Capitolo 40

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«Hey» mi dice Zulema dolcemente e mi attira a sé.
«Per favore, Maca, non piangere» mi prega.
È sul pavimento del bagno, e io le sono seduta in grembo.
La circondo con le braccia e piango contro il suo collo.
Lei sussurra gentile tra i miei capelli, e mi accarezza la schiena, la testa.

«Mi dispiace, bionda» sussurra, il che mi fa piangere ancora di più e abbracciarla più stretta.
Restiamo lì sedute per sempre.
Alla fine, quando ho pianto tutte le mie lacrime, Zulema si alza, reggendomi tra le braccia, e mi porta nella sua stanza, dove mi depone sul letto.
In pochi secondi è accanto a me e le luci sono spente. Mi attira a sé, tenendomi stretta, e io finalmente scivolo in un sonno oscuro e tormentato.
Mi sveglio di soprassalto.
Mi gira la testa e ho troppo caldo.
Zulema è avvinghiata a me come un rampicante. Borbotta nel sonno mentre mi sfilo dal suo abbraccio, ma non si sveglia.
Mi tiro su a sedere e guardo l'ora.
Sono le tre del mattino.
Ho bisogno di un'aspirina e di bere.
Scivolo fuori dal letto e vado in cucina.
Nel frigorifero trovo un cartone di succo d'arancia e me ne verso un bicchiere.
Mmh... è delizioso, e il cerchio alla testa si placa immediatamente.
Frugo nella credenza alla ricerca di un analgesico e trovo una scatola di plastica piena di medicinali. Prendo due aspirine e mi verso un altro bicchiere di succo d'arancia.
Mi avvicino alla grande vetrata e guardo Madrid che dorme.
Le luci brillano e ammiccano sotto il castello in cielo di Zulema, o dovrei dire la sua fortezza?
Premo la fronte contro il vetro freddo.
È un sollievo.
Ho tanto a cui pensare dopo tutte le rivelazioni di ieri.
Mi giro, appoggiandomi con la schiena alla vetrata, e scivolo a terra.
Il salone ha un aspetto cupo, l'unica luce proviene dalle tre lampade sopra l'isola della cucina.
Potrei mai vivere qui sposata con Zulema?
Dopo tutto quello che lei ha fatto qui?
Con tutta la storia che questo posto nasconde per lei?
Matrimonio.
È quasi incredibile e completamente inaspettato.
Ma allora, qualsiasi cosa riguardo a Zulema è inaspettata.
Cinquanta Sfumature di tenebra.
Il mio sorriso svanisce.
Assomiglio a sua madre.
Questo mi ferisce profondamente, e all'improvviso mi manca l'aria.
Assomigliamo tutte a sua madre.
Come diavolo faccio ad andare avanti dopo questa rivelazione?
Non mi stupisce che non volesse dirmelo.
Ma sicuramente non può ricordarsi molto di sua madre.
Mi domando se dovrei parlarne con il dottor Jhon. Zulema me lo permetterà?
Forse lui potrebbe colmare le lacune.
Scuoto la testa.
Mi sento stanca del mondo, ma mi piace la calma serenità del salone e le sue bellissime opere d'arte: fredde e austere, ma a loro modo meravigliose nell'ombra, e sicuramente di grandissimo valore. Potrei vivere qui? Nella buona e nella cattiva sorte? In salute e in malattia?
Chiudo gli occhi e appoggio la testa contro il vetro, facendo un respiro profondo, purificatore.
La tranquillità pacifica viene lacerata da un urlo viscerale, primordiale, che mi fa rizzare i capelli in testa e scattare sull'attenti.
"Zulema! Cosa succede?"
Balzo in piedi e raggiungo di corsa la camera da letto prima che l'eco di quell'orribile suono sia svanito, il cuore che mi martella per la paura.
Premo uno dei due interruttori della luce.
Zulema si sta rigirando nel letto, contorcendosi in agonia.

«No!» Urla di nuovo, e quel suono inquietante, devastante, mi trafigge.

"Oh, no... un incubo!"

«Zulema!» mi chino su di lei, la prendo per una spalla, e la scuoto per svegliarla.
Lei apre gli occhi, stravolti e vacui, che perlustrano rapidamente la stanza vuota prima di fermarsi su di me.

«Te ne sei andata, te ne sei andata, devi essertene andata» borbotta, e il suo sguardo stralunato diventa uno sguardo d'accusa.
Lei ha un'aria così persa che mi strazia il cuore. Povera Zulema.

«Sono qui.» Mi siedo sul letto di fianco a lei.
«Sono qui» mormoro dolcemente nel tentativo di rassicurarla.
Le appoggio il palmo della mano sul volto, cercando di tranquillizzarla.

𝐹𝐼𝐹𝑇𝑌 𝑆𝐻𝐴𝐷𝐸 𝑂𝐹 𝑍𝑈𝑅𝐸𝑁𝐴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora