Il pomeriggio non tardò ad arrivare, ed Harry, Ron, Hermione e Ginny si ritrovarono tutti insieme sulla via per il campo di Quidditch.
"Quanti sono?" chiese curiosa Ginny.
"Più di venti." Rispose Harry, con una punta di disperazione nella voce.
"Miseriaccia." Ron se la stava facendo sotto dalla paura, tutta quanta la spavalderia che lo aveva accompagnato quella mattina durante la colazione era improvvisamente sparita. Adesso si ritrovata ansioso, con un forte senso di vomito e un gran mal di testa a fargli compagnia.
Quando finalmente furono al campo, si resero conto di essere in ritardo.
"Non sono nemmeno le 16." Sibilò stizzita Hermione, controllando il suo fidato orologio da polso.
"Bhe.." continuò Harry "non si può certo dire che siano un gruppo di ritardatari. Va a loro favore, sicuramente."
Ron deglutì rumorosamente, facendo voltare i suoi amici e sua sorella verso di lui. Hermione gli abbozzò un mezzo sorriso, nella speranza di rincuorarlo ma non sarebbe servito a molto, Ron aveva già notato un ragazzo dalla grossa stazza, alto e bello, con la sua stessa divisa. "E.. qu-quello?" balbettò piano, mentre continuava ad avvicinarsi verso gli altri candidati.
"Hem.." fece Harry, controllando al volo la sua lista con i nomi dei partecipanti "McLaggen Cormac."
A primo impatto Harry non lo amava particolarmente, sembrava parecchio pieno di se, il classico mascellone bello e dannato che ama farsi notare da qualsiasi forma di vita gli giri in torno. Ma non fu soltanto Cormac ad intimorire Ron, alzando lo sguardo verso gli spalti notò una certa confusione, era gremito di ragazzi e ragazze di Grifondoro che si erano presentati solo per assistere ai provini e per ridere delle figuracce di Ron, a detta sua.
Hermione li salutò, augurando buona fortuna a Ron, visibilmente verdognolo in volto, e si diresse anche lei verso gli spalti. Era davvero pieno di ragazzi e non c'era proprio l'imbarazzo della scelta per prendere posto.
"Va bene ragazzi, cominciamo con qualche giro di campo. Tutti sulle proprie scope, per favore!" tuonò improvvisamente Harry, mentre Hermione si accontentava di un angolino sperduto e leggermente isolato dagli altri. Non le andava granché di stare in mezzo al deliro, tanto meno di sedere vicino a quella sciocca di Lavanda Brown, che come da programma, era l'unica a fare il tifo al quanto rumorosamente in piedi sugli spalti.
"Vai Ron! Sei bravissimo! Woow!"
L'unica cosa che venne in mente ad Hermione in quel momento fu un qualcosa del tipo 'Siamo ancora ai giri di campo, brutta scema!'.
Posò le mani sulle ginocchia e si concentrò nel guardare la scena. Harry fluttuava in un punto del campo, fermo a guardare tutti gli altri che facevano i loro giri di campo. Hermione non si intendeva molto di Quidditch, ma di sicuro non ci voleva un esperto per capire che quei giri di campo li stavano eseguendo in maniera a dir poco scorretta ed irregolare. Molti non facevano altro che inciampare goffamente sugli altri, mentre quel mascellone di McLaggen fluttuava in tondo furbamente un po' più distante dai suoi compagni.
La ragazza corrugò la fronte disperata schiudendo le labbra, Harry le sembrò alquanto preoccupato, non si metteva molto bene.
"Dio, che disastri." Hermione sussultò visibilmente, di sicuro era concentratissima sulle selezioni e non su quello che le stava attorno. Quella voce comunque era davvero inconfondibile per lei.
"Malfoy!" esclamò stizzita, sforzandosi di non urlare istericamente. "Che diamine ci fai tu qui?"
"Non preoccuparti, non sono certo qui per spiare le vostre selezioni e spifferare qualcosa ai giocatori della mia squadra.." le spiegò imperturbabile "ma poi, a giudicare da quel che vedo.. c'è davvero poco da andare a riferire." Concluse, con un tono di disgusto nella voce.
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"Verumtamen ad infernum detractus es, in profundum laci." || Dramione.
Fanfiction« Draco Malfoy era bello come un angelo, un angelo caduto, un angelo sbagliato e pieno di difetti. Così colmo d'angoscia e oscurità dentro. Ostile con la maggior parte delle persone che tutti i giorni gli ruotano attorno, eppure non si poteva certo...