le stanze di una casa che ormai non riconosceva più come la propria. Le conversazioni con sua madre e sue padre si erano ridotte al minimo, e il continuo ronzargli intorno di Bellatrix non faceva altro che fargli venire i nervi a fiori di pelle. La zia era piuttosto convinta che lei, a differenza del padre, avrebbe potuto fare un lavoro migliore su Draco. Credeva che lei avrebbe saputo condurlo sulla retta via, facendogli capire quanto fosse importante ed essenziale seguire le orme del Signore Oscuro, e quanto fosse sublime e gratificante compiacerlo portando a termine i suoi ordini.

"Verumtamen ad infernum detractus es, in profundum laci." || Dramione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora