12 - La svolta

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Quindici giorni prima

Sanem

Lasciare la casa editrice è stata la scelta più giusta, mi ha fatto bene allontanarmi da quel palazzo e da quell'uomo che non è stato mai sincero con me e non credo a questo punto abbia mai veramente pensato di pubblicare il mio libro.
Quella è stata  solo un'esca per farmi decidere di lasciare l'agenzia,  e di conseguenza  Can,  mentre Huma ha fatto la sua parte sfidando il mio orgoglio dicendo che non sarei mai stata capace di lasciare e realizzare veramente qualcosa nel campo dell'editoria.

Qualche giorno dopo aver dato le dimissioni dalla casa editrice, con mia somma sorpresa, ho visto comparire sul display del mio telefono  il nome di chi  mai avrei pensato potesse chiamarmi di nuovo.

CAN

Ho guardato a lungo quel nome lampeggiare, il cuore in gola,  mentre gli squilli sono andati avanti ad oltranza senza che trovassi la forza di rispondere.
Ha chiamato e richiamato e, dopo diversi tentativi,  è arrivato il trillo di notifica di un messaggio. - Possiamo parlare per favore? - 
Per un attimo il mio cuore traditore ha sperato che potesse aver cambiato idea, che potesse aver avuto un ripensamento,  poi la parte razionale di me è riuscita a richiamarlo a più miti consigli, probabilmente vuole spiegare cosa è  successo veramente nella hall di quell'albergo.
Non ce n'è più bisogno, penso, so tutto ed in questo momento non ho la forza di sentire la sua voce, sarebbe devastante per me  e,  in definitiva, del tutto inutile.
Non siamo mai stati capaci di parlare veramente noi due, lui non ha mai permesso che lo facessimo, ora sono io a non desiderare  più parlare con lui.
In fin dei conti quelle foto non hanno nessuna importanza, non cambiano il fatto che abbia preso la decisione di andarsene, non c'è niente di cui parlare. Ho spento il telefono e, spinta da un impulso improvviso, ho tolto la SIM con l'intenzione di  comperarne una nuova l'indomani,  non ho più nessuna intenzione di avere alcun tipo di contatto con lui, mi farebbe solo troppo male.

Da quel momento qualcosa è scattato in me,  mi sono chiusa in casa per giorni  e giorni senza quasi alzare gli occhi dallo schermo del  pc portatile, ho riscritto e riadattato completamente quello che era il mio diario e l'ho  integrato con i sentimenti che sto provando da quando sono stata abbandonata dall'unico uomo che, sono sicura,  potrò mai amare in vita mia.

Non mi sono resa quasi conto dello scorrere del tempo, mi sono immersa completamente nei miei pensieri e questa full immersion mi ha consentito,  in definitiva,  di mettervi ordine e  capire che ho dato troppo, ho dato tutto per amore e ciò non è servito a nulla, ma anzi è stato controproducente.

Racconto nel mio libro di come l'albatros abbia deciso di intraprendere ancora una volta il suo viaggio solitario, come abbia spiegato le sue ali maestose e sia volato verso il sole senza  voltarsi indietro per un solo istante a guardare chi si lasciava dietro.
Questa è la sua natura e niente e nessuno potrà cambiarla, è questo che la fenice innamorata di lui ha dovuto accettare, ha bruciato tra le fiamme della sofferenza per l'abbandono e la delusione,  ma ha imparato pian piano a trovare la forza di riemergere dalle ceneri di quella sofferenza, da quell'annientarsi che è stato necessario per rinascere a nuova vita e in una nuova forma.

Termino il libro con un messaggio positivo, un invito ad imparare  a reagire alle avversità della vita, a cercare in sè quella forza che è  insieme istinto di conservazione e bisogno di andare avanti sempre e comunque.

Mi rendo conto che in questo momento è quello che sto facendo, sto imparando a trovare quella forza in me, inizio a capire che devo imparare a proteggermi e a dare meno di me stessa agli altri, in amore sono consapevole di non avere ormai più niente da dare a nessuno, tutto è stato donato e distrutto da chi non ha saputo riconoscerne il valore.

Il viaggio dell'albatrosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora