15 - Lasciata andare

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Can

Sono passati altri due interminabili   mesi, ho lasciato la Bosnia ed il viaggio si è fatto via via più impegnativo, i paesaggi che incontro in Montenegro sono bellissimi mentre  i percorsi montani diventano sempre più impervi e selvaggi.

Il paesaggio aspro e inaccessibile si adatta ai miei pensieri sempre più cupi e confusi di fronte al fatto che niente cambia, il mio umore non cambia e non cambia il fatto che non riesca a togliermi Sanem dalla mente. Ogni istante in cui non sono impegnato nel lavoro il mio cuore corre da lei, al ricordo di lei, a quella che, me ne rendo conto pian piano, è la mia Istanbul più della città in cui sono nato.

 E' svanita quella rabbia che aveva guidato la mia scelta di lasciare tutto e venire qui, in capo al mondo, solo per realizzare che invece è lì che voglio stare. In questo momento fatico anche solo a ricordare  la ragione di quella rabbia che mi  appare ora esagerata e ingiustificata.

Non sono andato via per orgoglio, come ho voluto fa credere, o magari per voglia di avventura, in realtà sono scappato come un codardo di fronte a qualcosa che non ero in grado di gestire, i suoi sentimenti per me ed i miei per lei.

Quei sentimenti erano troppo evidentemente per me da gestire, per un uomo che non li aveva mai vissuti nè presi in considerazione prima. L'episodio della cessione del profumo a Fabbri, mi rendo conto ora, non era stato altro che il catalizzatore di un sentimento di inquietudine crescente. Le avevo chiesto di sposarmi perchè era realmente quello che il mio cuore desiderava ma, in definitiva,  ero spaventato a morte da ciò che significava fermarsi definitivamente in un posto e legarsi per sempre ad una persona.

Ho faticato enormemente a prendere coscienza di tutto questo, non è facile accettare il fatto di essere dei codardi, di avere paura, di non essere in grado di gestire le proprie emozioni. Mi è costato tanto farlo per poi dover affrontare la domanda successiva: cosa ne farò ora di questa nuova consapevolezza? Cosa intendo fare di qui a due mesi?

La risposta è arrivata da sè  una sera nel bar di  un albergo di Podgorica, la capitale del Montenegro.

Una sconosciuta mi ha affiancato al bancone ed ha ordinato da bere, in breve ha cominciato a farmi domande sul motivo del mio viaggio e la mia provenienza, ho risposto in fondo felice di scambiare qualche parole dopo due mesi durante i quali avevo parlato esclusivamente  con il personale di servizio nei vari alberghi e le guide locali che mi avevano accompagnato nei posti più sperduti.

A quel bicchiere ne è seguito un altro, mi ha detto di essere albanese, in città da diversi giorni per una serie di  incontri di lavoro- Abbiamo continuato a bere  chiacchierando del più e del meno finchè non  si è fatto decisamente tardi ed il personale del  bar ci  ha avvisato che stavano chiudendo. Pagato il conto ci siamo  diretti verso gli ascensori, lei ha premuto il pulsante del secondo piano,  io quello del quarto. Quando poco dopo le porte si sono aperte  è uscita, ma si è voltata appoggiando una mano sul sensore per impedire che si chiudessero - Vieni da me? -

 In quel momento, in quell'esatto momento,  mi sono reso conto che potevo farlo, potevo vivere l'avventura di una notte con una sconosciuta, potevo dare e ricevere quelle sensazioni fisiche che mi ero precluso da quando, una volta tornato a Istanbul, non avevo avuto occhi che per quella ragazza ingenua dall'educazione tradizionalista che ho scelto di rispettare.

Potevo usare quella sconosciuta  per cancellare il ricordo di lei, del suo abbraccio, delle sue labbra, del profumo della sua pelle, sarebbe stato un modo per dimenticarla, per voltare pagina, per riprendere a vivere la mia vita precedente.

Potevo farlo, è vero, ma non VOLEVO farlo.

In un lampo mi sono reso conto che non c'era abbraccio, non  c'erano labbra e non c'era profumo  che desiderassi più di quelli di Sanem.
Mi era entrata nella mente, nel cuore, nell'anima e sotto la pelle, solo lei  e l'idea di stringere a me chiunque altra mi risultava intollerabile.

E' questa l'amara verità che mi sono trovato ad affrontare al secondo piano di un albergo di Podgorica.

Lei o nessun'altra.

Ho allungato la mano a prendere quella della sconosciuta che teneva ferme le porte dell'ascensore, l'ho portata alle labbra in un bacio galante  e le ho detto - Grazie, ma non è possibile, esiste solo una donna per me, arrivederci -

Il tempo di lasciare la sua mano e le porte si sono chiuse su un episodio che è stato decisivo nel capire quel che provo, per capire che non ci può essere che lei nella mia vita, che non può esserci corpo o anima che si adatti a me se non  il suo corpo e la sua anima, solo ed unicamente lei ed io... in un istante realizzo l'amara verità, io l'ho lasciata andare.



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