Capitolo 33

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Il tipo parla di nuovo nella sua manica.

«Sandoval, la signora Zahir è entrata nell'appartamento.»

Fa una smorfia e tira fuori l'auricolare che ha nell'orecchio, presumibilmente per non sentire le
imprecazioni di Sandoval.
Oh, no... Se Sandoval è preoccupato...

«Per favore, mi lasci entrare.»

«Mi dispiace, Signorina Ferreiro. Non ci vorrà molto.»
il tipo alza entrambe le mani in un gesto di difesa.

«Sandoval e i ragazzi stanno entrando
nell'appartamento proprio in questo momento.»

Mi sento così impotente. Tendo avidamente l'orecchio verso ogni minimo suono, ma tutto ciò che sento è il mio respiro corto.
Mi viene la pelle d'oca, ho la bocca riarsa e mi sento svenire. Per favore, fa' che Zulema stia bene prego silenziosamente.
Non ho idea di quanto tempo passi.
Ancora non sentiamo niente.
Di certo è un bene non udire alcun suono.
Niente colpi di pistola.
Inizio a passeggiare intorno al tavolo dell'atrio ed esamino i dipinti alle pareti per distrarmi.
Non li ho mai davvero guardati, finora; sono tutti figurativi, di soggetto religioso: la Madonna con il bambino. Tutti e sedici. Che strano.
Zulema non è religiosa, vero? Tutti i quadri del suo salone sono astratti. Questi sono così diversi. Non riescono a distrarmi a lungo. Dov'è Zulema?

Fisso il tipo e lui mi guarda impassibile.

«Cosa succede?»

«Nessuna notizia, Signorina Ferreiro.»

All'improvviso, la maniglia della porta si muove.
Il tipo si volta di scatto ed estrae la pistola dalla fondina ascellare.
Io mi raggelo. Zulema appare sulla soglia.

«Tutto a posto»
dice, corrugando la fronte davanti a frenando, che rinfodera subito l'arma e fa un passo indietro, per lasciarmi passare.

«Sandoval si preoccupa troppo» mormora

Zulema mentre mi tende la mano.
Io la fisso a bocca aperta, incapace di muovermi, assorbendo ogni dettaglio: i suoi capelli scarmigliati, il modo in cui stringe gli occhi, la mascella tesa, i primi due bottoni della camicia slacciati.
Penso di sembrarle una bambina di dieci anni. Zulema aggrotta la fronte davanti alla mia preoccupazione, i suoi occhi sono cupi.

«Va tutto bene, bionda.»

Mi viene incontro, prendendomi tra le braccia e baciandomi i capelli.

«Avanti, sei stanca. A letto.»

«Ero così preoccupata»
mormoro, crogiolandomi nel suo abbraccio e respirando il suo dolce profumo.

«Lo so. Siamo tutti tesi.»

Fernando il tipo, ecco come si chiamava,
è scomparso, presumibilmente nell'appartamento.

«Zulema, le tue ex stanno dando prova di essere una vera e propria sfida»
mormoro sarcastica. Zulema si rilassa.

«Sì, lo sono.»

Mi lascia e mi prende per mano, guidandomi lungo il corridoio, fino al salone.

«Sandoval e i suoi stanno controllando tutte le credenze e le cabine armadio.
Non penso che lei sia qui.»

«Perché dovrebbe essere qui?» Non ha senso.

«Già, appunto.»

«Potrebbe entrare?»

«Non vedo come. Ma Sandoval esagera con le precauzioni, a volte.»

«Hai guardato anche nella tua stanza dei giochi?»

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