Capitolo 32

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Accidenti, l'ho fatto davvero?
Dev'essere stato l'alcol.
Ho bevuto lo champagne e poi quattro bicchieri di quattro vini diversi.
Alzo lo sguardo su Zulema, che è occupata ad applaudire.
Oh, no, si arrabbierà moltissimo, e stavamo andando così bene.
La mia vocina ha finalmente deciso di farsi sentire: io la ignoro, ma se avesse un volto sarebbe quello dell'Urlo di Edvard Munch.
Zulema si protende verso di me, un sorriso falso in viso.
Mi bacia la guancia e si avvicina di più per sussurrarmi all'orecchio, in un tono di voce molto freddo e controllato.

"Non so se gettarmi ai tuoi piedi oppure sculacciarti fino a farti passare la voglia."

Oh, io so cosa vorrei proprio adesso.
La guardo, sbattendo le ciglia attraverso la maschera.
Vorrei solo riuscire a leggere quello che c'è nei suoi occhi.

"Opterò per la seconda possibilità"
sussurro in fretta mentre gli applausi sfumano.

Lei schiude le labbra e inspira forte.
Oh, quelle labbra cesellate. Le voglio su di me, ora.
La desidero da morire.
Lei mi lancia un sorriso radioso e sincero che mi lascia senza fiato.

"Stai soffrendo, vero?
Vedremo cosa posso fare per te"
mormora, facendomi scorrere le dita sulla guancia.
La sua carezza si propaga dentro di me,
nel profondo, dove quella smania dolorosa è stata generata ed è cresciuta.
Vorrei saltarle addosso proprio qui, ora,
ma rimaniamo seduti a guardare l'asta del prossimo pezzo.
Io riesco a stento a stare ferma.
Zulema mi mette un braccio intorno alle spalle, il pollice che mi accarezza ritmico la schiena, trasmettendomi deliziosi brividi lungo tutta la spina dorsale.
La mano libera stringe la mia, portandosela alle labbra e poi posandosela in grembo.
In modo lento e furtivo, facendo sì che non mi accorga del gioco che sta facendo finché non è troppo tardi, mi posa la mano sulla parte alta della sua coscia, proprio lì.
Io sussulto, e i miei occhi schizzano, in preda al panico, intorno al tavolo, ma gli sguardi degli altri sono fissi sul palco. Grazie a Dio ho la maschera.

Ne approfitto e lentamente comincio ad accarezzarla, lasciando che le mie dita vadano in esplorazione.
Zulema tiene la mano sulla mia, nascondendo le mie dita audaci, mentre il suo pollice scivola dolcemente sul mio collo.
Schiude la bocca mentre geme piano, ed è la sola reazione che riesco a notare per le mie carezze inesperte.
Ma significa tanto.
Lei mi desidera.
Tutto ciò che sta sotto il mio ombelico si contrae. Questo gioco sta diventando insopportabile.
La settimana al lago è l'ultimo lotto all'asta. Ovviamente, i genitori di Saray possiedono una casa al lago, e le offerte si alzano rapidamente, ma io me ne accorgo appena.

La sento bagnarsi sotto le mie dita, e la cosa mi fa sentire potente.

"Aggiudicato, per centodiecimila euro!"
dichiara il maestro di cerimonie con aria vittoriosa. Tutta la sala scoppia in un applauso, e riluttante applaudo come Zulema, rovinando il nostro divertimento.
Lei si volta verso di me, incurvando le labbra.

"Pronta?"
dice al di sopra delle grida festose.

"Sì" mormoro.

"Maca!" chiama Mia.

"È ora!"

Cosa? No. Non di nuovo!

"Ora di cosa?"

"Dell'asta per il primo ballo. Vieni!"
Si alza e mi porge la mano.

Guardo Zulema che, credo, rivolge a Mia uno sguardo rancoroso, e non so se ridere o piangere, ma il riso vince.
Mi lascio andare a una risata fragorosa e catartica da quindicenne, mentre veniamo separati ancora una volta da quell'alto vulcano rosa che è Mia Vargas. Zulema mi lancia un'occhiata e, dopo un attimo, l'ombra di un sorriso gli sfiora le labbra.

𝐹𝐼𝐹𝑇𝑌 𝑆𝐻𝐴𝐷𝐸 𝑂𝐹 𝑍𝑈𝑅𝐸𝑁𝐴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora