𝐹𝐼𝐹𝑇𝑌 𝑆𝐻𝐴𝐷𝐸 𝑂𝐹 𝑍𝑈𝑅𝐸𝑁𝐴

Capitolo 13

Zulema incombe su di me, con un frustino di cuoio in mano.
Indossa un paio di jeans neri e un reggiseno, con del pizzo nero.
Si batte lentamente il frustino sul palmo, e mi guarda, con un sorriso trionfante.
Io non riesco a muovermi.
Sono nuda e legata a un'immenso letto a baldacchino, le braccia e le gambe divaricate.
Lei si china verso di me con la punta del frustino mi sfiora la fronte, il naso, fino alle labbra socchiuse, ansimanti.
Mi spinge la punta in bocca, per farmi assaggiare il suo sapore forte.

"Succhialo." Ordina in un sussurro.
La mia bocca,obbediente, si chiude sul frustino.

"Basta!" Esclama.

Ansimo ancora quando mi strappa il frustino di bocca,passandomelo sul mento, sulla gola, fino all'incavo alla base del collo.
Lo fa roteare piano, poi riprende a farlo scorrere sul corpo, lungo lo sterno, tra i seni, sull'addome, fino all'ombelico.
Io mi dimeno, forzando i lacci che mi scavano i polsi e le caviglie.
Lei fa roteare la punta nell' ombelico, e continua il suo tragitto verso il basso,
fino al clitoride.
Fa schioccare la frusta, mi colpisce con forza sfrenata nel punto giusto e io vengo con un urlo trionfale.

Mi sveglio di soprassalto, senza fiato, piena di sudore, e in preda ai postini di un'orgasmo.
Dio mio. Sono completamente disorientata.
Cosa diavolo è successo?
Sono da sola nella mia stanza.
Come? Perché?
Mi alzo a sedere sconvolta ...
Wow è mattino, lancio un'occhiata alla sveglia: sono le otto.
Mi prendo la testa fra le mani.
Non sapevo di poter sognare il sesso.
Sarà stato qualcosa che ho mangiato?
Forse le ostriche e le mie ricerche su internet hanno provocato il mio primo sogno erotico.
È incredibile non avevo idea che si potesse godere nel sonno.
Kabila si sta aggirando per la cucina quando entro.

"Bionda, stai bene? Hai in aria strana. È la giacca di Zulema quella che hai addosso?"

"Sto bene."
Merda, avrei dovuto guardarmi allo specchio.
Evito il suo sguardo penetrante, ancora sconvolta da quanto è successo.
"Si, è la giacca di Zulema."

Aggrotta la fronte.

"Hai dormito?"

"Non molto bene."

Mi dirigo verso il bollitore.
Ho davvero bisogno di un te.

"Com'è andata la cena?"

"Ci siamo."
"Abbiamo mangiato ostriche, seguite da merluzzo, dunque a base di pesce... direi."

"Puah... odio le ostriche, e comunque il menu non mi interessa.
Come si è comportata Zulema?"

"È stata molto premurosa."
Faccio una pausa, cosa dirle?
È negativa al test del' HIV, gli piacciono i giochi di ruolo, vuole che obbedisca ad ogni suo ordine, ha fatto male ad una tipa legandola al soffitto, e voleva scoparmi in una sala da pranzo privata.
Sarebbe un bel riassunto?
Cerco disperatamente di ricordarmi qualche dettaglio del mio appuntamento da poter raccontare a Kabila.

"Non le piace la mia macchina."

"Questa non mi sembra una grande notizia, la tua macchina, non piace neanche a me.
Bionda, perché fai tanto la timida? Lasciati andare. Lo sai, a me, puoi raccontare tutto."

"Abbiamo parlato di molte cose.
Sai dei suoi problemi con il cibo.
A proposito le è piaciuto il vestito."
L'acqua sta bollendo.
"Prendi il tè anche tu?
Vuoi provare il discorso del comitato?"

"Magari, ci ho lavorato ieri sera da Tere.
Vado a recuperarlo.
E si, prendo il te."
Kabila esce di corsa dalla cucina.

Menomale, Kabila Vásquez depistata.
Prendo una fetta di pane per il toast e la infilo nel tostapane.
Arrossisco ricordando il mio sogno così realistico.
Cosa mi sta succedendo?
Ieri notte ho faticato a prendere sonno,
avevo la testa piena di domande.
Sono così confusa.
L'idea che Zulema ha di una relazione assomiglia più ad una proposta di lavoro.
Ci sono orari ben precisi, prestazioni ,richieste e punizioni severe.
Non è così che immaginavo la mia prima storia d'amore con una donna.
Se le dico che voglio di più,
potrebbe rifiutare... e manderi tutto all'aria.
Questa è la cosa che mi preoccupa maggiormente, perché non voglio perderla.
Ma sono certa di non avere lo stomaco per essere la sua sottomessa... sono verghe le fruste a spiazzarmi.
Io ho il terrore del dolore fisico, e faccio di tutto per evitarlo.
Penso al mio sogno...
"la sensazione sarebbe quella?"
Kabila torna in cucina con il suo computer.
Mi concentro sul toast e la ascolto,
mentre mi ripete il suo discorso di comitato.
Quando i miei genitori arrivano, sono già vestita e pronta per uscire.
Apro la porta di ingresso e li trovo fuori sulla veranda, mamma che indossa il suo classico vestito della domenica, e papà nel suo abito dalla taglia sbagliata.
Un sentimento di amore e gratitudine mi invadono, e mi getto tra le loro braccia.
Sono colti alla sprovvista, stupefatti.