Capitolo 29

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Quando recupero le mie facoltà mentali, apro gli occhi e vedo la donna che amo. L'espressione di Zulema è dolce, tenera. Strofina il naso contro il mio, sorreggendosi sui gomiti, le mani strette alle mie ai lati della mia testa.
Penso con tristezza che così non la sto toccando.
Mi dà un bacio lieve sulle labbra.

"Tutto questo mi è mancato"
dice in un sospiro.

"Anche a me" sussurro.

Mi prende il mento e mi bacia con ardore.
Un bacio appassionato, supplichevole, con il quale mi chiede... cosa? Non lo so.
Rimango senza fiato.

"Non lasciarmi più" mi implora, guardandomi profondamente negli occhi, il volto serio.

"Okay" mormoro e le sorrido.

Il sorriso con cui mi risponde è abbagliante. Sollievo, esultanza, piacere fanciullesco combinati in uno sguardo
incantevole che scioglierebbe il più freddo dei cuori.

"Grazie per l'iPod."

«Di niente, Bionda."

"Qual è la tua canzone preferita tra quelle?"

"Ora vuoi sapere troppo." Sorride.

"Vieni, cucinami qualcosa, donzella.
Sono affamata." aggiunge, tirandosi su a sedere e trascinandomi con leí.

"Donzella?" ridacchio.

"Donzella. Cibo, ora, per piacere."

"Visto che me lo chiedete gentilmente, maestà, mi ci applico subito."

Scendendo dal letto, faccio cadere il cuscino, scoprendo il palloncino sgonfio a forma di elicottero che tengo sotto.
Zulema lo prende e mi guarda con aria interrogativa.

"Quello è il mio palloncino" dico con tono possessivo, mentre prendo l'accappatoio e me lo infilo. Oh, accidenti... perché l'ha trovato?

"Nel tuo letto?" mormora.

"Sì." Arrossisco.

"Mi tiene compagnia."

"Beata Jennifer"commenta, sorpresa.

Sì, sono sentimentale, Zahir, perché ti amo.

"È il mio palloncino" dico di nuovo e mi volto per andare in cucina, lasciandola con un sorriso da un orecchio all'altro.

Zulema e io siamo sedute sul tappeto persiano di Kabila.
Mangiamo con le bacchette pollo saltato e spaghettini cinesi in ciotole di porcellana bianca e sorseggiamo pinot grigio fresco. Zulema è appoggiata con la schiena al divano, le lunghe gambe distese davanti a sé.
Indossa i jeans e la camicia.

I Coldplay cantilenano dolcemente in sottofondo dall'iPod di Zulema.

"È buono" dice con ammirazione mentre immerge le bacchette nel cibo.

Io sono seduta a gambe incrociate accanto a lei.
Mangio con gusto, molto affamata, e ammiro i suoi piedi nudi.

"Di solito sono io che cucino. Kabila non è una gran cuoca."

"È stata tua madre a insegnarti?"

"No davvero!"esclamo sarcastica.

"Quando ho iniziato a interessarmi alla cucina, mia madre era andata a vivere con un tipo ad Ibiza. Diceva di volere una pausa dal matrimonio.
E Papà, be', lui sarebbe andato avanti a toast e cibo da asporto, se non fosse stato per me."

Zulema mi guarda.
"Perché non sei andata con tua madre?"

"Sergio, il suo fidanzatino, e io... non andavamo d'accordo.
E mi mancava Papà.
La loro relazione non è durata molto.
Lei è rinsavita, credo.
Non ha mai più parlato di lui, e credo che abbia capito che papà è l'uomo della sua vita."aggiungo tranquillamente.

𝐹𝐼𝐹𝑇𝑌 𝑆𝐻𝐴𝐷𝐸 𝑂𝐹 𝑍𝑈𝑅𝐸𝑁𝐴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora