Capitolo 37

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Hermione notò subito quanto fossero tesi i muscoli del suo corpo, e quanto strette fossero le sue mani intorno al manico della scopa. Cominciarono a traballare, e la ragazza gettò un gridolino dallo spavento. Il suolo era sempre più vicino, nonostante non andassero a grande velocità, grazie alla prontezza del Serpeverde, si sarebbero potuti fare ugualmente molto male se fossero atterrati in maniera errata. Avevano superato di netto la metà campo, ma ancora il ragazzo non accingeva a fermare la sua corsa, proprio non riusciva, perché il dolore era troppo forte e provarci comunque gli avrebbe causato ugualmente rogne. Continuava a gemere dal dolore, la compagna aveva capito che non si sarebbe ripreso facilmente, così decise di agire. Prese frettolosamente la propria bacchetta dalla tasca e la puntò verso la scopa, urlando "Immobilus!" Il cuore le batteva all'impazzata contro il petto, quasi volesse provare ad uscire fuori da esso, mentre la paura le aveva nettamente stravolto il viso. In un secondo la loro corsa si arrestò, erano a circa due metri da terra. Quando il compagno capì che la ragazza aveva appena salvato la vita di entrambe si lasciò andare, accasciandosi verso il lato sinistro, lasciandosi cadere giù. Hermione provò ad afferrarlo con una mano, ma anche se fosse riuscita a prenderlo, non avrebbe avuto la forza giusta per trattenerlo, evitando di farlo scaraventare al suolo.

"Malfoy!" urlò, mentre il viso candido di lui toccava violentemente il terreno, seguito dal resto del corpo. Strinse istintivamente il braccio sinistro, voltandosi a faccia in su. I suoi occhi si erano ridotti a due minuscole fessure, i muscoli del viso e del collo si contrassero violentemente, e il suo volto prese le sembianze di una smorfia terribile, facendo sfumare velocemente quel sorriso sommesso che aveva nascosto durante tutto il pomeriggio. La compagna fluttuava ancora per aria, avrebbe voluto raggiungerlo ma non sapeva come far atterrare l'oggetto volante. Si guardò freneticamente intorno, e d'un tratto decise che saltare era la cosa più giusta e sbrigativa da fare per arrivare a lui. Prese coraggio, non c'era tempo per indugiare, e con un'agile spinta si tirò giù. Non appena il suo corpo si staccò completamente dal manico di scopa, quest'ultimo precipitò rovinosamente a terra, proprio come avrebbe fatto un oggetto privo di magia. Non curandosi della scopa scivolata qualche metro più in la, Hermione atterrò con i piedi proprio al suo fianco, anche se barcollante. Si chinò su di lui, poggiando le ginocchia sul freddo prato ricoperto ancora da un leggero strato di neve. Un brivido, proprio come una scossa elettrica, le attraversò tutta quanta la schiena, ma non era per niente sicura che fosse avvenuto a causa del freddo.

"Che cosa è successo?" urlò a mezza voce, cercando di afferrare il suo viso fra le mani, mentre lui continuava a dimenarsi al suolo. "Sta fermo, dannazione, fermo ho detto!" una nota di panico nella voce la tradì, e Draco si vide costretto ad aprire gli occhi per cercare di mettersi quantomeno seduto. Non poteva continuare a stare lì, disteso come un idiota sul terreno a dimenarsi, indifeso. Doveva assolutamente reagire, doveva impedire che lei potesse anche solo lontanamente ricollegare quel dolore al suo braccio sinistro, al Marchio Nero. Si diede una forte spinta, e con uno scatto poco aggraziato si mise a sedere. La sua mano destra ancora stretta all'avambraccio sinistro, doveva mollarlo prima che...

"Ti fa male qui?" esordì lei con premura, indirizzando una mano sul suo braccio. Stava per toccarlo, stava per farlo e lui non avrebbe più potuto mentire se lei avesse scoperto tutto. E come tutte le volte in cui provava una forte paura, quasi viscerale, percepì quel momento come se tutto intorno a sé si muovesse in maniera lenta, così dannatamente lenta da fargli vivere ogni secondo come fosse stato amplificato migliaia e migliaia di volte. Aveva sgranato irrimediabilmente gli occhi, le fitte continuavano a trafiggerlo, e temeva profondamente che se avesse mollato la presa sul proprio arto per fermarla, il dolore sarebbe stato più forte.

"Ferma." La implorò a denti stretti, pregando che lei lo ascoltasse, ma così non fu. La sua piccola mano era a pochi centimetri da lui, e proprio in quel momento una scarica di adrenalina lo investì, dandogli la forza di muoversi. Con uno scatto, afferrò il polso della compagna, allontanandolo bruscamente dal suo braccio. Hermione gemette dalla sorpresa di quel gesto, e affondò istintivamente le proprie iridi in quelle grigie di lui, erano di nuovo in tempesta.

"Verumtamen ad infernum detractus es, in profundum laci." || Dramione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora