Draco continuava a girare in tondo per la sua stanza, ben attento per captare ogni singolo rumore emesso all'interno della propria casa. Quando Bellatrix avesse fatto ritorno, desiderava essere il primo a saperlo. Non aveva mai provato a lanciare un Patronus per avvisare qualcuno distante da lui, sperava solo di esserci riuscito decentemente. Continuava a torturarsi insistentemente le mani, e tutte le volte che passava davanti la finestra della sua stanza si fermava qualche secondo a guardare fuori, come se questo potesse aiutarlo a saperne di più. Il suo battito decisamente accelerato e quel maledetto senso di pesantezza al petto, proprio come se un macigno si fosse depositato sopra di esso, lo stava facendo letteralmente impazzire. Si fermò di scatto davanti la porta della propria stanza, e proprio come se si fosse pietrificato, restò fermo lì ad ascoltare. Silenzio, ancora quel maledetto e assordante silenzio. Gli fischiavano le orecchie, stava diventando davvero insopportabile.
"Maledizione." Imprecò in un soffio, portandosi le mani alla testa "Ma che sto facendo?"
Cominciò a domandarsi se lei avesse fatto lo stesso per lui, se si fosse preoccupata di avvisarlo, se avesse potuto provare paura nel saperlo in pericolo. Il macigno sul petto si fece sempre più pesante, il tempo continuava a passare ma di sua zia nemmeno l'ombra. Il suo ritardo poteva essere un segno positivo, o negativo. D'impeto, sferrò un pugno contro il muro, proprio accanto alla porta, causandosi un dolore atroce alla mano. Ma non poteva essere tanto insopportabile quanto il non sapere nulla di ciò che stava succedendo a casa Granger in quel preciso momento. Odiava sentirsi inerme, detestava provare emozioni così tanto forti da risultargli pesantemente ingestibili. Non riusciva a mantenere il controllo di se stesso, ed era la cosa peggiore che potesse mai capitargli.
D'un tratto, un leggero e lontano fruscio lo fece rinsavire. Sgranò gli occhi e si gettò sulla maniglia della porta, spalancandola e gettandosi fuori, in corridoio. Scese le scale quasi correndo, ed arrivò appena in tempo per riuscire ad assistere al rovinoso ingresso che Bellatrix aveva appena fatto all'interno del loro salone. Una nube nera come la pece aveva fatto irruzione dalla finestra, frantumando le finestre. Le numerose schegge di vetro caddero rovinosamente sul pavimento, rimbalzando ovunque. Draco si coprì istintivamente il volto con il braccio. Percepì un rumoroso tonfo, e dei lamenti... o forse, a giudicare dalla foga del suo tono di voce, erano delle pesanti imprecazioni. Quando il peggio sembrava essere passato, il ragazzo abbassò il braccio, facendolo scivolare lungo il fianco, liberando così la propria visuale. Bellatrix, con il volto fuligginoso, i capelli scompigliati e le vesti strappate, si stava rialzando dal pavimento, ondeggiando. Picchiava forte i piedi per terra, proprio come i bambini capricciosi in preda a una crisi di nervi. Draco schiuse la bocca, non sapeva cosa pensare, ma a giudicare il comportamento della donna, qualcosa era andato storto, ma non per Hermione.
"Bella!" urlò sua madre in preda al panico, facendo irruzione nella stanza. Aveva superato il figlio correndo, senza degnarlo di uno sguardo, e si era precipitata verso la sorella.
"Levati di torno, Cissy!" le ringhiò contro, spolverandosi vigorosamente la gonna. Il cuore di Draco batteva così forte che sarebbe potuto esplodergli in petto da un momento all'altro, aveva bisogno di sapere. Fece un passo e si ritrovò nella stanza, anche a se a debita distanza da Bellatrix; anche se, qualsiasi cosa avrebbe detto la zia da quel momento in poi, la sua voce l'avrebbero udita perfino gli abitanti di Londra.
"Quella sudicia babbana, ha osato attaccarmi!"
Draco sgranò gli occhi, non disse nemmeno una parola. Trattenne il fiato, in attesa che la donna continuasse a parlare.
"Chi, Bella? Dimmi, di chi parli?" la voce della madre era apparentemente pacata, ma lui la conosceva bene. Sapeva perfettamente quanto temesse le reazioni esagerate e completamente incontrollabili della sorella, il modo migliore per calmarla era cercare di non contrariarla. Utilizzava lo stesso schema con lei tutte le volte che succedeva qualcosa di tremendamente oltraggioso nei suoi riguardi, e Draco non aveva mai potuto fare a meno di notarlo.
STAI LEGGENDO
"Verumtamen ad infernum detractus es, in profundum laci." || Dramione.
Fanfiction« Draco Malfoy era bello come un angelo, un angelo caduto, un angelo sbagliato e pieno di difetti. Così colmo d'angoscia e oscurità dentro. Ostile con la maggior parte delle persone che tutti i giorni gli ruotano attorno, eppure non si poteva certo...